Valentino interpreta il punk in chiave romantica nella Act Collection

La location: il Piccolo Teatro, un luogo simbolo della cultura milanese e italiana, ma che, causa pandemia, da ormai un anno è rimasto chiuso. Così lo vediamo anche ora, senza pubblico, con i sedili vuoti illuminati solo dall’enorme logo V. Lo spettacolo è solo la moda, con modelli che diventano attori e spargono la loro arte in diretta streaming.

Il contesto: l’ultimo giorno della Milano Fashion Week e una sfilata che riscrive le regole del punk in chiave romantica, con uno sguardo al futuro che si basa sulla raffinatezza senza tempo.

Valentino riconferma la sua presenza alla settimana della moda di Milano con un défilé co-ed che porta avanti i valori professati dal direttore creativo Pierpaolo Piccioli nelle ultime stagioni. La Act Collection è infatti un’ode alla fluidità di genere, espressa attraverso look maschili e femminili che utilizzano la stessa tipologia di capi, ma anche un’ulteriore celebrazione delle sottoculture sovversive, stavolta non rappresentate dalle borchie della linea Rockstud, ma piuttosto basata su un approccio più concettuale.

I colori sono soltanto due: il bianco e il nero, salvo qualche accenno di oro, ma molto contenuto, perché per ricominciare bisogna partire dall’essenziale. A vincere sono invece i contrasti optical, tra scacchi e preziose rifiniture. Il taglio sartoriale è estremamente contemporaneo e così nella maglieria sbucano dei tagli, quasi a essere un riferimento alle opere di Lucio Fontana e al suo astrattismo nell’oltrepassare i confini dello spazio e tempo. Se l’uomo vanta una spiccata sensibilità nell’essere introverso, la donna osa con un’estrema sensualità, ma rimanendo impeccabilmente elegante, grazie a minigonne precisissime e trasparenze chiese in prestito dall’atelier di couture.

Ancora una volta la maison sa perfettamente centrare l’obiettivo con i suoi storytelling diretti e concreti, ma soprattutto con delle creazioni sempre fedeli al presente.