“SESSO E SAMBA” è una delle migliori notizie per la musica italiana degli ultimi anni

Una delle migliori notizie per la musica italiana degli ultimi anni, se non addirittura dell’ultimo decennio e passa, è “SESSO E SAMBA” di Tony Effe e Gaia. Ecco: un’affermazione del genere pare fatta apposta per scatenare il flame perfetto sui social, no? Insorgono i fan di ANNA (quest’anno la sua “30°” se la gioca alla grande), insorgono quelli di Tananai e Annalisa (“Storie brevi” sta spopolando anche lei). Insorgono quelli che detestano Tony Effe fin dai tempi della DPG (e sono tanti), insorgono quelli per cui Gaia è solo l’ennesima miracolata frankensteiniana da talent della De Filippi che provano a infilare in ogni dove o – al contrario – una che si è venduta al successo e al tormentone dopo aver fatto la femminista conscious.

Già: perché poi c’è un’altra categoria. Molto, molto vasta. Quella per cui chi è protagonista di un tormentone è colpevole a prescindere. È solamente uno (o una) paraculato (o paraculata) dai poteri forti dell’industria discografica, che a forza ci cacciano in gola dei brani e ci impongono le cose. Se hai successo, caro artista sulla cresta dell’onda estiva, non è perché lo hai meritato: ma perché te lo hanno scientificamente costruito addosso.

Un approccio, questo, che ha purtroppo un suo perché. Perché è vero che da troppi anni tentare di imbroccare la hit estiva è diventata una formula ben precisa, inseguita e perseguita, nell’industria discografica italiana. Una formula dove non si lesina cinismo, pelo sullo stomaco e voglia di mettere davanti calcoli di fatturato a ciò che sarebbe arte pura. Senza nemmeno fare troppo finta che non sia così: perché contano i numeri e i risultati, più della creatività o dell’originalità.

@annapep3

30Cº fuori oraaaaa 🌞🩷

♬ suono originale – ANNA

Ma appunto: dopo un lunghissimo periodo in cui in tutti i modi hanno provato a confezionare nel pop di casa nostra un urban afro-caraibico all’acqua di rose fatt’apposta pronto per l’estate (talvolta fatto bene, talvolta fatto male, ma sempre all’acqua di rose, sempre diluito e “semplificato”), in un range immaginario tra “One Dance” di Drake e “Despacito”, quest’anno l’indubbio vincitore è invece una canzone che cambia un bel po’ i canoni. 

Il latinoamericano c’è, ma è quello molto più ritmicamente ed armonicamente sofisticato (o anche solo meno pop) del Brasile. Poi, né gli arrangiamenti né il cantato sono chiassosi, insistenti: non hai insomma l’impressione che ti si voglia far divertire “a forza”, l’adrenalina insomma pronto-uso per tutti alla Giusy Ferreri, alla Boomdabash o alla Baby K da ballare in spiaggia mentre un dj-animatore urla al microfono e tu ti diverti (forse) tanto. 

Sarà per le scelte di Zef (un producer al di sopra di ogni sospetto), sarà perché Tony Effe è un rapper monocorde (piace molto, funziona, ma è monodimensionale, pare riesca a cantare e a scrivere in un modo solo – il suo), sarà perché Gaia è comunque brava e sa interpretare quello che le viene cucito addosso con convinzione e competenza tecnica. Sarà quel che sarà, ma quest’anno abbiamo avuto un tormentone estivo molto diverso rispetto al solito. 

E tra i due pezzi che hanno insidiato il trono a “SESSO E SAMBA” in questo 2024 (i già citati “Storie brevi” e “30°”) almeno uno, quello di Tananai ed Annalisa, sfugge anch’esso a quella che nell’ultimo decennio ci è stata venduta come la formula obbligatoria per sbancare d’estate, il ritmino synth-caraibico, la maledizione di “Roma – Bangkok” e similari, in cui invece hanno infilato Anna in modo chiaramente voluto e calcolato.

Il tormentone estivo può avere anche un DNA nobile: c’è una decisiva traccia del genio di Morricone in due tormentoni storici come “Abbronzatissima” di Edoardo Vianello e “Sapore di sale” di Gino Paoli. Il tormentone estivo può anche essere dolceamaro: come “Vamos a la playa” dei Righeira, ascoltatevi il testo, (e lo è anche la loro “L’estate sta finendo”, che doveva essere un suicidio commerciale lanciata a estate appena iniziata), “Un’estate al mare” cantata da Giuni Russo ma scritta da Franco Battiato e si sente, “Mare mare” di Luca Carboni.

Se usciamo dalla prigione che in questi anni ci è stata costruita attorno mattone dopo mattone dalle formule “infallibili” dell’industria discografica della hit estiva latino-caraibica-urban-pop-euforica non possiamo che esserne contenti, no?, Se non altro perché torna a esserci un po’ di libertà e di imprevedibilità. E quest’anno, ci siamo riusciti: evviva “SESSO E SAMBA”. Anche se magari Tony Effe vi sta sulle palle, e Gaia è in fondo quella di “Amici”.