Che legame c’è tra i tatuaggi in faccia e i rapper?

Che rapporto c’è tra i tatuaggi sul volto e le stelle del rap?
Con gli occhi rivolti verso artisti come Post Malone, Gucci Mane, Sfera Ebbasta, Tony Effe e Taxi B, abbiamo cercato di fare un percorso a ritroso nella storia di questa pratica, con lo scopo di caricare l’inchiostro di un significato diverso.

Nel tentativo di spiegare il legame che esiste tra i tatuaggi in faccia e il rap, ci siamo immediatamente accorti di aver messo entrambi i piedi in un campo pieno di mine: non c’è modo di arrivare a una risposta senza doversi divincolare, passo dopo passo, tra il pericolo di cadere in luoghi comuni e il timore di non farlo abbastanza.

Concentrandoci sulla storia recente, all’inizio degli anni 2000 i tatuaggi facciali rappresentavano un carattere proprio delle comunità nere e latine. Quell’inchiostro sul volto era il simbolo delle violenze subite per strada o delle esperienze in carcere, come una cicatrice. Da lì a poco, però, questi segni hanno assunto connotati diversi e sono sbarcati anche nel mondo dell’hip hop. Ne sono un esempio Lil Wayne e The Game, che già nel 2004 si mostravano tatuati nei loro video musicali, anche se ancora lontani dai grandi e invadenti disegni che li avrebbero accompagnati in seguito.

Lil Wayne

Da questo punto di vista un ruolo pionieristico l’ha ricoperto ancora una volta Gucci Mane che, nel 2011, pur avendo già altri piccoli tatuaggi sul viso, decise di tatuarsi il disegno di un grande cono gelato, accompagnato dalla scritta “Brrr” e da un paio di fulmini. Le critiche verso questa sua decisione si sommarono a quelle che già affliggevano la sua carriera, affogandolo in prese in giro e ridicolizzazioni pubbliche.

Con tutto quello che avevo passato negli ultimi tempi non mi ero mai sentito più alienato. Volevo trasmettere che non me ne fregava niente di quello che la gente diceva o pensava di me.

Gucci Mane nella sua autobiografia
Gucci Mane

Mane, forte della sua popolarità, propone la visione del tatuaggio in faccia come simbolo di ribellione al pensiero comune, al giudizio della gente e in generale al politically correct tanto caro agli americani. Da qui in poi l’inchiostro in vista assunse tutti i connotati dell’opposizione a terzi, ma non solo. Un altro fattore risulta evidente: non c’è modo di ottenere un lavoro d’ufficio quando hai una croce stampata sulla fronte. Come insegna 21 Savage, questo ti costringe a concentrarti e impegnarti davvero per fare il rapper, perché probabilmente non potrai fare altro. Subentra quindi un nuovo valore, e cioè il tatuaggio come autocondanna alla musica eterna.

Per me è stato un po’ come una spinta per avere successo con la musica che stavo facendo, perché quando il tuo viso è coperto di tatuaggi è più difficile trovare un lavoro normale.

Lil Peep parla dei suoi tatuaggi

I tatuaggi sul volto, così come molti altri caratteri della cultura afroamericana, iniziano a comparire anche sul viso di rapper dalla pelle chiara, tuttavia sembra esserci una netta differenza tra i due fenomeni. Mentre l’inchiostro sul viso dei neri rimane qualcosa di strettamente legato a questioni di tipo razziale, i segni immortalati sulla faccia di artisti come Lil Peep e Post Malone diventano veri e propri amuleti di tendenza, tanto da portare Peep nel mondo dei modelli d’alta moda per un periodo.

Lil Peep posa per Balmain

Quando l’emo-rap inizia a farsi strada nelle cuffie degli ascoltatori non ci vuole molto per capirne l’unicità. Artisti anche molto diversi tra loro, come i già citati Peep e Malone, o XXX Tentacion, Lil Uzi Vert e Lil Pump, raccolgono un successo immenso nonostante siano davvero lontani dall’idea del rapper criminale scritta fino a quel momento nel DNA di questo genere. Dietro la loro fama non c’è solo la musica, emozionante, sofferta ed empatica, ma anche l’immagine. Con loro, il tatuaggio in faccia assume ancora un nuovo connotato e diventa strumento per differenziarsi in una scena hip hop omologata.

Mentre negli USA il tatuatore di Lil Wayne dichiara di aver impresso sul corpo dell’artista ben 300 tatuaggi e Young Thug segue il collega a ruota, questa concezione mainstream dei tattoo arriva anche dal nostro lato dell’oceano. L’inchiostro diventa sempre più diffuso e accettato dall’immaginario collettivo, fatta eccezione per quello estremamente visibile, il cui processo risulta ovviamente più lento e macchinoso.

Tatuaggi più o meno invadenti iniziano a comparire sui volti dei rapper italiani, tra i pionieri troviamo sicuramente il compianto Er Gitano, seguito da artisti come Mike Highsnob, Young Signorino e molti altri ancora. Proprio quest’ultimo solleva sul tatuaggio facciale una polemica importante: il tatuaggio sul viso è simbolo di successo o si fa allo scopo di ottenerlo?

Non ho nemmeno un tatuaggio sul resto del corpo, ne ho solo in faccia. L’ho fatto per provocare e direi che ci sono riuscito.

Young Signorino

L’ambiente critico inizia a chiedersi, tralasciando questioni morali, se chiunque possa davvero permettersi un tatuaggio in faccia. I primi disuniti in merito sono i tatuatori stessi, divisi tra chi li valuta uguali a qualsiasi altro tatuaggio e chi decide di non realizzarne se non a determinate condizioni.

Con questa analisi, i tatuaggi di Sfera Ebbasta o Tony Effe assumono forse un tono diverso rispetto a quelli che troneggiano sui volti dei membri della FSK, per esempio. Anni di musica, anni di riscontro e la certezza di poter vivere delle proprie barre non solo nel presente, ma anche in prospettiva, rendono il viso tatuato socialmente autorizzato. Mentre gli stessi segni suscitano tuttora disappunto se scelti da artisti emergenti, senza ancora nessuna prospettiva a lungo termine di avercela fatta.

Alla fine, quando i face tattoo sono marchi e quando valori?