Non tanto tempo fa parlavamo di come artisti come Burna Boy stessero cambiando la percezione della musica che arriva dall’Africa. Per questo non sorprende che oggi siamo qui a parlare di Tyla, classe 2002 proveniente da Johannesburg (Sudafrica), che ha tutte le carte in regola per essere la popstar del futuro.
Alcuni dati di fatto, per quanto a molte persone il nome di Tyla possa risultare sconosciuto, lei non lo è, anzi, è una cantante già affermata con quattro milioni e mezzo di follower su Instagram, una hit da mezzo miliardo di ascolti su Spotify, “Water” – canzone per la quale ha anche vinto un Grammy come “Best African music performance”, una nuova categoria -, un contratto global con Epic Records, e un tour mondiale attualmente in corso che la porterà in giro per Europa, Canada e USA. Insomma, non proprio l’ultima arrivata.
La vera novità è che ha da poco rilasciato il suo primo disco ufficiale dal titolo omonimo. E si sa, la prima release ufficiale è come un biglietto da visita, una presentazione che si fa agli ascoltatori.
“Tyla” è un progetto che condensa con gusto e intelligenza una serie di tendenze che sono nella contemporaneità, che avevano solo bisogno del giusto interprete per esplodere. In primis certifica la necessità della musica contemporanea di esplorare zone poco battute fino ad ora, per cercare nuove tendenze e opportunità – come è stato al tempo il fenomeno latino. Poi l’affermazione dell’amapiano (genere sudafricano nato da un mix di house, kwaito, ritmiche tradizionali zulu e tocchi di jazz) come prossimo riferimento culturale globale, che nel caso di Tyla è unito in modo intelligente con dei tocchi pop e una propensione all’R&B. Infine il desiderio di scoprire una nuova giovane regina del pop contemporaneo che possa davvero raccogliere il testimone di colleghe come Rihanna e Beyoncé, con soprattutto la prima sempre più impegnata su altri fronti. Tutto questo crea di per sé un mix curioso e affascinante, che non a caso ha attirato le attenzioni dei giganti della music industry americana come Travis Scott, presente sul disco con un remix di “Water”, Becky G e Gunna; ma anche dell’artista nigeriana Tems e del giamaicano Skillibeng, entrambi featuring del disco.
“Tyla” non è un album indimenticabile, non ha infatti la forza espressiva di un “Future Nostalgia” di Dua Lipa, la radicalità di “Motomami” di Rosalía, o l’eclettismo di “Renaissance” di Beyoncé, però è un progetto coerente, con poche idee ma estremamente chiare che riesce a sviluppare in modo ordinato dall’inizio alla fine. Non mancano i momenti di spessore, pensiamo per esempio alla malinconica “To Last”, alla travolgente “Jump”, o alla sensuale “On and On” – che potrebbe essere un pezzo di Kali Uchis su una base amapiano – senza dimenticare la hit del disco che abbiamo già citato, “Water”.
La sensazione che rimane alla fine dell’ascolto è di essere di fronte a una cantante con grandi capacità e potenzialità, ma ancora da scoprire. Probabilmente deve prima di tutto capirsi lei stessa per fare un disco di altissimo livello, e la giovane età gioca assolutamente dalla sua parte. Le carte in tavola sono a suo favore, e le scelte che prenderà influenzeranno la percezione che avremo di lei nei prossimi anni: si affermerà come una delle regine del pop contemporaneo? Di sicuro, siamo curiosi di scoprirlo.