Sempre più borghi ti pagano per andarci a vivere

Da tempo l’Italia affronta il problema dello spopolamento, quel fenomeno per cui intere zone del nostro Paese diventano quasi o del tutto disabitate. Spesso infatti dietro ogni pittoresco borgo abitato da anziani che camminano e clip di “vita lenta” c’è una storia di spopolamento e di crisi demografica, di giovani che fuggono e di borghi dove nessuno vuole più vivere.

Lo spopolamento è uno degli effetti principali della crisi demografica che l’Italia sta vivendo in questi anni – per il quale la sua popolazione è diminuita di circa 190 mila persone nel solo ultimo anno a causa delle minori nascite e dell’aumento dei decessi – e riguarda soprattutto le cosiddette “aree interne”, ovvero quei comuni più periferici sia a livello geografico sia per la possibilità di accedere ai servizi essenziali. Aree che però coprono circa il 65% della superficie nazionale – abitate però solo dal 23 per cento della popolazione. Luoghi ricchi di storia e bellezze, ma spesso abbandonati e desolati.

Qualcosa però sta forse cambiando. Con i borghi italiani sta avvenendo qualcosa di importante, e in una certa misura inaspettato, in termini di cambiamento degli stili di vita e sostenibilità. Sebbene la tendenza ad allontanarsi dalle metropoli sia in aumento già da alcuni anni, la pandemia da Covid-19 ha contribuito a rimarcarla ancora di più, e nel nostro Paese pare si stia rafforzando più che altrove. Sempre più persone, in quasi tutte le regioni d’Italia, scelgono di lasciare le città per trasferirsi in campagna o in piccoli borghi poco popolati, dove trovano una migliore qualità della vita, aria più pulita, ritmi meno frenetici e costi notevolmente minori. Una migliore tecnologia permette oggi a questi luoghi di non essere isolati ma soprattutto sono sempre più le misure che si stanno attuando per favorirne il ripopolamento.

Recentemente il Trentino ha pensato di offrire fino a 100mila euro a chi deciderà di prendere casa in uno dei 33 Comuni individuati come i meno abitati della regione. Un contributo a fondo perduto, messo a disposizione della provincia per un totale di 10 milioni di euro, per lavori di ristrutturazione o per l’acquisto di case.

«È un provvedimento di coesione sociale. Non chiediamo l’Isee, ma che chi ristruttura porti al territorio nuovi cittadini attivi. Desideriamo che chi arriva diventi parte attiva della comunità, portando con sé un valore aggiunto» Ileana Olivo, dirigente provinciale Trentino-Alto Adige.

Ma questa non è certamente l’unica proposta in questa direzione: bonus case, tagli alle tasse, bandi comunali indirizzati ai giovani, iniziative come le rinomate “Case a 1 euro” coprono quasi l’intera superficie dello stivale e continuano ad aumentare. Fra le possibilità offerta dallo smart working e il desiderio di un maggior contatto con la natura, espresso da sempre più persone, per lo più giovani, i borghi italiani sembrano essere tornati ad essere al centro di un interessantissimo dibattito.

Un simile discorso si potrebbe fare con il turismo: se l’overtourism soffoca e soffocherà sempre più le grandi città, è possibile dirottare quote di visitatori nell’Italia della piccola grande bellezza, meno conosciuta ai più?