La moda giapponese ha affidato il suo successo a un concetto ben preciso, l‘estetica Americana, la quale nel periodo del dopoguerra e dell’occupazione statunitense si è andata a formare grazie a una generazione di giovani creativi e intraprendenti pronti a riscrivere le regole della cultura nipponica secondo un nuovo gusto che guardava all’Occidente in una sorta di ribellione stilistica. L’obiettivo era quello di integrare il dilagante costume di Europa e America in un’inedita ottica originale che riusciva a fondere avanguardia e tradizione di una terra in forte cambiamento.
Keizo Shimizu, nato nel 1958 a Kofu City nella prefettura di Yamanashi, ha visto l’evoluzione di questo fenomeno con i suoi occhi e come tanti altri suoi coetanei ha trovato nella moda un terreno particolarmente fertile e una realtà affascinante nella quale investire nel segno della creatività. Il suo interesse per il fashion comincia esattamente all’età di 13 anni, quando si imbatte in alcune riviste appartenenti a suo fratello che ritraevano gli studenti dell’Ivy League con le loro interessanti uniformi, e successivamente guardando il film “American Graffiti”. Non si tratterà di una scintilla passeggera, ma di una vera e propria passione che dopo il diploma lo porterà a trasferirsi a Tokyo per intraprendere gli studi al Bunka Fashion College. In quegli anni sarà un elemento alquanto sorprendente a catturare la sua attenzione, ovvero la tuta, un capo decisamente sottovalutato che primeggiava perlopiù tra sportivi del tennis come Björn Borg e John McEnroe. Ciononostante Keizo vi vede un enorme potenziale e comincia dunque a voler studiare e approfondire quel genere di articoli seguendo magazine come POPEYE, che lo porteranno a conoscere un modello in particolare, l’ATP di adidas, che con il suo stile in bilico tra rétro e futuristico era capace di trascendere luoghi e culture diventando iconica indosso alle più svariate personalità, come i RUN-DMC.
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Una volta laureatosi, Shimizu inizia a lavorare per una società di commercio specializzata nella vendita di prodotti importati ai negozi al dettaglio giapponesi, coniugando il suo interesse per l’estetica Americana al mercato del paese. Comincia a viaggiare assiduamente tra USA e Sol Levante alla ricerca di prodotti da vendere nel celebre concept store di Shibuya REDWOOD, dove verrà assunto come manager nel 1982. L’esperienza fatta lo convincerà poi a intraprendere una carriera in proprio fondando nel 1987 NEPHENTES, un conglomerato che si occupava di marketing, produzione e distribuzione di brand come Lacoste, Ralph Lauren e New Balance. Non molto tardi attorno a questo gruppo nasceranno anche alcune label come SOUTH2 WEST8, Engineered Garments e soprattutto NEEDLES, attraverso le quali voleva andare a colmare il vuoto lasciato da altre aziende.
Quando lavoravo da REDWOOD, ho visto un film americano di cui non ricordo il nome. Nel film, c’è una scena in cui un padre in pantaloni della tuta blu si mette un blazer sopra la maglietta per andare a vedere la partita di baseball di suo figlio. Quella scena è rimasta nella mia mente.
Keizo Shimizu
Anche in questa nuova avventura la tuta continuerà a rappresentare per Keizo Shimizu un oggetto di interesse, portandola nei cataloghi dei suoi brand con silhouette considerate ancora dei prototipi. La svolta definitiva arriva quando, spulciando in un negozietto vintage di Berkeley, rimane colpito da una versione da bambino dei pantaloni ATP di adidas. Decide quindi che sarà quello l’archetipo da cui partire per creare qualcosa di innovativo e unico nel suo genere. Il taglio rimane pressoché lo stesso, piega compresa, ma le three stripes si fanno più sottili e aumentano di due unità in una banda laterale lavorata con tecniche assai estranee al mondo dello sportswear e con un tessuto altrettanto inusuale per gli standard, ovvero il jersey garzato. Pensate che oggi in tutto il Giappone è rimasta soltanto una macchina capace di tessere a bassa velocità per conferire la consistenza della lana anziché lisciare il tessuto e di conseguenza, se si dovesse rompere, probabilmente dovremo dire addio ai tanto amati Track Pants di Keizo Shimizu. Al tempo stesso il Trefoil viene sostituito da una farfalla ricamata ispirata al tatuaggio portato sul petto da Steve McQueen nel film “Papillon”, che da lì in poi diventa il logo principale dell’etichetta.
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È così che nel 2008 escono le prime tracksuit firmate NEEDLES nelle colorway nero/viola e bordeaux/giallo, un esempio perfettamente riuscito di estetica Americana dal momento in cui andava a reinterpretare un classico della moda occidentale in chiave giapponese. Anche i colori scelti erano tutt’altro che soliti per i canoni dell’abbinamento sportivo e con essi il marchio puntava a ottenere quel concetto di universalità raggiunto dai jeans. All’inizio era disponibile soltanto la vestibilità dritta, ma in seguito vennero lanciati anche dei fit in versione stretta, a zampa e cropped larghi, il che permette a chiunque di indossarli in qualsiasi maniera possibile: abbinati a elementi sartoriali o capi casual, sia per uomo che per donna, con sneakers o tacchi a puro piacimento. Tuttavia con la prima release non ottennero molto successo, ma Keizo Shimizu non si abbatté e continuò a produrli fondamentalmente perché piaceva indossarli a lui stesso. Questa sua caparbietà verrà però ricompensata circa 8 anni dopo, complice anche la tendenza streetwear che tra il 2015 e il 2019 invase il mondo della moda. In quel lasso di tempo i Track Pants di NEEDLES erano letteralmente ovunque, dagli outfit eye-catching di A$AP Rocky al lussuoso guardaroba di Kim Kardashian.
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Non sono mancate poi le collaborazioni da parte di altri brand, che hanno concentrato la loro creatività su quell’unico articolo in grado di veicolare fantasia e stile, dalle note capsule firmate dall’agenzia creativa AWGE e caratterizzate da colori sgargianti alla limited edition mismatched di TAKAHIROMIYASHITATheSoloist. fino al co-branding di Slam Jam e alla più recente partnership con Girls Don’t Cry.
Dal 2008 a oggi sono state prodotte oltre 200 varianti, con motivi kitsch sempre più elaborati e materiali trasversali come il velluto. Stagione dopo stagione, addirittura, come ha raccontato nella recente intervista sul sito di NEPENTHES, Keizo parte per primo proprio dai Track Pants e poi ci adatta il resto delle collezioni NEEDLES, andando così a creare un immaginario coerente sempre pronto a stupire.