Tre mostre a Roma, Milano e Torino da visitare assolutamente a gennaio

Che si tratti di una rigenerante sessione di shopping o del classico ed irrinunciabile aperitivo con gli amici, a tutti piace mettere il naso fuori di casa senza che la meta da raggiungere sia necessariamente il banco di scuola, l’università o il lavoro. Se poi ci si trova tra le vie di una città il divertimento è assicurato, poiché la proliferazione di luoghi e attività per passare il proprio tempo libero permettea ognuno di trovare ciò che più si addice ai propri gusti ed interessi. Non mancano, però, musei e gallerie, spazi che da sempre popolano le nostre città rendendole significative anche dal punto di vista culturale. Dunque, se siete alla ricerca di un posto dove il tempo libero incontra la conoscenza e amate l’architettura, il design o l’arte, vi suggeriamo tre mostre che non potete perdervi a Roma, Milano e Torino durante il mese di gennaio.

AALTO – Aino Alvar Elissa. La dimensione umana del progetto

Una mostra che ripercorre alcuni tra i progetti maggiormente rilevanti della carriera dell’architetto finlandese più noto di sempre, Alvar Aalto, assieme alle due mogli Aino ed Elissa, è quella intitolata AALTO – Aino Alvar Elissa. La dimensione umana del progetto e ospitata dal MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma (Via Guido Reni 4a), a partire dal 14 dicembre 2023 fino al 24 maggio 2024. Un percorso espositivo curato da Space Caviar che, attraverso la selezione di 11 progetti attinenti tanto all’architettura quanto al mondo del design, prestati sotto forma di tavole, fotografie, plastici e alcune installazioni speciali, racconta la pratica progettuale degli Aalto orientata, sin dagli anni ’20, verso una spiccata sensibilità nei confronti dell’essere umano. Dall’unica opera eretta sul suolo italiano, la Chiesa di Santa Maria Assunta di Riola di Vergato (ve ne avevamo parlato in questo articolo), agli oggetti prodotti da Artek, come l’iconico Stool 60 e il vaso Savoy, che hanno avuto la forza di raggiungere le case di milioni di persone in tutto il mondo, la mostra propone uno sguardo approfondito e stimolante sul lavoro di figure il cui lascito non smette di influenzare ancora oggi il più vasto panorama creativo.

I have lost and I have been lost but for now I’m flying high

A Milano, invece, Fondazione ICA Milano (Via Orobia 26) ha presentato I have lost and I have been lost but for now I’m flying high, una grande personale dell’artista e frontman dei R.E.M. Michael Stipe. In esposizione un ampio corpus di 120 opere che, oltre a dimostrare la poliedricità dell’artista nel muoversi tra fotografia, installazioni scultoree, ceramica e opere audio, offrono, nel proprio insieme, un ritratto a tutto tondo del loro creatore. La mostra, curata da Alberto Salvadori, può essere riassunta nel concetto di vulnerabilità, una condizione in cui Stipe si riconosce e che metabolizza personalmente per tramutarla in una forza capace di alimentare la propria esistenza, riconoscendola come spiraglio per sopravvivere in un mondo dove predominano caos e velocità. Tra le sale si susseguono, a ritratti fotografici di figure a cui l’artista si è legato nel corso della propria vita e che ha iniziato a produrre già dall’età di 14 anni, sculture e opere multimediali realizzate tramite la collaborazione con artisti come Angie Grass, Libby Hatmaker, Michael Oliveri e Caroline Wallner. La mostra, inaugurata lo scorso 12 dicembre, sarà visitabile fino al 16 marzo 2024

Form Form SuperForm

Per l’ultima mostra che vi consigliamo di visitare durante questo inizio 2024 ci dobbiamo spostare a Torino e, più precisamente, presso gli spazi di Pinacoteca Agnelli (l’ingresso è situato all’interno del Lingotto accessibile da Via Nizza 230). Qui, lo scorso 3 novembre ha aperto la retrospettiva intitolata Form Form SuperForm dedicata a Thomas Bayrle, che rimarrà aperta fino al 2 aprile 2024. La mostra affronta la carriera dell’artista tedesco noto ai più per le sue “superforme”, delle opere che, attraverso tecniche di stampa, pittura e scultura, rielaborano figure di persone e prodotti utilizzando intricati pattern. Giochi visuali, inganni percettivi e distorsioni della realtà, sono gli elementi ricorrenti all’interno delle affascinanti opere che Bayrle ha iniziato a concepire negli anni ’60. Oltre ad essere protagonista della mostra, che presenta la curatela di Sarah Cosulich e Saim Demircan, l’artista è autore di una nuova installazione realizzata appositamente per la Pista 500, la galleria di Pinacoteca Agnelli che si può visitare all’aria aperta direttamente camminato sul tetto del Lingotto.