La scorsa settimana Tyler, The Creator ha annunciato l’uscita di Chromakopia, l’ottava fatica dell’artista californiano che vedrà luce lunedì 28 ottobre, a 3 anni di distanza da Call Me If You Get Lost. L’album è stato anticipato da un videoclip disturbante ed enigmatico di una traccia – che ha tutta l’aria di essere l’intro del disco – intitolata St. Chroma.
A parte la copertina molto impattante – nel sottotitolo il rapper si firma con il suo government name (Tyler Okonma) come fu per Igor – e la scelta inusuale della data di release – il progetto uscirà di lunedì e non di venerdì come d’abitudine per l’industria discografia – colpiscono alcuni dettagli che sembrano svelare la possibile identità del progetto e del nuovo alter ego di Tyler.
Su tutti, ad attirare fin da subito l’attenzione, è la particolare acconciatura dell’uomo mascherato, che fa da capofila ad un gruppo di uomini in marcia all’interno di una cornice arida e priva di colori. Il taglio di capelli è lo stesso dell’uomo che – qualche frame più in là – viene inquadrato di spalle intento a dirigere il gruppo verso un enorme container (su cui si legge il titolo del disco) che verrà fatto esplodere in un tripudio di colori.
L’hair styling decisamente inconsueto richiama il taglio Amasunzu, ossia l’acconciatura tipica degli abitanti del Ruanda. A dire la verità, si tratta di una tradizione quasi scomparsa nello stato africano a seguito dell’avvento del colonialismo e dello scoppio della guerra civile. Ma la scelta di una reference così specifica lascia spazio a speculazioni sulla natura del progetto: potrebbe trattarsi di un richiamo di Tyler alle sue origini africane – nigeriane nello specifico – per abbracciarle e valorizzarle? Oppure – considerando la decisa privazione di libertà mostrata nel videoclip e la barra “give a fuck about traditions, stop impressin’ the dead” – è, al contrario, un modo per metterle in discussione?
Il taglio Amasunzu sfrutta il volume dei capelli afro per creare forme geometriche simili a mezzelune che si alternano ad ampie rasature. L’alternarsi di vuoto e volume non è casuale e veicola un significato molto preciso. Si tratta di veri e propri percorsi che venivano modellati sulla testa dei ruandesi per richiamare la strada che re e guerrieri dovevano percorrere in tempo di guerra, attraversando monti e pianure, per sfuggire ai nemici e mettersi in salvo.
Una vera e propria mappa strategica che si è trasformata in un simbolo di ruolo e di status sociale all’interno delle comunità del Ruanda. La connotazione, però, cambiava notevolmente se a portare il taglio erano gli uomini o le donne. Nel caso degli uomini l’Amasunzu era simbolo di potere, coraggio, nobiltà e prestigio. Per questo era un taglio che si iniziava a portare con l’avanzare dell’età. Mentre, nel caso delle donne, era esattamente il contrario: il taglio stava a significare lo stato civile e la verginità e, perciò, veniva portato fino all’arrivo del matrimonio, dopo il quale le ragazze potevano far crescere i capelli liberamente.
Nonostante sia storicamente legato a ruoli e status ben definiti, l’Amasunzu non è così rigido come può sembrare. Tanto che esistono più di 30 stili diversi, a sottolineare la creatività e l’originalità con cui il taglio poteva essere interpretato. E infatti molti villaggi organizzavano delle vere e proprie gare per decretare la migliore acconciatura.
Tornando al teaser di Tyler, The Creator, le teorie dei fan hanno invaso internet negli ultimi giorni.
Dal significato del titolo – Chroma significa “colore” in greco, Kopia significa “separare” – fino alla scelta del nuovo alter ego che potrebbe richiamare Chroma The Great, un personaggio di un vecchio libro per bambini (The Phantom Tollbooth di Norton Juster) che ha il compito di dirigere l’orchestra che dà colore al mondo. Per non parlare del bridge con cui si chiude il brano: la voce è quella del cantante r’n’b Daniel Caesar oppure di Frank Ocean?
Tutte speculazioni che non ci è dato di confermare fino a lunedì prossimo. Quello che è certo però, è che pochi artisti riescono a creare un tale buzz intorno ai propri progetti. Perché pochi artisti sono in grado di inventare concept così definiti e stratificati come ci ha abituato Tyler, The Creator.