Vogliamo di nuovo i Winnie The Pooh portachiavi

Sono i primi anni 2000, hai una moneta da un euro in mano e sei davanti ad un distributore automatico pieno di palline colorate; in ognuna uno charm di Winnie The Pooh in un costume diverso. Inserisci la moneta e ne scende una mentre speri fortissimo che non sia un doppione delle altre decine di sorprese che hai pregato i tuoi genitori di comprarti. Sei felice e non lo sai. 

I Peek-a-Pooh (questo il loro nome ufficiale) popolavano questi distributori automatici, un po’ ovunque dai bar, ai lidi al mare, alle stazioni, e costavano solo €1 in Italia — e un $1 negli Stati Uniti. Decine di versioni di Winnie The Pooh in plastica travestiti con costumi rimovibili in gomma divisi in 22 mini-collezioni a tema prodotte da Takara Tomy Arts in collaborazione con Disney nei primi anni 2000, principalmente tra il 2005 e il 2008. Il loro fascino non è spiegabile ed è legato in parte al loro aspetto divertente e in parte ovviamente alla nostalgia con cui li ricordiamo. 

La loro produzione è stata sospesa più volte negli anni e sembra oggi definitivamente discontinuata anche se si riescono ancora a trovare alcune macchinette che li vendono in Canada. La loro distribuzione è stata sempre molto differenziata, con collezioni speciali per i mercati italiano e giapponese. Se le prime cinque serie sono un mix di animali vari, le altre sono molto specifiche e vanno da quella natalizia, a quella a tema oceano, fiori, “back to school”, circo, zodiaco e dolcetti. Oltre a quelli ufficiali esistono dei Peek-a-Pooh “misteriosi” che come si può immaginare fanno impazzire i collezionisti e che sembrano non appartenere a nessuna serie a tema — oltre ad uno speciale Winnie dorato di cui si parla sui blog di appassionati e che è stato trovato nel 2010 nella collezione musicale. 

Oggi i Peek-a-Pooh sembrano avere ancora un mercato, seppur di nicchia, nel “resell” su Etsy, eBay e Vinted con prezzi che vanno dai 10€ l’uno fino ad alcune collezioni di decine di charm vendute a centinaia di euro. Essendo entrati nella nicchia del collezionismo, il loro valore varia a seconda di disponibilità, rarità e mercato. La loro rilevanza oggi non è però legata al collezionismo ma all’enorme influenza popolare all’inizio del 2000. Tutti li avevano da appendere a chiavi, borse e soprattutto telefoni (quando ancora avevano integrato un piccolo foro apposito per appendere gli charms); qualcuno già li collezionava ma erano principalmente un divertimento, un premio, un mezzo di scambio e di discussione tra amici per cui si questionava l’originalità del Winnie in questione a seconda dell’espressione, la postura e soprattutto la presenza della scritta “Pooh” sulla classica maglietta rossa — grande fattore di valore popolare all’epoca e rimasto quasi un mito metropolitano oggi la cui veridicità in termini di originalità del prodotto non sembra essere mai stata confermata. 

La modalità di vendita e acquisto dei Peek-a-Pooh è similissima a quella super popolare dei Gachapon (o Gashapon) in Giappone: distributori automatici a cui si comprano piccoli gadget, personaggini, pupazzi o giochi spesso provenienti dal mondo dei manga e che sono chiusi dentro capsule la cui espulsione dalla macchinetta è casuale. Il nome Gachapon è infatti onomatopea per i due suoni principali dell’azione di acquisto: gacha (o gasha) per il suono della manopola che ruota e pon per quella della capsula che cade. Un fenomeno molto forte in Giappone già dagli anni ’60 e che nel tempo si è diffuso anche altrove con declinazioni come quella dei Peek-a-Pooh, il cui produttore è infatti uno dei maggiori del settore. 

Su TikTok oltre agli account che mostrano le loro preziose collezioni di infanzia conservate con cura, ce ne sono alcuni che mostrano come trovarli. Gli unici distributori automatici che sembrano ancora venderli sono in Canada a Vancouver al Konbiniya Japan Centre e al Granville Island dove costano 2$ e vengono ancora vendute le serie dei primi 2000 anche se probabilmente in giro per il mondo rimangono ancora alcuni vecchi distributori dimenticati. Quello che è certo è che il desiderio di averli (o riaverli in memoria dell’infanzia) è fortissimo: i commenti su TikTok sono pieni di persone che chiedono disperatamente dove poterli acquistare e anche il numero di pezzi venduti online fa intuire un mercato abbastanza vivo — per quanto di super nicchia — anche fuori dalla cerchia di collezionisti e appassionati di Winnie The Pooh. Il tutto mosso da una fortissima nostalgia e una sfrenata passione per tutto ciò che è cute.