Sì, gli orologi per mancini esistono

Abituati alle nostre consuetudini da terzo millennio, spesso ci dimentichiamo come e perché è nato un determinato oggetto. È il caso dell’orologio: una creazione di natura pratica che serve per segnare e sapere l’ora. Nella sua storia passa dalle torri delle chiese ai polsi di moltissimi esseri umani, cambiando forma e non solo.

Oggi siamo abituati a vederlo in tutte le fogge: “smart” (come l’Apple Watch per intenderci), al quarzo (“con la pila”), automatico (che si ricarica con l’uso e il movimento) e infine meccanico, com’era una volta, che si ricarica con la mano dell’uomo.

Prima dell’avvento del quarzo, che cambiò tutto l’universo dell’orologeria, era uso comune per quasi tutti ricaricare a mano i propri orologi, girando la cosiddetta “corona” (che sporge solitamente dal lato della cassa) e andando a caricare una molla. Certo, anche l’orologio automatico cambiò il corso della storia, ma molto meno del quarzo, ed è per questo che – vuoi per costi o vuoi per il piacere della carica manuale – un vasto numero di segnatempo è rimasto per lungo tempo bisognoso dell’aiuto dell’uomo per compiere il suo precisissimo compito.

È da qua che si può cogliere il motivo per il quale l’orologio è fatto in un certo modo. La cassa rotonda serve, tra le altre cose, a seguire l’andamento delle lancette, i numeri più grandi servono a facilitare la lettura e la corona posta sul lato destro della cassa è di foggia e grandezza volte a facilitarne l’uso, sia che si tratti di ricaricare l’orologio che di rimettere l’ora. La corona sulla destra è una grande certezza che abbiamo quasi tutti quando pensiamo a un orologio e, per chi di noi non lo toglie mai, è forse una salvezza per quando passiamo da ora legale a solare e viceversa.

Ma è una regola generale o esistono delle eccezioni? E soprattutto, se ci sono, perché esistono?

La risposta più semplice è spesso anche la più efficace, e in questo caso basta pensare a chi scrive “con l’altra mano”: i mancini. Così come per i destri, l’orologio sulla sinistra è un asset impagabile (se avete mai scritto un tema a scuola dovendo controllare il tempo restante, vi starete riconoscendo in questa sensazione di “salvezza”) e anche chi scrive con la sinistra ha pari diritto di poter interagire con il proprio segnatempo con la stessa comodità dell’altro 90% della popolazione.

Tutto vero, soprattutto prima degli anni ’60 e ’70, in cui l’orologio accompagnava più spesso l’uomo nella sua vita quotidiana, accompagnandolo ad esempio negli abissi o negli eserciti.

Ecco quindi che, con il passare del tempo, troviamo un piacevole ventaglio di “diversi” orologi che vanno controcorrente e portano la corona sulla sinistra della cassa, a differenza di tutti gli altri. Inutile dire che, molto spesso, questi orologi richiamano l’attenzione dei collezionisti, vuoi per rarità, vuoi per peculiarità, a favore di cifre considerevoli.

L’orologio mancino più interessante che vedrete nel vostro percorso è forse il semplice Rolex Oyster, appartenuto al buon Charlie Chaplin e comprato a Londra da Asprey (come riportato sul quadrante), venduto a poco più di $50.000 da Antiquorum. Un orologio veramente ricco di storie da raccontare, che ricorda quegli anni ’50 che ancora ci piacciono.

Nello stesso periodo c’era però un altro brand, pionieristico e (ai tempi) italiano, a proporre un orologio mancino e si tratta di Panerai, con una modifica apportata a un ordine per la Regia Marina Italiana. L’orologio doveva per forza andare a finire sul polso destro dei subacquei, che avevano già il sinistro occupato da bussola o profondimetro, ma che in qualche modo dovevano comunque sapere l’ora. Ancora oggi, l’azienda onora questa tradizione con il Luminor 1950 Left-Handed, le cui dimensioni sono tuttora più adatte a stare sopra una muta piuttosto che su un polso spoglio.

Poco dopo, una pioggia di mancini (se così si può dire) arriva sul mercato. Che sia stata la stravaganza degli anni ’60/’70, soltanto il caso o l’evoluzione dell’orologeria? Fortuna vuole che diversi orologi con questa caratteristica siano stati prodotti e Rolex ha forse la produzione più prolifica.

Nel ’59, proprio Rolex produceva un (probabilmente unico) GMT mancino, verosimilmente un prototipo, un ordine speciale o soltanto una prova… sta di fatto che questo orologio, ora tra i più iconici e riconosciuti della casa, ha anche una sua versione mancina.

E, sempre Rolex, nel ’64 usciva con quello che è forse il più sorprendente e meglio riuscito “mancino” di sempre: il King Midas, l’orologio ispirato a Re Mida che resta sul polso destro cosicché la mano sinistra – colei che tutto quel che tocca trasforma in oro – non abbia nulla se non già dell’oro da toccare. Concepito come l’orologio più costoso e pesante dell’epoca, il King Midas è oggi tra i più rari Rolex senza la cassa Oyster (aka “sportivi”), benché sia quasi sconosciuto dalla massa. La particolarità che ci interessa di più è proprio il fatto che sia stato sempre prodotto (almeno nella sua originale forma pentagonale) in versione mancina e mai destra, creando un netto distacco col resto della collezione.

Nel ’69 vede la luce (o meglio, i riflettori) un pezzo epocale: il TAG Heuer Monaco, al polso di Steve McQueen nel film Le Mans. In questo caso l’orologio è un po’ ibrido rispetto ai precedenti: abbiamo sì la corona a sinistra ma, essendo un cronografo, abbiamo anche i tasti di start/stop e reset, che troviamo invece a ore due e quattro, ergo sulla destra. Un orologio molto funzionale, tuttora prodotto in una versione aggiornata ma pur sempre con questo assetto pseudo mancino.

Negli anni ’70 è poi Tudor a distinguersi, con un pezzo speciale che avrebbe ispirato quello che oggi è il Tudor Pelagos LHD. Un vero orologio subacqueo professionale, ai tempi in pezzo unico, oggi a catalogo, che permette ai mancini di avere un “tool watch” appropriato. E, come per un orologio destinato all’azione e al lavoro, oltre al bracciale viene dotato di cinturino in gomma, perfetto sott’acqua. Grandissimo successo alla fiera di Basilea del 2016, il Pelagos LHD è ancora oggi un oggetto che attira l’attenzione le rare volte che lo si vede in giro. 

Cercando bene sul web e nei cataloghi d’asta se ne trovano molti altri: altri Rolex, DayDate ad esempio, un Patek Philippe molto importante e tanti altri, di marchi affermati o minori. E se dovessimo guardare al presente? 

Le proposte del mercato sono pochissime, ci sono ancora ancora Panerai e Tudor, citati sopra, ma se si vuole distinguersi, è da poco arrivato Gerald Charles con il GC Sport a dare un po’ di vita alla categoria.

Un orologio nato e concepito per lo sport, in titanio e resistente agli urti, perfetto sul polso destro ma anche comodo sul sinistro, con la corona “fuori gioco” che non ostacola o infastidisce nei movimenti.

Ovviamente, in ognuno dei casi citati, la corona sul lato destro non impedisce a chi indossa l’orologio di portarlo sul braccio sinistro, anzi, in alcuni casi questa scelta può rivelarsi piacevole e utile per evitare fastidi. D’altra parte, anche gli orologi a carica manuale di epoche passate, avevano almeno una ventina di ore di riserva di carica. Il tempo di compiere la totalità della nostra giornata, lasciando poi l’orologio a riposare sul comodino, lontano dal polso.

Insomma, che si metta l’orologio sul polso destro per vezzo, per lavoro o per scelta, le opzioni per divertirsi non sono poche e, con un po’ di ricerca, sicuramente altri orologi ancor meno visti e dibattuti si trovano. L’unica cosa che resta da sperare è invece che qualche marchio in più decida a divertirsi in futuro, creando nuovi segnatempo all’altezza dei loro predecessori, magari con design nuovi e, chissà, forse anche ambidestri.