Correva l’anno 1982 quando dalla brillante mente di Massimo Osti nasceva Stone Island, brand che ancora oggi basa il suo successo sulla cultura della ricerca, sulla sperimentazione e sull’innovazione, soprattutto per ciò che riguarda la scelta delle fibre e dei materiali.
Poco dopo la nascita del marchio, Stone vede l’entrata della famiglia Rivetti, proprietaria del Gruppo Finanziario Tessile(GFT), la quale rileva il 50% dell’azienda lasciando a Massimo l’onere di occuparsi esclusivamente del lato creativo.
È proprio in questi anni che SI inizia a gettare le basi per il futuro, creando capi con la famigerata Tela Stella, tessuto bicolor ricavato dai teloni utilizzati per coprire i camion dopo un lungo e attento lavaggio con la pietra pomice, fino ad arrivare all’“Ice Jacket”, capospalla costruito con un tessuto sensibile che cambia colore al variare della temperatura.
Nel 1993 Stone Island viene acquistata interamente dalla Sportswear Company di Carlo Rivetti e, sempre in quegli anni, Massimo Osti, dopo aver chiuso definitivamente con C.P Company, abbandona anche il marchio SI lasciando a Carlo il duro compito di trovare chi potesse disegnare i capi Stone senza tralasciare la ricercatezza che da anni aveva contraddistinto il brand.
Nel 1994, Rivetti decide di affidare la linea a Paul Harvey. Il duo lavora insieme per dodici lunghi anni dando vita a 24 diverse collezioni, ma quando le loro strade si dividono, Carlo decide che Stone Island non deve più essere guidata da una persona sola. Nasce così nel 2008 un Team di Design che tuttora è al lavoro per elevare il brand sempre ad un livello superiore.
A partire da quell’anno, Stone Island è cresciuta a dismisura ricavando 62 milioni di euro e aumentando del 20% in un solo anno tutti gli ordini.
Nel 2010 la Sportswear Company vende C.P. Company e, solo un anno dopo, SI tocca quota 51 milioni aumentando il proprio fatturato del 4%.
Passano altri sei anni e nel 2016 il marchio di Rivetti arriva a fatturare 105 milioni, cifra talmente importante da consentire l’ingresso del marchio all’interno delle 500 champions, classifica delle migliori imprese italiane che guidano la ripresa economica del nostro Paese.
Ora si è da poco concluso il 2018 e Stone Island ha sfiorato i 200 milioni di fatturato, producendo esclusivamente capi da uomo e da bambino senza la benché minima intenzione di allargare i propri orizzonti verso l’universo femminile e senza aver mai rinunciato all’identità iniziale del brand.
Chissà cosa ci riserverà per il futuro.