Vedere il vuoto è possibile?

Sculture massicce, dense e pesanti incarnano la risposta che Rachel Whiteread, una delle figure più rilevanti dell’arte contemporanea nel Regno Unito, è riuscita a formulare per rendere evidente e palpabile il vuoto delle cose che ci circondano.

Nata nel 1963 a Londra, l’artista ha orientato la propria pratica artistica verso la materializzazione degli spazi negativi, siano essi ricavati da oggetti di uso comune come sedie, letti e materassi o ottenuti attingendo alla scala architettonica di stanze ed edifici. Whiteread ha voluto rendere presente l’assente, visibile l’invisibile e per farlo ha individuato nella realizzazione di calchi la tecnica migliore di cui servirsi: tramite colate di materiali come cemento, gesso o resina ottiene opere derivanti dal negativo di volumi esistenti.

La sua opera più celebre, grazie alla quale è stata la prima donna a vincere il Turner Prize, è “House” del 1993. Si tratta del calco in cemento bianco di una vera e propria abitazione, una villetta a schiera vittoriana che sorgeva nella East End di Londra. L’artista ne ha metaforicamente preservato la presenza poiché, una volta demolita la casa, a rimanere come un fantasma del passato è stato il suo volume interno. Il blocco di cemento rendeva evidente non più l’architettura ma lo spazio che essa circoscriveva.

Altro esempio della cifra stilistica di Whiteread è “Untitled (Room 101)”. Prodotta nel 2003, l’imponente opera è il calco in gesso della stanza della BBC dove lavorò George Orwell, da cui lo scrittore prese ispirazione per connotare la stanza 101 del suo celebre romanzo distopico “1984″.

E ancora “Nissen Hut” comparsa nel 2018 nella Dalby Forest, nello Yorkshire, per ricordare l’impatto che la Prima Guerra Mondiale ebbe sul paesaggio britannico. Tramite il lavoro dell’artista, il volume di una baracca militare diventa un simbolico monumento pubblico.

Sulla scala oggettuale, una delle opere più iconiche dell’artista è sicuramente “Untitled (One Hundred Spaces)” con la quale, nel 1995, ha dato forma allo spazio presente sotto la seduta di 100 sedie ottenendo altrettante sculture in resina colorata semitrasparente.

Ad oggi Whiteread è stata protagonista di numerose mostre, ma degna di nota è soprattutto la retrospettiva del 2017 ospitata alla Tate Britain di Londra e il suo intervento del 2005 alla Tate Modern con la colossale installazione “Embankment”.