Shein donerà $50 milioni per la gestione dei rifiuti: ennesimo greenwashing?

Durante il Copenhagen Fashion Summit, Shein ha comunicato la sua donazione di $50 milioni a Or Foundation, organizzazione non profit per la gestione dei rifiuti tessili. 

Tra ieri e oggi a Copenhagen si è tenuto l’annuale Fashion Summit, uno dei più importanti incontri per quanto riguarda il progresso nel campo della sostenibilità, e che punta a coinvolgere i vari marchi per poter andare a migliorare la situazione mondiale attuale. Tra i brand non è mancato Shein, che ha ottenuto gli applausi di molti per aver annunciato la collaborazione con la Or Foundation, organizzazione non profit con sede in Ghana e negli Stati Uniti che lavora attivamente per la gestione dei rifiuti tessili. Un grande problema per paesi come il Ghana, che ricevono una grande quantità di capi di bassa qualità, inadatti quindi alla vendita nei mercati locali.

Abbiamo chiesto ai marchi di pagare il conto dovuto alle comunità che hanno gestito i loro rifiuti, e questo è un passo significativo verso la responsabilità. Quello che consideriamo rivoluzionario è il riconoscimento di Shein della propria responsabilità, cosa che nessun altro grande marchio di moda è stato ancora disposto a fare.

Liz Ricketts, co-fondatrice di Or Foundation

Shein ha infatti riconosciuto la propria parte di responsabilità, in quanto colosso fast fashion che – come noto – carica giornalmente un’incredibile quantità di prodotti sull’e-commerce, incentivando l’acquisto smodato e producendo quindi scarti e rifiuti più di chiunque altro, senza considerare poi le condizioni della manodopera.

In particolare, secondo quanto dichiarato da Liz Ricketts, ogni settimana arrivano in Ghana 15 milioni di indumenti di seconda mano, il 40% dei quali viene sprecato. Il problema è che in Ghana non ci sono discariche o inceneritori, ha affermato la co-fondatrice di Or Foundation, e parte dell’abbigliamento finisce quindi negli oceani. “Ci sono milioni di indumenti sul fondo dell’oceano e le correnti li spingono sulla spiaggia”.

Sembra fin troppo facile, però, per Shein, ricevere applausi per una donazione che ammonterà ad appena $50 milioni in 5 anni, quando il loro fatturato ammonta a circa $9,43 miliardi. Il problema è che, per quanto sia apprezzabile la scelta di Shein di riconoscersi responsabile e provare a riparare in qualche modo il danno, non è probabilmente questo il modo giusto, perché non c’è la volontà di cambiare il proprio modello di business. Non è quindi una vera e propria soluzione al problema, è solo un voler provare a tappare i buchi.