Ci sono più case specchiate di quello che pensi

Capita sempre più spesso di imbattersi in case ed edifici che si confondono con la natura circostante, fino a sembrare trasparenti, a tratti invisibili. Strutture che hanno come elemento portante lo specchio, un materiale che fin dai tempi più antichi colpisce e stimola l’immaginario umano. Lo specchio infatti allarga lo spazio, crea un effetto sorprendente, riflette l’ambiente circostante e non altera la vista del contesto. Anzi, spesso è in grado di alleggerire anche le costruzioni più imponenti, oltre che risultare un materiale parecchio più sostenibile rispetto ai più tradizionali. Le sue qualità riflessive lo hanno reso protagonista di moltissimi progetti di architettura e design, soprattutto in tempi recenti. Il risultato, spesso, è ipnotico.

Abbiamo selezionato dieci opere quasi invisibili che, prendendosi gioco della nostra percezione, enfatizzano le caratteristiche dell’ambiente che le circonda.

“Casa Invisibile” (Studio DMAA – Vienna)

Progettata da Delugan Meissl Associated Architects, “Casa Invisibile” è una struttura prefabbricata attualmente disponibile per l’acquisto. Massima flessibilità e qualità spaziale sono gli elementi chiave del suo concetto di sviluppo. Attraverso la costruzione di elementi modulari e l’uso esclusivo del legno (con ovviamente le facciate in vetro), la struttura può essere completamente smontata e rimontata altrove, pezzo per pezzo, garantendo un impatto ecologico praticamente pari allo zero. Le dimensioni complessive sono 14,50 x 3,50 metri, il che consente un facile trasporto con il camion.

“Lucid Stead” (Philip K. Smith III – Joshua Tree National Park, California)

La base di “Lucid Stead” era una modesta casupola di un proprietario terriero ed esisteva ben 70 anni prima che l’artista americano Philip K. Smith III intervenisse nel 2013. Mantenendo la struttura in legno della baracca originale e grazie all’utilizzo di specchi, luci a LED e apparecchiature elettroniche personalizzate, la casa risulta trasparente, cambiando colore e riflesso durante il giorno. Di notte, invece, le finestre e le porte, anch’esse riflettenti, si trasformano in pannelli luminosi che cambiano colore grazie a un sistema di luci a led sincronizzato.

“Maraya Concert Hall” (Florian Boje, studio Giò Forma – AlUla, Arabia Saudita)

Un gigantesco cubo di specchi alto 26 metri diventa parte dell’affascinante paesaggio di AlUla, in Arabia Saudita. È considerato il più grande edificio a specchio del mondo: 9.740 mq di specchi ricoprono la struttura a forma di cubo e riflettono i vasti e incantevoli paesaggi di AlUla, primo sito storico del Regno dell’Arabia Saudita nominato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. “Maraya”, che in arabo significa specchio, è un’architettura geometrica basata sull’astrazione che si rispecchia nel paesaggio circostante, esaltandone le peculiarità uniche. La struttura è stata progettata dal designer Florian Boje, studio Giò Forma, traendo ispirazione dal paesaggio naturale in cui si trova.

“The Invisible House” (Chris Hanley, Tomas Osinski – Joshua Tree National Park, California)

Forse una delle case a specchio più note al mondo, in parte grazie ai numerosi ospiti celebri nel corso degli anni, “The Invisible House” a Joshua Tree è stata progettata da Tomas Osinski e dal suo primo proprietario, Chris Hanley. All’esterno, la facciata riflette il deserto del Mojave circostante, mentre le pareti interne sono in vetro, e offrono ai visitatori panorami infiniti. Oltre alla sua forma e all’esterno unici, la casa comprende anche una piscina coperta di 30 metri. La proprietà è stata messa sul mercato nel gennaio di quest’anno per 18 milioni di dollari ed è attualmente disponibile per l’affitto.

Mirror Houses” (Peter Pichler – Alto Adige)

Situate nelle Dolomiti altoatesine, le “Mirror Houses” sono una coppia di case vacanza a specchio progettate dall’architetto Peter Pichler. Rappresentano un suggestivo e unico nel suo genere punto di contatto tra l’architettura contemporanea di altissimo livello e la bellezza naturale del paesaggio. Ogni casa è orientata verso est, offrendo l’opportunità di guardare l’alba attraverso le finestre a tutt’altezza. Per una ulteriore immersione nella natura, le case includono una finestra sopra i letti per guardare le stelle nel comfort di un’oasi climatizzata.

“Central Control Building” (Bilgin Architects – Karapınar, Turchia)

 Situato nelle pianure di Karapinar, in Turchia, si trova il nuovo centro di controllo di uno dei più grandi parchi solari di tutta Europa. Un’area di 20 chilometri quadrati – diventata inadatta all’agricoltura ma con un notevole potenziale energetico a causa del clima desertico – è stata scelta come area di specializzazione energetica. Una delle funzioni principali dell’architettura – progettata dallo studio Bilgin Architects – è quella di fornire un’infrastruttura tecnologica per il controllo dell’impianto di oltre 3 milioni di pannelli solari, ma è stata pensata anche come un’interfaccia visuale, rappresentante delle tecnologie energetiche sostenibili. Grazie ad una facciata composta da 7.200 pannelli di acciaio inossidabile con quattro livelli di trasparenza, il nuovo Centro di controllo del parco solare di Karapınar, si fonde con l’orizzonte assicurando allo stesso tempo benessere e qualità ai suoi occupanti.

Mirage” (Doug Aitken – Gstaad, Svizzera)

A differenza di altre case a specchio, che sono spesso a forma di cubo, “Mirage” presenta un tetto a due falde. Inizialmente la casa è stata installata nel mezzo del deserto vicino a Palm Springs, in California, mentre attualmente si trova in un prato alpino sopra la località di Gstaad, popolare meta vacanziera svizzera. A crearla non è stato un team di architetti o di ingegneri, ma l’artista americano Doug Aitken. Non ha colore, semmai ne assume uno a seconda di quali colori assume la natura che la circonda. L’idea però non è solo bella e scenografica, è anche utile: la casa grazie agli specchi è isolata molto bene d’inverno, e d’estate non si scalda perché i raggi solari vengono appunto riflessi e non possono quindi scaldarne la superficie.

“Los Terrenos” (Tatiana Bilbao – Monterrey, Mexico)

Los Terrenos è un rifugio privato per le vacanze progettato dall’architetta messicana Tatiana Bilbao. Si trova in Messico, su una collina boscosa adiacente al lato sud-ovest di Monterrey. La casa è composta da tre volumi diversi e separati, ognuno dei quali ospita funzioni proprie ed è costruito in un materiale diverso: vetro, terra o legno. Il design dei tre edifici è presentato come una decostruzione concettuale di ciò che è una casa. L’abitazione comprende due edifici completati organizzati attorno a una piscina curvilinea e immersi in un paesaggio di flora nativa, pavimentazione in terracotta e muri in pietra. Il programma abitativo è frammentato in base alla funzione e al ruolo di ogni componente all’interno del sito. Le pareti dei dormitori sono fatte di mattoni di terra battuta e argilla. Su un lato di ogni camera da letto, una partizione di vetro retrattile permette allo spazio interno di essere aperto all’esterno.

“Mark’s House” (Two Islands – Flint, Michigan)

L’azienda londinese Two Islands ha vinto il concorso internazionale organizzato dal Flint Public Art Project e dall’AIA Flint Chapter per progettare un padiglione temporaneo in un parcheggio vuoto del centro di Flint, in Michigan. “Mark’s House” rappresenta l’abbandono, la perdita e l’importanza del riparo. È progettato per sensibilizzare sulla demolizione di migliaia di case dopo che i pignoramenti hanno costretto molte famiglie fuori città e i continui sforzi di ridare vita alla città. Sollevato un piano sopra il suolo, la struttura pesa 4.000 libbre (1.814 kg) ed è progettata per resistere a venti fino a 90 mph.

“The Circle of Land and Sky” (Phillip K. Smith III – Palm Desert, California)

Il Cerchio della Terra e del Cielo” definisce uno spazio che si riflette all’interno del deserto, composto interamente dalle due caratteristiche fisiche più importanti dell’ambiente: terra e cielo. Formata da 300 riflettori geometrici angolati a 10 gradi, l’opera d’arte si fonde direttamente con l’ambiente sonoro e i cieli infiniti. Mentre la luce si sposta e lo spettatore si muove attraverso l’installazione, la terra e il cielo vengono separati, fusi e spostati, sovvertendo la presunta relazione con l’orizzonte del deserto. È un’installazione progettata da Phillip K. Smith III, in continua evoluzione, che non potrà mai essere vista allo stesso modo due volte.