Tutti vogliono essere critici di moda

Agli inizi degli anni 2000, programmi televisivi come “Sex and the City” e film come “Il diavolo veste Prada” hanno reso affascinante il ruolo del redattore o critico di moda. Ciò ha portato un’intera generazione di appassionati a sognare di poter appartenere a quella stretta cerchia di insider che poteva commentare una sfilata dalle prime file o scrivere per Vogue.

Negli ultimi anni, l’accesso alla critica di moda è diventato più democratico: chiunque, armato di uno smartphone, può esprimere la propria opinione raggiungendo potenzialmente milioni di persone. Questa democratizzazione ha permesso a una vasta gamma di voci, spesso trascurate dai media tradizionali, di emergere e farsi sentire, guadagnandosi una fidata community online. TikTok, in particolare, ha giocato un ruolo cruciale in questa trasformazione. La piattaforma di condivisione video ha visto la nascita di una nuova generazione di critici di moda che utilizzano brevi clip per recensire collezioni, commentare look di celebrità e discutere delle ultime tendenze.

La caratteristica di questa nuova leva di “fashion commentator” – come si definiscono alcuni –  è l’autenticità e una visione più vicina all’utente medio, utilizzando un linguaggio maggiormente accessibile e colloquiale, spesso arricchito da meme e riferimenti culturali. Un esempio è l’account @ideservecouture, gestito da Hanan Besovic, che conta più di 334mila follower su Instagram e ha un alto tasso di engagement. Allo stesso modo, Luke Meagher di @hautelemode ha conquistato YouTube con i suoi “fashion roast”: migliaia di utenti attendono di vedere interpretati, attraverso il suo occhio clinico e commenti pungenti, i look delle celebrità dal Met Gala al red carpet del festival di Cannes.

La loro influenza è sempre più tangibile e genera grande valore mediatico. Infatti, secondo un report realizzato da Karla Otto e Lefty relativamente al panorama digitale della moda, i sopracitati Hanan Besovic e Luke Meagher hanno generato rispettivamente $1,8 e $1,2 milioni in Earned Media Value, ovvero il parametro che indica il valore pubblicitario dei contenuti.

La loro potenziale viralità può avere un enorme impatto sulla percezione di un brand da parte del pubblico online. A tal fine molti marchi – come Gucci, Marni, Balmain, Tory Burch e Proenza Schouler – stanno collaborando con questi creator, invitandoli a partecipare a diversi eventi durante le fashion week, realizzando contenuti ad hoc.

Questa relazione non è priva di complessità. Mentre alcuni critici mantengono la loro indipendenza, altri possono essere percepiti come troppo vicini ai brand, sollevando questioni di autenticità e trasparenza. I critici di moda su TikTok devono quindi bilanciare la loro influenza con la necessità di rimanere fedeli ai propri valori e alla fiducia dei loro follower. Considerato quanto detto, sorge una domanda importante: commentare pubblicamente una sfilata o un red carpet rende automaticamente critici di moda?

Da un lato, la democratizzazione della critica è positiva perché permette anche a persone competenti di essere ascoltate e valorizzate. Mandy Lee (@oldloserinbrooklyn su TikTok), che nella vita è una trend forecaster, dichiara in un’intervista per Elle Canada: «[I media] mi definiscono “critico di moda su TikTok”. Mi è sempre sembrato un po’ invalidante perché faccio questo lavoro da sette anni. Seppur condivida il mio lavoro su TikTok, questo è e rimane anche il mio lavoro vero su base quotidiana», sottolineando come il riconoscimento lavorativo e nuove opportunità di carriera le siano arrivati soltanto in seguito alla crescente fama sui social.

@oldloserinbrooklyn Another chanel show, another let down 🙁 #chanel #runwayfashion #fashiontiktok ♬ original sound – Mandy Lee

Dall’altro lato, con così tante figure che parlano di moda, diventa complicato distinguere le opinioni valide e critiche costruttive da contenuti sensazionalistici o poco informati. Come spiega lo scrittore statunitense Daniel Mendelsohn in un saggio del 2012 per il periodico The New Yorker, “la critica si basa su una combinazione di conoscenza e gusto” e richiede un talento specifico per essere significativa, oltre a tanto studio.

Una critica di moda ben fatta non si limita a esprimere un gusto personale, ma analizza e contestualizza un capo o una collezione all’interno di una più ampia conversazione culturale e storica. Un’opinione, invece, può essere basata semplicemente su preferenze individuali e non richiede necessariamente una comprensione approfondita del soggetto. Quindi tutti possono provare a diventare critici di moda, ma ciò non implica che tutte le voci abbiano la stessa valenza.