Dopo la cancellazione della premiere dell’attesissimo “UTOPIA” che avrebbe dovuto prendere luogo alle Piramidi di Giza, dopo l’annuncio di un evento in quel di Pompei, ma soprattutto, meno di 40 giorni dopo la serata tutta italiana agli I-Days di Milano, Travis Scott è atterrato al Circo Massimo di Roma: un’arena perfetta per dare il la alla tournée del suo ultimo progetto musicale. Nonostante le premesse non fossero delle migliori (considerando l’esito un po’ alla Fyre Festival dell’evento egiziano) quello di La Flame è già da considerare come uno degli eventi simbolo del 2023 a livello mondiale. Ma è lecito e corretto analizzare cosa abbia significato soprattutto a livello nazionale: il primo episodio di “UTOPIA” ha un impatto notevole a livello culturale nel nostro paese ed è soprattutto una ventata d’aria fresca per Roma, una città che due settimane fa era in visibilio per lo spettacolo di Maurizio Battista tenutosi proprio nella valle tra il Palatino e l’Aventino (non ce ne voglia Maurizio).
“The situation we are in at this time”: è sulle note di quest’intro di Derek Shulman, contenuta all’interno del pezzo introduttivo di “UTOPIA”, “HYAENA”, che si è aperta la scaletta del concerto in questione. Le tracce “THANK GOD” e “MODERN JAM” si sono poi susseguite, tanto che, lo spiraglio che Travis potesse deliziarci con la tracklist intera del disco si è aperto, almeno per un momento, sul cielo della città capitolina. Tra il vociare intenso di chi parlava di una probabile comparsa di Drake, The Weeknd e Beyoncé, a spawnare sul palco del Circo Massimo al fianco di un Travis Scott vestito con shoulderpads e kneepads è stato Ye e solo Ye. Pensate che risaliva addirittura al 12 dicembre 2021 l’ultima comparsa ufficiale del rapper di Chicago su un palco – più precisamente su quello del Rolling Loud in California, evento in cui spalleggiò Future. L’intermezzo con Kanye, prima con il duetto sul sound di “Praise God” e poi con lo spazio lasciatogli per cantare un’inaspettata “Can’t Tell Me Nothing”, suggella definitivamente il meraviglioso rapporto lavorativo che c’è tra i due: non per nulla Travis ha encomiato Mr. West pronunciando la frase “there is no UTOPIA without Kanye West, there is no Travis Scott without Kanye West” – e dopo il primo ascolto di “UTOPIA”, tra “THANK GOD” e “CIRCUS MAXIMUS”, diciamo che avremmo potuto aspettarci qualcosa del genere (arriverà mai un loro joint album, chi lo sa).
Il secondo evento di Travis in Italia nel giro di cinque settimane simboleggia anche la chiusura di un cerchio. Un’annata incredibilmente florida dal punto di vista musicale per l’Italia, tappa per Central Cee, Metro Boomin, Slowthai, The Weeknd, Kendrick Lamar e molti altri, non poteva non concludersi con i 60.000 del Circo Massimo: un numero ancora più ragguardevole se lo sommiamo agli 80.000 di Milano e soprattutto se calcoliamo che quel folle di Houston non si è posto alcun problema nell’annunciare la data romana con giusto qualche giorno di preavviso. E fa riflettere il fatto che, nonostante si sia trattato del primo live in cui è stato suonato “UTOPIA”, e che ad aver creato hype siano effettivamente state tracce come “FE!N” e “MY EYES” (che ci ha regalato un’inedita versione conscious di Travis), a rimanere impressa nella mente di molti dei presenti sarà sempre la intro “Even if you are not ready for the day, it cannot always be night” di “Praise God”: perché la notte (quella metaforica) di Travis è ufficialmente terminata e davanti a sé si è aperto uno squarcio di luce di dimensioni bibliche. Utopia is wherever you are.