Letterboxd è un social network per parlare di film: uno spazio in cui gli utenti possono segnalare tutti i film che guardano e, se lo desiderano, valutarli e recensirli. Pur esistendo da oltre dieci anni si è diffuso davvero solo durante la pandemia. Oggi vanta più di 10 milioni di account in oltre 190 paesi, cinque volte le sue dimensioni nel 2019, la metà degli utenti sulla piattaforma ha meno di 35 anni, e circa un quarto del totale tra i 16 e i 24.
La piattaforma non è stata concepita in Silicon Valley bensì in Nuova Zelanda, dove tutto è un po’ fuori passo con il resto del mondo, da Matthew Buchanan e Karl von Randow, web designer, imprenditori, cinefili nel tempo libero. Era il 2011 e l’idea iniziare era quella di costruire «un diario social per i film, magari con le liste».
Nelle sue FAQ, Letterboxd si definisce “un social network globale per la discussione e la scoperta di film di base. Usalo come diario per registrare e condividere la tua opinione sui film mentre li guardi, o semplicemente per tenere traccia dei film che hai visto in passato.” Il servizio è gratuito, con livelli a pagamento che offrono piccoli vantaggi e un’esperienza senza pubblicità.
In cima alla pagina, che visivamente ricorda la Top 8 di MySpace dei primi duemila, ci sono slot dove gli utenti possono nominare i loro quattro film preferiti. Visivamente è tutto molto semplice e diretto, dall’interfaccia immediatamente navigabile al design essenziale, con voci disposte su uno sfondo nero come una galleria di poster. Cliccando su un poster appaiono una serie di informazioni: il cast, la troupe e altri dettagli di produzione, statistiche su quanti utenti l’hanno visto, su quante liste appare e a quante persone piace, un grafico di valutazioni aggregate sulla sua scala a cinque stelle e un campione di recensioni popolari e recenti.
Non c’è in realtà un modo corretto per recensire un film: se ne trovano di sciocche e ironiche, come di serie, lunghe e ponderate. Nessuno giudica la tua opinione sul film e le date di uscita non contano: con Letterboxd, l’impressione è di poter guardare un film in qualsiasi momento e fortunatamente ci sarà un forum intorno per discuterne intelligentemente.
Esiste anche un aspetto social media nella piattaforma, poiché gli utenti possono seguirsi a vicenda e commentare le recensioni degli altri. A differenza dei social network più tradizionali, i cui algoritmi sono progettati per trattenere per più tempo possibile l’attenzione dell’utente, l’esperienza su Letterboxd è però parecchio differente.
Non si usa Letterboxd per vedere cosa fanno gli altri, né si è costretti a vedere nulla che non voglia vedere. Si segue solo chi piace e chi si rispetta, che siano critici, amici o sconosciuti allo stesso modo. Nessuno ti costringe a impegnarti, interagire o essere perennemente attivo e nessuno cerca di influenzare il tuo prossimo acquisto. Niente format, niente content, niente algoritmo, niente spunte colorate, niente “Nei per te”. Non c’è nessun posto su Letterboxd per condividere immagini di te stesso, né puoi pubblicare video, l’immagine del tuo profilo è più piccola di un francobollo. Non c’è alcun modo per essere un influencer.
A ottobre scorso alla piattaforma si è iscritto Martin Scorsese, che ha pubblicato la lista di titoli a cui si è ispirato per il suo ultimo film, “Killers of the Flower Moon“. Il regista è diventato rapidamente l’account più seguito sulla fiorente piattaforma. Oltre a lui, una lunga serie di registi e attori famosi è iscritta e usa attivamente l’applicazione, fra cui Ayo Edebiri, star di “The Bear”.
Nonostante la piattaforma sia stata valutata oltre 50 milioni, Letterboxd rimane, per ora, disarmantemente diretto e disinteressato ad essere tutte quelle cose a cui solitamente i più tradizionali social network puntano. È solo un posto per le persone che amano andare al cinema e parlare di film con altre persone che amano i film, riempiendo quel vuoto lasciato dai blog e dalla community nate online nella prima epoca di Internet.