Senza l’architettura non avremmo Star Wars

Oggi, mercoledì 4 maggio, per molti sarà una giornata come tante, un normalissimo mercoledì che, come al solito, fissa il giro di boa della settimana lavorativa e il momento in cui al senso di inerzia del lunedì e del martedì si sostituisce l’attesa del tanto desiderato weekend. Per coloro che sono amanti del cinema e appassionati della fantascienza, invece, il 4 maggio significa solo una cosa: Star Wars Day. Allora, forse, dovremmo subito correggerci: oggi, per la maggior parte delle persone, è prima di tutto il giorno dedicato al capolavoro di George Lucas, e per i pochi casi eccezionali è solamente un mercoledì come un altro.

Ebbene sì, perché Star Wars è a tutti gli effetti uno dei prodotti cinematografici più di successo di tutta la storia. Si tratta di un vero e proprio fenomeno culturale che è stato capace non solo di conquistare una quantità spropositata di spettatori, diventati poi accaniti fan, ma anche di insinuarsi nell’immaginario di numerose generazioni, occupandone così uno spazio nel background culturale che tutti possiedono. È arrivato quel momento dell’anno, dunque, in cui si parla più nello specifico della saga che ha fatto degli scontri nello spazio il proprio cavallo di battaglia e, per l’occasione, non ci soffermeremo né sugli iconici personaggi né su inaspettati retroscena o curiosità accadute sul set. Sarà la volta, piuttosto, di approfondire un aspetto di Star Wars tanto fondamentale per il suo successo quanto poco considerato e analizzato: l’architettura. Tra ricercate reference, inediti stilemi estetici e successive influenze su edifici realmente costruiti, cercheremo di offrirvi uno scorcio più nitido e dettagliato su quello che l’architettura di Guerre Stellari è stata e su ciò che ancora oggi può implicare.

Prima di cominciare, però, è necessario specificare a cosa ci riferiamo quando parliamo di architettura all’interno di Star Wars. Questo perché, nel senso stretto del termine, intendiamo gli edifici che compongono gli scenari di vita dei personaggi e che spesso fanno da sfondo alle loro azioni; in senso lato lo usiamo per indicare tutto quello che riguarda l’ideazione e la progettazione dell’intero spazio della narrazione: oggetti, accessori e costumi dei personaggi, ambienti interni, navicelle spaziali, piccole e grandi costruzioni, villaggi, megalopoli e persino gli stessi pianeti che popolano la galassia. Ed è proprio l’insieme di tutti questi elementi – così dettagliati e mai lasciati al caso – e la sinergia con la quale dialogano ad aver permesso, a un contenuto cinematografico come questo, di imprimersi così profondamente nelle menti delle persone, sin dai tempi in cui sui grandi schermi comparivano le immagini della prima trilogia terminata nel 1983.

Da quel momento, si è ricevuta l’inequivocabile conferma del fatto che l’architettura e l’intero immaginario creato attorno alla vicenda interstellare fosse l’elemento più importante del progetto partorito dalla mente geniale di Lucas e, a pensarci bene, è quello che accade per ogni prodotto che fa dialogare insieme una componente narrativa e una visiva, come vi avevamo già spiegato parlando del ruolo chiave dell’architettura nel settore dei videogame. Ma torniamo a Star Wars perché, in questo caso, ci troviamo davanti a qualcosa di ancora più eclatante.

Di sicuro non sono state cronologicamente le prime a farlo, ma le pellicole di George Lucas hanno innalzato l’architettura e gli ambienti a veri protagonisti della storia e ciò ne rispecchia la funzione fondamentale che possiedono: sono estremamente utili alla caratterizzazione dei personaggi, soprattutto in un contesto dove esistono esseri umani, creature aliene di ogni tipo e robot tecnologici, ovvero una situazione in cui, per differenziarli, è necessario che essi vivano in edifici e pianeti che ne riprendono le principali caratteristiche estetiche.

A dimostrazione di ciò, vi è un aneddoto che sta alla base della genesi del capolavoro fantascientifico e che non tutti conoscono. Dovete sapere che George Lucas non ottenne subito la possibilità di mettere in atto la sua straordinaria idea, poiché ebbe alcune iniziali difficoltà con l’accettazione del progetto da parte dei produttori, forse troppo scettici a riguardo. Allora, per convincere la 20th Century Fox, il regista decise di affiancare alla sua figura un vero e proprio designer, che lo avrebbe aiutato a sviluppare visivamente i caratteri essenziali dei film. Il prescelto fu Ralph McQuarrie, un conceptual designer e illustratore americano, che riuscì ad andare ben oltre una semplice rappresentazione di quello che sarebbe stato il look generale di Guerre Stellari. Il duo fu capace di dare forma a una serie di illustrazioni rappresentanti i numerosi scenari, all’interno dei quali si sarebbe districato il racconto, specificando degli stili ad hoc per la pluralità dei mondi previsti e, soprattutto, tratteggiando i caratteri delle architetture e dei panorami che avrebbero fatto da sfondo ai personaggi. Alla casa produttrice, quindi, venne dapprima proposto l’intero immaginario figurativo di Star Wars e solo successivamente la trama stessa, al tempo ancora in fase di sviluppo. E la cosa sorprendente è che il progetto venne accettato per la visionaria eccezionalità degli ambienti che Lucas e McQuarrie avevano concretizzato sotto forma di disegni, rendendo così Star Wars uno dei pochi casi nella storia del cinema in cui a nascere furono prima l’insieme delle ambientazioni e l’estetica del film, piuttosto che la vera e propria storia.

Che l’architettura sia un elemento fondante di Star Wars ormai dovrebbe esserci chiaro, quindi non ci resta che cercare di spingere il discorso un po’ più nel dettaglio, così da capire operativamente in che cosa consiste e dove si ritrova concretamente nel girato. Per prima cosa poniamo l’attenzione su quello che è un carattere ridondante all’interno non solo dell’intera saga, ma anche dei diversi mondi dell’universo di Lucas. Stiamo parlando del brutalismo, uno stile architettonico che abbiamo più volte avuto l’occasione di citare e che – per riassumerlo all’osso – si è sviluppato a partire dagli anni ’50 con l’Unité d’Habitation (1952) di Le Corbusier, dimostrando come si potesse fare architettura anche con il cemento a vista lasciato grezzo (“brut” in francese). Tuttavia, non dobbiamo considerare questo genere architettonico come unica presenza all’interno della saga, poiché sarebbe un errore dire che tutti gli edifici di Star Wars sono brutalisti: si tratta, invece, del fil rouge che lega la stragrande maggioranza delle architetture costruite sui numerosi pianeti e, in quanto tale, fa sì che su di esse compaia come sottofondo e carattere unificante, di volta in volta, arricchito da ulteriori connotati più specifici e singolari. Massicci volumi puri come sfere e cubi, materiali “poveri” lasciati a nudo e la completa assenza di decorazioni, sono solo alcuni tratti estrapolati dal brutalismo e utilizzati per immaginare le piccole e grandi costruzioni della galassia. Dopotutto, il brutalismo si sposa perfettamente con il contesto fantascientifico, poiché risulta una delle più suggestive interpretazioni di un futuro immaginario, a seconda delle volte, più o meno distopico. Pensate a Metropolis, il capolavoro di Fritz Lang del 1927: è l’esempio ante litteram dei film fantascientifici ambientati in città dagli edifici intricati e monumentali e dove compaiono già quei caratteri propri del brutalismo, seppure a quel tempo non fosse ancora propriamente nato.

Ecco che, già a partire da questo esempio, Lucas e McQuarrie sono riusciti a dare forma a una serie di ambienti ancora giovani nel mondo del cinema: basti pensare che Blade Runner, un altro film dalla portata estetica e culturale incredibile, venne rilasciato nelle sale nel 1982, ovvero in contemporanea alla prima trilogia. Ed è da un primo “strato” di brutalismo, che le architetture di Star Wars sono partite per evolversi assumendo caratteri inerenti al proprio pianeta di appartenenza, ai personaggi che vi abitano e al ruolo che assumono nella trama. Sono ravvisabili, infatti, stilemi appartenenti ad altri contesti e culture, come l’aspetto vernacolare dei villaggi rurali di Tatooine, oppure le influenze esotiche provenienti dal sud-est asiatico per quanto riguarda il palazzo controllato da Jabba the Hutt che, inoltre, sembrano fondersi anche con una velata dimensione tribale. Oppure ricordatevi la sterminata metropoli Coruscant, che da sola ricopre l’intero globo sulla quale si è sviluppata: in questo caso il look è quello prettamente futuristico degli alti grattacieli e delle distese di edifici dove, però, non mancano altre sottili contaminazioni provenienti da stili che vanno dal gotico delle guglie alle sinuose linee dell’Art Nouveau.

Infine, a tutto ciò si aggiunge un ulteriore livello di elaborazione che sembrerebbe essere stato inventato proprio dal regista. Per riuscire a dare un sapore di vissuto all’intera storia, George Lucas pensò che fosse necessario “rifinire” le architetture, gli ambienti e gli oggetti con una patina di passato, una sorta di erosione dei materiali, ottenibile esclusivamente con il passare del tempo e capace di creare una forte dicotomia visiva: l’estetica futuristica diventa consumata, trascurata e rovinata generando un risultato in cui la fusione tra fantascientifico e decadente fa da protagonista. Sebbene oggi questo linguaggio sia per noi familiare, al tempo si trattava di qualcosa di nuovo, che arrivava sui grandi schermi per la prima volta e che era destinato ad avere una grande influenza su molto del cinema che sarebbe venuto da quel momento in poi.

Dopo aver affrontato il discorso sull’architettura di Star Wars da un punto di vista più teorico, ora non ci resta che dare un’occhiata ad alcuni singolari esempi della relazione che la galassia di Lucas e McQuarrie ha intessuto con il mondo reale. Vedremo alternarsi casi in cui Star Wars avrà preso spunto da architetture già esistenti o sarà stato sintomo delle tendenze dell’epoca, a casi che suggeriscono l’importanza della portata che l’immaginario della saga ha avuto su opere architettoniche decisamente più recenti.

Tempio degli Jedi

Il Tempio degli Jedi è una delle più massicce costruzioni presenti sulla superficie urbanizzata di Coruscant. La sua immagine rappresenta perfettamente quanto detto sul brutalismo, poiché le superfici definite da semplici volumi di grandi dimensioni sono estremamente spoglie e grezze. Tuttavia, la sua struttura richiama fortemente lo sviluppo a tronco di piramide delle antiche Zigurat mesopotamiche o la famosa piramide di Kukulkan, opera della civiltà Maya.

Senato Galattico

Sempre edificato su Coruscant e sede della Repubblica Galattica, il Senato Galattico spicca per la sua gigante copertura a cupola. È curioso osservare come l’architetto Bernard Tschumi abbia progettato nel 2014 la Carnal Hall presso il collegio svizzero Le Rosey, un’architettura che ospita una sala concerti, una libreria e numerosi uffici e che i fan di Star Wars direbbero che è stata copiata proprio dal complesso del Senato.

Morte Nera

Anche l’iconica Morte Nera sembra aver influenzato profondamente gli spettatori della saga e potrebbe aver agito come ricordo inconscio all’interno di uno dei più prestigiosi studi di architettura al mondo. Il progetto di OMA per il RAK Convention Center negli Emirati Arabi Uniti, non vi ricorda forse la temibile arma spaziale?

Palazzo di Jabba The Hutt

Forse, una delle architetture più riuscite di tutta la saga è il palazzo di Jabba The Hutt. Ancora una volta imponente e spoglio esternamente, l’edificio è caratterizzato da sbalzi delle coperture e da una tinta bruno-rossastra, elementi che ci riportano immediatamente alla memoria immagini esotiche e lontane. Date ora un’occhiata all’osservatorio metereologico che nel 1974, qualche anno prima del primo film di Lucas, venne completato sul Monte Sniezka in Polonia: sembrano assomigliarsi non poco.

Tatooine

Un altro iconico setting di Star Wars è il pianeta su cui vive Luke Skywalker. Tra sterminate distese desertiche, su Tatooine trovano spazio piccole costruzioni rudimentali ancora una volta a forma di cupola e in perfetta armonia con l’arido ambiente circostante. Sebbene tragga ispirazione da scenari abitativi tipici della Tunisia, luogo in cui poi sono state effettivamente girate alcune scene, più recentemente altri edifici hanno fatto ricordare a molti questa particolare architettura. Stiamo parlando del progetto residenziale a cui Kanye West aveva dato avvio da qualche anno a questa parte e che avevamo approfondito in un articolo dedicato.

AT-AT

Chiudiamo con una reference proveniente dal mondo dell’arte. Vi eravate accorti di quell’incredibile somiglianza tra i minacciosi AT-AT e gli altissimi elefanti di Salvador Dalì?