Gucci e messaggi politici, la storia di bandane e fasce nel calcio

Elementi estetici senza tempo sui campi da calcio sono sicuramente gli accessori. Calzettoni, polsini, fascette e scotch di carta sono tutte parti identificative dei calciatori che hanno preso un look e lo hanno reso iconico. Un accessorio che ricopre una posizione davvero particolare è la bandana, che sia una fascia tergisudore in stile cestistico o una più elastica come quella utilizzata spesso sui campi da tennis.

L’attuale depositario della cultura delle bandane è Allan Saint-Maximin, uno dei maestri di stile dei campi della Premier League. Insieme ai tocchi di palla sincopati e le accelerazioni, il giocatore del Newcastle United è famoso per l’uso della sua bandana di Gucci da 200 euro. Ma come è nata questa abitudine e chi ha spianato la strada prima di lui?

Le bandane nel calcio non sono una novità, ma nemmeno così comuni come vogliamo credere. Cerchietti e sottili fascette elastiche per capelli sono stati molto più visibili nell’immaginario comune, specie quando trendsetter del mondo calcistico come David Beckham e Francesco Totti hanno iniziato a indossarli per aiutare la loro chioma a rimanere in posizione.

SÓCRATES

L’assoluto originatore di questa moda fu Sócrates, il calciatore brasiliano passato anche alla Fiorentina. L’ex capitano della Nazionale Brasiliana era solito indossare bandane durante l’inno nazionale, spesso e volentieri con messaggi politici. Nel 1986 debuttò questo uso con la scritta “México sigue en pie”, ovvero “il Messico rimane in piedi”, in sostegno al paese ospitante della Coppa del Mondo, colpito da un terremoto nel 1985. Nel corso della competizione ne avrebbe mostrate altre con messaggi ugualmente forti come “Serve giustizia”, “No terrorismo” e “No violenza”.

Particolare fu proprio la prima bandana. Dal momento che non c’erano disponibili fasce bianche, Sócrates scrisse il suo messaggio su un calzettone e lo utilizzò come fascia per la testa.

EFE SODJE

Particolarissima è la storia di Efe Sodje, calciatore nigeriano con una carriera da itinerante in varie categorie dei campionati inglesi e dodici presenze in Nazionale, tra cui spicca la convocazione ai Mondiali di Korea e Giappone 2002. Il calciatore iniziò a indossare la bandana nel 1994 quando, a 18 anni, sua madre gli disse che aveva visto in sogno che la bandana lo avrebbe protetto dalle energie negative.

Come disse Efe: “Nella nostra cultura, quando tua madre dice qualcosa, la si ascolta sempre.” Così Sodje è diventato Bandana Man, grazie a varie bandane in tinta con le maglie e gli outfit fuori dal campo, anzi parliamo più che altro di copricapi completi che più si avvicinavano a dei do-rag. Iconica era la scritta “Against All Odds” sulla parte frontale.

WAYNE ROONEY

Nel 2013 Wayne Rooney si procurò una vistosa lacerazione sulla fronte che gli impedì di essere convocato con la Nazionale. Il rischio si trasformò ulteriormente quando il taglio sembrava avere una guarigione piuttosto lenta per via del coinvolgimento del cranio nel gioco. Il Manchester United coinvolse così Storelli, azienda di New York per la fornitura dell’ExoShield HeadGuard, una fascia protettiva in schiuma e materiali tecnici che proteggevano il cranio dell’attaccante. Niente di estetico quindi, solo funzionale, ma in quelle partite il look di Rooney fece ovviamente notizia.

RONALDINHO

Il re della scena delle bandane e delle fasce è Ronaldinho e chiunque non lo ammetta sa di mentire. Dinho ha iniziato a portare fasce elastiche, bandane in stile tennistico e molto altro fin dalla giovane età, rendendole a tutti gli effetti un elemento celebre e comune. Prima con i classici loghi di Nike e poi con il Jumpman, che il fuoriclasse brasiliano è riuscito a portare per primo nel calcio.

Considerando la frequenza di utilizzo di questi prodotti, Dinho ha iniziato a usare accessori personalizzati con il suo logo o la sua firma. Non servono conferme o articoli per dire quanto Ronaldinho abbia avuto un impatto unico sul mondo del calcio, tanto in quello giocato quanto per il lato estetico. Non si può pensare a Ronaldinho senza ricordarsi delle sue bandane.

NEYMAR JR.

Non è il primo nome che viene in mente quando si pensa alle bandane su un campo da calcio ma il fenomeno del PSG ne è stato, e talvolta ne è ancora, un fiero indossatore. Forse per ripercorrere i passi di Ronaldinho, Neymar ha indossato bandane e fasce di vari tipi tra cui quelle brandizzate del club francese o altre fornite da Nike, all’epoca il suo sponsor tecnico personale. Particolarissima è stata invece l’amatoriale bandana con scritto “100% Jesus”, a testimonianza della sua fede religiosa, indossata sul gradino più alto del podio durante la premiazione alle Olimpiadi di Rio 2016. Quest’ultima situazione ricordava qualcosa che fece il suo connazionale Sócrates, anche se con temi meno politici e più personali.

KYLE BECKERMAN

A partire dal 2012 Kyle Beckerman, giocatore del Real Salt Lake in MLS ed ex centrocampista della Nazionale Americana, ha deciso di non porre limiti ai propri dread e si è più volte aiutato con bandane e fasce per tenerli assieme. Sicuramente non parliamo del più iconico dei calciatori in questa lista, ma la combinata dread e bandana lo porta sicuramente a essere nominato.

GUILLERMO OCHOA

Il portiere messicano non è mai stato un esteta della bandana ma l’ha spesso utilizzata per motivi espressamente pratici, usandola per fare in modo che i suoi ricci non gli coprissero la visuale. I tuffi nelle fantastiche prestazioni al Mondiale 2014, con bandana posizionata e ricci al vento, lo hanno reso, nel suo piccolo, un simbolo di questo movimento.

ALLAN SAINT-MAXIMIN

E Saint-Maximin? L’ala del Newcastle, come detto, ha reso famosa la fascia di Gucci ma ha indossato anche quella di Balmain in collaborazione con PUMA, il suo sponsor tecnico personale. Quella di Gucci alzò un notevole polverone in quanto spesso e volentieri ha dovuto coprire il logo di Gucci con uno sticker, dato che la presenza del logo in maniera vistosa violava le normative sugli sponsor della Ligue 1, così come della Premier League. Facile che PUMA stessa non fosse felice di questa scelta, motivo che l’ha portata a fornirgli quella della collaborazione con la maison francese.

Saint-Maximin ha conquistato tutti con il suo stile eccentrico e legato ai nomi dell’alta moda. Di recente ha anche mostrato bandane più semplici, quelle elastiche, legate manualmente. Questo prodotto, tipico del tennis, è stato protagonista di tante discussioni nel mondo dello sport. Nel 2019 queste bandane erano diventate particolarmente diffuse in NBA, con ambasciatori quali Ben Simmons, Jimmy Butler, Jrue Holiday, Montrezl Harrell e Mike Scott, ma la federazione cestistica più famosa al mondo ha deciso di bandirle, adducendo come motivazione dubbi sulla sicurezza fisica degli atleti, un motivo non molto amato dai giocatori che hanno dovuto farne a meno.

Al momento il calcio rimane un ambiente più libero, ma la cultura delle bandane e delle fasce sta andando a perdersi e così anche un bel pezzo di estetica sportiva, per questo atleti come Allan Saint-Maximin vanno celebrati.