La moda, come tanti altri mondi, vive un paradigma particolare: i costi dei prodotti che si allontanano dal fast fashion sono sempre più alti, ma i costi di produzione sono, al contrario, sempre più bassi. Spesso vediamo infatti capi di abbigliamento e accessori prodotti in maniera non etica costare cifre impressionanti, il tutto giustificato solo da un logo, da un marchio. Fondazione DUDE e Looking For Art vogliono cambiare questo malsano uso con una speciale campagna che prende il nome di The Honest Campaign, un progetto basato sulla trasparenza nato per sostenere Hacking Barriers.
Andiamo per gradi: cos’è Hacking Barriers? Si tratta di un ambizioso progetto portato avanti da Fondazione Dude e Refugees Welcome Italia che vuole supportare le persone rifugiate, aiutandole non solo nel percorso di inclusione sociale, ma anche nel raggiungimento dell’autosufficienza economica. Quindi non si parla solo di promozione della diversità culturale nei luoghi di lavoro, ma anche di sviluppare un concetto concreto di inclusività, tangibile nella quotidianità e nella vita delle persone coinvolte. Hacking Barriers, ad esempio, ha portato il rifugiato Yao Marcel a sviluppare un tirocinio di 3 mesi presso l’agenzia milanese DUDE.
Yao Marcel, proveniente dalla Costa d’Avorio, è anche uno dei due volti di The Honest Campaign, la campagna di Fondazione Dude e Looking For Art che mira alla trasparenza nel mondo della moda e in quello dell’arte. The Honest Campaign non ha come obiettivo solo quello di presentare prodotti dal prezzo basso, ma anche quello di motivare i costi di capi di abbigliamento e poster che non solo vengono realizzati in maniera etica ma, soprattutto, puntano a fare del bene.
Per l’occasione sono state infatti prodotte delle maglie e dei poster che mirano a sensibilizzare il pubblico e raccogliere fondi per dare più forza a Hacking Barriers, dimostrando come talvolta è l’obiettivo sociale a giustificare un prezzo. Sono disponibili qui.