
Ho sempre seguito la scena musicale inglese, mi ha sempre affascinato. Non solo la trovo adatta a quelli che sono i miei gusti musicali, ma c’è qualcosa che mi attira che va oltre i suoni e i testi dei suoi interpreti. Mi piace, ad esempio, come il grime abbia una forte derivazione dall’elettronica, dalla garage, e come questo genere si sia diffuso solo grazie alle ormai leggendarie pirate radio che hanno fatto la storia della scena musicale inglese. Mi è sempre piaciuto come spesso gli interpreti della scena inglese fossero consapevoli della storia musicale locale e di come fossero rispettosi di chi ha battuto la strada che oggi percorrono. Tra questi precursori è impossibile non includere BBK, ovvero la Boy Better Know, il collettivo che vede in Skepta il suo portabandiera, essendo ormai divenuto una star globale, ma anche altri nomi che hanno scritto la storia della musica urban inglese come Jammer. Ecco, in un uggioso sabato di maggio ho la possibilità di incontrare Skepta e Jammer. Vorrei fare loro decine di domande, ma ovviamente il tempo non me lo concede, per cui viriamo su un tema che mai mi sarei aspettato di toccare con loro: la musica house. Ma andiamo per gradi, tutto avrà un senso.
In quel sopracitato sabato di maggio c’era un’atmosfera molto londinese, fatta di nuvole grigie e quella pioggia leggera che non rinfresca. Anzi, va solo ad alimentare l’unico elemento non esattamente britannico dell’intero contesto: l’umidità autoctona della Pianura Padana. Skepta e Jammer sono arrivati all’hotel e avranno poco tempo per mangiare e rilassarsi prima di spostarsi nuovamente. Mentre mangiano, parliamo di calcio, delle differenze che i tifosi di Milan e Inter hanno e di come queste due squadre hanno impattato storicamente la città di Milano. Skepta e Jammer però non devono andare allo stadio, sono qui perché tra qualche ora suoneranno al Circoloco, storico evento dedicato al clubbing. Ma cosa c’entra Skepta con la house? Proprio nel mese di maggio, le due leggende del grime hanno fondato Más Tiempo, una label dedicata alla party music, al DJing. Qualcosa di molto particolare, se vogliamo inaspettato, ma che in realtà ha totalmente senso considerando il percorso dei due artisti. Mi chiedo quindi cosa avrebbero pensato DJ Moschino Joe e DJ Jammer P di questa nuova avventura creativa. «Come fai a conoscere DJ Moschino Joe e DJ Jammer P? Erano i nostri primi nomi da DJ, avremmo avuto sì e no 16 anni! (dice Skepta mentre ride insieme a Jammer e al suo manager, ndr). È come un cerchio che si chiude. Il fatto di avere cominciato come DJ ed essere arrivati oggi a rimettere piede in quel mondo, mi fa capire che tutto quello che abbiamo fatto ha un senso. Ho sempre amato il mondo della house: sono andato a serate e a rave per tutta la mia vita e ora voglio farne parte». Ma com’erano quindi le feste di DJ Moschino Joe e DJ Jammer P? «Beh, in primis non c’erano i telefoni, e la gente non passava il tempo a fare video. Poi a nessuno importava quanta gente fosse presente. Ormai leggi i commenti e sembra che una serata venga considerata bella solo se è sold-out. Chissenefrega! Quello che contava all’epoca, e che per me conta anche ora, è l’esperienza, anche se nel locale ci sono 40 persone. E fidati, spesso all’epoca c’erano al massimo 40 persone! Però alcune serate me le ricordo ancora. Oggi sono cambiate molte cose».

Quello che Skepta vuole esprimere è come il suo storico nella club culture parli chiaro, e appunto per questo motivo si sente anche di portare una vena critica. «Non siamo solo DJ, ma anche producer. Non ci interessa solo mettere canzoni di altri che mixiamo assieme, al contrario vogliamo fare pezzi nostri e portare quello che è il nostro tocco, la nostra sensibilità artistica al mondo dell’house. Andando ai rave, mi è sembrato che la scena si stesse appiattendo, che spesso i DJ andassero a toccare sempre gli stessi pezzi con l’aggiunta sì di diverse variazioni, ma minime. Noi vogliamo portare canzoni differenti tra di loro, un’energia unica». Questo sarà quindi il motto di Más Tiempo, la nuova etichetta che Skepta e Jammer hanno fondato utilizzando, stranamente, un nome in spagnolo. «Penso che la ragione di questo nome provenga da Ibiza – aggiunge Skepta – che è il luogo in cui abbiamo realizzato il nostro primo show. Más Tiempo alla fine vuol dire “più tempo”, più tempo per noi per goderci la musica, il palco e ciò che esce dalle casse. Più tempo rispetto al rap». Il discorso di Skepta può sembrare per certi versi malinconico ma lo ritengo totalmente sensato. Non siamo abituati a vedere rapper “anziani” sul palco, e di certo non siamo soliti vederli con la stessa energia che li ha resi celebri. Questo in primis perché il rap è un genere giovane, in cui pochi “vecchi” del settore hanno mantenuto rilevanza. O più semplicemente perché non siamo abituati a vederli. Rimane il fatto che, oggi, farebbe strano vedere un rapper di oltre 60 anni fare un lungo live. Non è così strano invece nell’elettronica: Carl Cox ha appena compiuto 60 anni l’anno scorso con un grande set a Ibiza, mentre Giorgio Moroder ha intrapreso un tour europeo nel 2019, alle porte dei suoi 80 anni. «Esattamente per quel motivo. Sento che il tragitto da DJ ci potrà dare più vitalità, sia perché ci distacca momentaneamente dalla scrittura di pezzi rap e grime, sia perché ci concede una longevità maggiore».
Inutile dire che Circoloco ricopre un posto importante nel cuore di Skepta e Jammer, luogo di origine di Más Tiempo, seppur in un momento in cui Más Tiempo ancora non esisteva tangibilmente. «Il concept di Más Tiempo era già nelle nostre teste, era qualcosa su cui stavamo già lavorando, seppur non fosse ancora stato annunciato nulla. Quel live ci ha dato un’energia tale che siamo andati in studio prima e dopo la performance, per capire cosa avremmo potuto concretamente fare con le nostre abilità». Le parole di Jammer aiutano a identificare maggiormente il concetto di label che vuole rappresentare Más Tiempo. «Vero, è un’etichetta discografica, ma non ci interessa firmare artisti che siano, passami il termine “sotto di noi”. Ci interessa creare musica, e per farlo metteremo direttamente le mani sulle macchine, così come collaboreremo con artisti che ci piacciono e che ben si sposano con quanto io e Skepta realizzeremo, indipendentemente dal fatto che si tratti di nomi affermati o di figure emergenti».

Si sa: i leader tracciano sempre la strada e tanti finiscono per imitare. A volte si tratta di puro spirito di imitazione, qualcosa che infatti non rimane a lungo termine, altre volte invece alcuni artisti sono sinceramente ispirati da scelte come quelle di Skepta e Jammer, direzioni artistiche che creano effettivamente speranza e apertura in una bolla, quella del rap, diventata sempre più autoreferenziale. Non potevo non chiedere, infatti, se, dopo il lancio di Más Tiempo, altri artisti si fossero interessati al mondo del DJing e della club culture. Jammer e Skepta scoppiano a ridere. «Certo! Più gente del previsto ci ha reso noto questo interesse. Sarà un caso? Scherzi a parte, penso sia qualcosa di positivo – dice Jammer – perché ciò dà alla gente diverse prospettive su come approcciare la musica. Non sempre bisogna fare quello che la gente si aspetta».
Le realtà gestite da Skepta e Jammer iniziano a diventare tante: BBK, Big Smoke Records e ora Más Tiempo sono universi diversi, paralleli, ma anche dei business sul cui sviluppo va prestata una certa attenzione. «Sono diverse anime, ognuna con la sua identità che vogliamo rispettare e non alterare in alcun modo, che si tratti di fare musica, registrare e lanciare dischi ufficiali, o realizzare altri progetti. Per me l’importante è focalizzarsi su ciò che ti fa sentire meglio, per questo ora come ora la mia attenzione è su Más Tiempo, perché mi fa sentire bene. Quello che stiamo facendo ora ci diverte, ed è importantissimo». Le parole di Jammer sono un preludio perfetto a quanto avrebbe aggiunto Skepta poco dopo: «l’importante è rimanere consci dello storytelling che unisce i nostri percorsi. Dobbiamo raccontare una storia per cui chi ascolta i nostri pezzi rap deve aver voglia di venire a un evento di Más Tiempo, anche se normalmente non ascolta musica house. Questo perché la nostra house sarà diversa da quella degli altri. Tutto avrà circolarità, dal rap alla house, dalla trap al grime, fino ai featuring con i cantanti più tradizionali. Más Tiempo troverà espressione anche in MAINS, il mio brand di abbigliamento, e a loro volta troveranno spazio nell’accordo che abbiamo con PUMA».

Poche persone hanno calcato i palchi internazionali che ha visto Skepta, tanto in tour come in festival e, in questo caso DJ set. Quindi, chi meglio di lui può aiutare a capire quanto i pubblici siano diversi? «È interessante che tu me lo faccia notare. Ora che ci penso, in effetti, il pubblico della techno è molto più universale. Ovvio, ci sono sfumature, ma parliamo di un pubblico più omogeneo in diverse parti del mondo rispetto a quello del rap. Questa cosa mi piace molto. Inoltre, mi pare che il pubblico della house sia più predisposto a godersi la musica per quella che è, in maniera semplice e libera. Ad esempio, al Circoloco metterò pezzi nuovi miei che nessuno a mai sentito, e nessuno si metterà a giudicarli, nessuno mi fischierà se non piacciono». Sinceramente, quando ho posto la domanda non mi aspettavo che Skepta andasse così nel profondo, andando anche a parlare del concetto di accettazione e di fiducia. Ciò mi fa capire diverse cose di come lui viva la sua arte e il suo lavoro, oltre a farmi percepire il perché di tutte queste diverse sfaccettature della sua figura: una persona come Skepta non può limitarsi al rap perché in questo mette solo una parte della sua personalità, la più vissuta e traumatizzata, perché scrivere i testi è come una confessione, una psicoterapia. Le altre attività quali il DJing, il design, la pittura e la gestione imprenditoriale servono a toccare altri punti della sua psiche, facendo in mondo di bilanciare soddisfazione, fiducia in sé stessi, sfide e molto altro.
Figure come Heron Preston, Virgil Abloh e Marcelo Burlon hanno toccato diversi aspetti in maniera tangibile, quali imprenditoria e design, ma sono sempre gravitati attorno al DJing. La club culture è stata per loro uno sfogo, una passione e un modo per esprimere quel lato che non sarebbe mai potuto uscire in nessun altro contesto. «Penso che il rispetto e la considerazione della gente nei nostri confronti sia grande, altrimenti non saremmo già qui a suonare al Circoloco. La mia speranza è che quando la gente pensa a Skepta o a Jammer, ci includa in quel gruppo. Non solo per la caratura delle persone che hai menzionato, ma proprio perché sono individui che sono riusciti a divertirsi, a fare quello che volevano ma anche a creare qualcosa che ha ispirato altre persone. Quello per me è importante. Non mi interessa essere considerato un duro, un figo, o quello che ti pare: voglio ispirare la gente e far capire a loro la mia storia, la mia mentalità. Lo storytelling, come ti dicevo. Virgil, riposa in pace, era bravissimo in questo. Se ti appassionavano le sue scarpe, era facile che volessi andare anche al suo DJ set». Più passa il tempo e la nostra conversazione prosegue, più capisco quanto Skepta sia affascinato dal perfezionismo, dal comprendere a pieno una situazione. Anche le domande sul calcio e le squadre di Milano che mi ha fatto all’inizio non sono solo un pourparler, ma effettive informazioni da assimilare e utilizzare in caso qualcuno tocchi l’argomento o si presenti a lui con la maglia di una delle suddette squadre. «È inutile fare dieci cose male, concentrati su quello che vuoi fare e dai il 100%. Organizzati, crea un team, o quantomeno chiedi consigli, perché fare tutto da soli è impossibile. Penso che chiunque al mondo abbia tanti talenti, ma alcuni non riescono a concentrarsi su di essi, altri sono solo chiusi in una caratterizzazione da cui temono di uscire, come gli attori comici che non si cimentano in ruoli più drammatici perché pensano che il pubblico li conosca solo per il quel lato».

Siamo ormai alla fine della conversazione e una cosa è chiara: Skepta e Jammer riescono a prendere qualcosa di leggero e traslarlo a vari aspetti della vita, anche i più seri. Questa capacità di convogliare messaggi è sempre stata palese nella loro storia, anche nella moda, un aspetto sottovalutato della carriera di tutta la Boy Better Know, la cui ascesa ha sicuramente lasciato un’impronta forte su quella che ora è la nuova scena, tanto inglese quanto europea. Non potevamo infatti non finire a parlare di moda, specie ora che si stanno approcciando a un mondo, quello del clubbing, la cui estetica è storicamente diversa da quella rap e grime. «A mio modo di vedere è uno stile differente ma che cade comunque sotto l’ombrello dello streetwear, quindi la linea che seguiremo con PUMA e MAINS sarà quella. Ovviamente creeremo grafiche e loghi ispirati al mondo del DJing, ma la natura street del nostro messaggio non cambierà. Ogni t-shirt è come un cartellone mobile, un billboard personale, mi devo sempre sentire rappresentato da quello che ho addosso».
Skepta e Jammer devono proprio scappare al Circoloco: la macchina li aspetta fuori, tra la pioggia e la prospettiva del tipico traffico milanese del sabato sera. Da questa conversazione esco con le idee più chiare su di loro, ma in generale sul concetto di creatività. Al tempo stesso, rimango pieno di domande: tra 5 anni Skepta e Jammer saranno sempre in questa wave o avranno preso un’altra direzione? Cercheranno di entrare in contatto con Giorgio Moroder? E chissà se nel resto della serata parleranno con qualcun altro di com’è cambiato il tifo di Milan e Inter negli ultimi 50 anni. Non mi è dato sapere. L’unica cosa certa è che DJ Moschino Joe e DJ Jammer P sono diventati quello che speravano di diventare.