“The Idol” dovrà decidere che cosa vuole essere

L’uscita di “The Idol”, la nuova e attesissima serie targata HBO, nata dalla mente di The Weeknd e girata da Sam Levinson, è stata sicuramente uno degli eventi più importanti delle ultime settimane. 

Sono infinite le speculazioni che ne hanno accompagnato la realizzazione e l’uscita, a partire dalla scelta di affidare a Lily-Rose Depp il ruolo di protagonista, una decisione che si è innestata nella polemica riguardante i cosiddetti nepo-baby; passando per le numerose denunce di clima tossico sul set fino alle polemiche riguardo il modo in cui è stato trattato il sesso all’interno della serie – un tema che Sam Levinson aveva già dovuto giustificare in “Euphoria”. Proprio alla luce di tutto ciò, le numerose perplessità che hanno accompagnato l’uscita di “The Idol” hanno controbilanciato l’entusiasmo di coloro che erano sinceramente curiosi di vedere questa serie.

Ad oggi possiamo parlare solo della prima puntata ed è evidente che non si possa tracciare un bilancio complessivo sull’intero prodotto, ma sicuramente alcune osservazioni si possono fare. La prima cosa che si nota nella è la grande confusione, non si capisce bene da che parte voglia andare “The Idol”: è la messa in scena dei lati oscuri della fama? La decostruzione del dietro le quinte della musica pop? La discesa all’inferno di una giovane star della musica? O una storia di raggiri e abusi?

Nel tentativo di portare avanti molti discorsi diversi, questi dubbi rimangono per il momento in sospeso. A cascata, ciò si rivede anche nei personaggi, che sono ancora molto abbozzati. Sappiamo per esempio che Jocelyn (Lily-Rose Depp) ha avuto un mental breakdown dopo la morte della madre, ma il tema è trattato in modo estetizzante e poco nel concreto. Un contesto che la rende una potenziale Britney Spears degli anni 2007, ma senza quel pathos che davvero ha accompagnato gli anni peggiori della ex reginetta del pop. 

Dall’altro lato della medaglia c’è Tedros (The Weeknd), il misterioso e carismatico proprietario di un club, la cui figura appare nella seconda parte della puntata e si preannuncia come il villain della serie. Sotto questo punto di vista è interessante prendere nota sul modo in cui The Weeknd ha definito la serie durante una conferenza al Festival di Cannes: “Una lezione per gli artisti più giovani. Jocelyn è una versione alternativa di come sarebbe andata la mia vita se avessi preso alcune decisioni sbagliate”. 

Andando oltre, si può fare una riflessione più ampia legata all’immagine che “The Idol” restituisce del mondo in cui è ambientato, dove la giunzione tra l’estetica da “Euphoria” di Levinson e l’immaginario di The Weeknd trova effettivamente un buon compimento. La fotografia, così come i chiaroscuri molto forti e le luci, restituiscono un’idea precisa delle atmosfere che accompagnano la visione e riescono a dare un’effettiva cornice estetica alla serie. Molto meno generica delle premesse concettuali di cui si è parlato fino ad ora.

È sufficiente tutto ciò? Per i motivi sopra detti, no. Anche perché l’estetica della serie ha una funzione convenzionale, non è uno strumento di ulteriore interpretazione della pseudo contemporaneità che “The Idol” mostra.

Quindi? Tutto da buttare? Assolutamente no, in primis perché come dicevamo all’inizio, è disponibile un solo episodio su sei, quindi la serie ha tutto il tempo di decidere che cosa vuole essere, e poi perché forse erano sbagliate le premesse che hanno accompagnato l’arrivo di “The Idol”. Molto semplicemente, questa non è una serie che cambierà davvero l’immaginario collettivo né è trasgressiva come al tempo lo è stata “Euphoria”, ma anzi è perfettamente inserita in una discussione generale che ha già digerito i temi di cui vuole parlare.