Sempre più artisti vendono musica esclusiva

Chi è cresciuto con la musica degli anni ‘90 e dei primi ‘00 conosce bene questo paradosso: nonostante tutti ti ripetano che oggi la musica è disponibile ovunque, in eterno e senza limitazione alcuna, c’è sempre una canzone che ascoltavi da ragazzinə – contenuta in un mixtape, registrata su una cassettina da un amico, captata in radio e poi scomparsa nell’etere – che in streaming non trovi. Il sistema attuale, anche per gli abbonamenti premium, è infatti studiato soprattutto per soddisfare un target di ascoltatori generici, senz’altro appassionati e competenti, ma pronti ad “accontentarsi” della discografia principale degli artisti, che spesso non include remix, b-side, versioni bootleg e molto altro ancora. Finora chi ha richieste un po’ più sofisticate, rispetto al catalogo di base proposto dalle piattaforme mainstream, continua a fare come facevano gli antichi (cioè i millennial, in questo caso): si butta sul download illegale, o tutt’al più spera di trovare quello che cerca tra i contenuti caricati su YouTube da utenti altrettanto nerd e nostalgici. Un’impresa che spesso assomiglia sempre di più a una sorta di caccia al Pokémon raro: nella vita reale non sappiamo esattamente a cosa ci serva, ma vogliamo possederlo a tutti i costi, solo per poter dire che ce l’abbiamo. Anche quando si tratta di un bene immateriale, come un file mp3 rippato male e scaricato da fonti di dubbia provenienza.

Questa esigenza di completismo assoluto è stata a un certo punto intercettata anche dagli artisti, che a loro volta avevano un’esigenza: quella di monetizzare dalla musica che registrano, per integrare gli scarni guadagni derivanti dagli streaming. Già da anni, quindi, c’è un fiorente mercato attorno a prodotti – fisici – apparentemente in esclusiva. I vinili in edizione numerata sono un ottimo esempio, così come i cofanetti a tiratura limitata, i bundle, le versioni autografate. C’è anche chi ha portato il concetto di esclusività all’estremo, come il Wu-Tang Clan, famoso per aver pubblicato l’album Once Upon a Time in Shaolin in un’unica copia, contenuta in un prezioso cofanetto metallico decorato a mano. Uscito nel 2015 e venduto all’asta per due milioni di dollari, fu acquistato dal controverso magnate farmaceutico Martin Shkreli, con l’impegno a non divulgarlo pubblicamente per almeno un secolo. (Spoiler: alla fine non è andata così. Rivenduto all’asta per pagare i debiti di Shkreli, il disco è stato acquistato da una società specializzata in NFT, che a partire dal giugno 2024 lo sta portando in giro per il mondo per farlo ascoltare nei musei, come se si trattasse di una mostra d’arte).

Tutti questi prodotti hanno un minimo comun denominatore: di solito non sono particolarmente economici. O meglio, non arrivano certo a costare due milioni di dollari come Once Upon a Time in Shaolin, ma presuppongono che il fan abbia a disposizione decine di dollari / euro da spendere, e non sempre è così, soprattutto quando parliamo di giovanissimi. Per ovviare all’inconveniente e regalare contenuti esclusivi a prezzi modici, la tendenza attuale è quella di incidere tracce extra da vendere separatamente sui propri store. Tracce che poi, proprio per dare un ulteriore incentivo all’acquisto, sono disponibili in download solo per un lasso di tempo limitato, proprio come le edizioni limitate fisiche. Tra i più affezionati a questo formato c’è Kanye West: sul portale di Yeezy era possibile scaricare diversi brani in esclusiva estratti da Vultures 2, per la modica cifra di 5 dollari l’uno, tra cui anche dei featuring importanti, Drunk, con Bad Bunny e Kodak Black e Gun to My Head, con Kid Cudi. Chi ha perso l’attimo non può più recuperarle, perché nel frattempo sono già scomparse dal sito, ma c’è di buono che dovrebbero arrivarne altre, o almeno così Ye ha annunciato. Travis Scott è ancora più generoso: l’intera versione deluxe del mixtape Days Before Rodeo, originariamente caricato su SoundCloud nel 2014, è disponibile per il download con una serie di tracce extra al prezzo di 4,99 dollari complessivamente. Non si tratta di una tendenza che si riscontra solo nella scena rap: tra le prime a lanciarsi in questo tipo di operazione c’è anche Taylor Swift, che a gennaio 2023 aveva caricato per 12 ore sul suo sito quattro diverse digital deluxe edition dell’album Midnights. Nel suo caso niente canzoni extra, ma dei contenuti bonus con il “dietro le quinte” di quattro delle tracce più amate: Mastermind, Anti-Hero, Karma e Bejeweled.

Più in generale, sempre più artisti sembrano voler esplorare la possibilità di offrire contenuti digitali esclusivi a pagamento. È ad esempio il modello sviluppato da Patreon, una piattaforma che a livello concettuale potrebbe vagamente assomigliare a OnlyFans, ma che ovviamente non ha nulla di X-rated: i fan sottoscrivono un abbonamento o pagano una quota per poter accedere a contenuti musicali esclusivi, e grazie ai proventi spesso gli artisti riescono ad autofinanziarsi in una maniera molto efficace (è il caso della cantautrice alt-rock Amanda Palmer, che con questo sistema è riuscita a mantenere l’indipendenza artistica che tanto agognava). In Italia è un trend che non ha ancora preso piede, ma c’è chi già in tempi non sospetti si muoveva in questa direzione: tra i primi a sperimentare le potenzialità di un profilo Patreon c’è stato ad esempio Bassi Maestro, nel lontano 2021. Le prospettive di sviluppo, insomma, sono molte e interessanti, anche se resta un problema di fondo: l’immaterialità dei contenuti digitali rischia di far sì che vadano persi molto facilmente a ogni cambio di device. Sta ai singoli utenti, quindi, salvaguardare efficacemente le proprie collezioni.