Si parla ancora di modelle magre

I commenti sulla taglia delle modelle viste in fashion week sono ancora (a giusta ragione) accesissimi ma il problema non è solo in passerella e riguarda tutti noi, immersi in una cultura che invece di andare oltre è fossilizzata sul mito della magrezza. L’argomento è forse il più controverso in assoluto agli occhi del pubblico quando si parla di moda, finendo al centro di polemiche e confronti. Oggi al discorso si aggiunge però un contesto culturale più ampio fatto di Ozempic e celebrities che inquadra tutto in un problema più grande

«Il movimento della body positivity ha perso forza nella cultura mainstream mentre si è tornati alla glorificazione della magrezza, in mezzo all’uso crescente dell’Ozempic e il conseguente rimpicciolimento delle celeb».
Lucy Maguire e Maliha Shoaib 
Vogue Business SS25 size inclusivity report 

Dopo gli anni di slanci (pratici o teorici) verso una maggiore inclusività e la necessità di rappresentare corpi più “comuni” nella moda, la questione sembra oggi essersi spenta. I brand sono tornati ai casting “vecchia scuola” e gli occhi del pubblico vedono ancora sempre la stessa cosa: solo corpi magrissimi. 

Non si tratta quindi di un problema nuovo – moda e magrezza vanno (purtroppo) a braccetto da sempre – ma forse la questione è diventata così onnipresente nei nostri pensieri da non riuscire a staccarci da questa dialettica. In questo panorama, vedere, come riportato da W Magazine, che l’azienda produttrice dell’Ozempic ha superato LVMH, diventando la società con il più alto valore di mercato in Europa, sembra quasi simbolicamente la chiave di comprensione definitiva su quanto influente sia l’ossessione della magrezza sulla moda stessa.

«Novo Nordisk, il produttore di Ozempic e Wegovy, è la società con il maggior valore di mercato in Europa. LVMH è la seconda».
W Magazine

Il farmaco, responsabile del dimagrimento repentino di quasi tutti a Hollywood e non solo, ha ridefinito tutto: oggi anche le modelle fanno difficoltà a “ridimensionarsi” secondo i nuovi canoni. Ma oltre all’Ozempic il problema sta anche nelle reference estetiche. Pescando dagli anni ’90 e 2000, famosi per l’estetica “eroin chic” malsanamente magra, i look che compongono le collezioni si legano a quel mondo ben prima di arrivare in passerella, proponendo capi che naturalmente vertono allo skinny.

La scorsa stagione un report di Vogue analizzava le sfilate SS25: su 208 show il 94.9% delle modelle portava una taglia tra la 0 e la 4. In attesa dei dati su questa stagione è però chiaro che il pubblico sia ben vigile sulla rappresentazione dei corpi – attenzione che si amplifica in fashion week vista la portata mediatica delle immagini delle passerelle.

«Per me la stagione SS25 è stata la peggiore degli ultimi tempi. Sembrava che i brand avessero dato le spalle ai casting inclusivi». 
Emma Davidson
Fashion director di Dazed 

Può quindi essere che siamo talmente circondati dalla glorificazione della magrezza, dall’Ozempic alle reference estetiche fino alle centinaia di modelle in fashion week, che non riusciamo a vedere altro? O forse, ancora meglio se vogliamo: siamo stati bravi a non farci accecare da tutto questo evitando di farlo passare per “normale”.