Da Yves Saint Laurent a Supreme: tutte le volte che Mondrian ha influenzato la moda

Chi si sarebbe aspettato che le opere che dipingeva negli anni ’20 Pieter Cornelis Mondriaan Jr. avessero un impatto così rilevante all’interno del mondo della moda? Probabilmente nessuno, eppure dietro alla sua arte e a quelle linee orizzontali e verticali che delineano forme rettangolari o quadrate si cela un pensiero molto elaborato, frutto di anni e anni di perfezionamento e che sembra concepito per essere applicato proprio alle dinamiche dell’abbigliamento.

Quel che può apparire semplice e anche un po’ scontato in realtà deriva dalla complessità di un lavoro e di una ricerca concettuale che tentano di andare al di là delle forme per ritrovare la purezza assoluta, arrivando a una forma d’arte incorruttibile, eterna e armonica. Con la nascita del Neoplasticismo e l’influenza del minimalismo, Piet Mondrian voleva descrivere una realtà non rappresentativa, poiché la natura risulta essere troppo complessa e molteplice per essere oggetto di un’opera. Ecco quindi che l’unica chiave è ridurre tutto all’essenza, evitando il superfluo, e avvalersi dell’astrazione per descrivere il soggetto.

Tutti questi valori hanno immediatamente colpito gli stilisti che stavano attraversando un periodo di svolta all’interno del fashion system. L’haute couture cominciava infatti a risultare troppo sofisticata per l’epoca e così negli anni Sessanta il prêt-à-porter iniziò a farsi strada tra le sfilate parigine, descrivendo uno stile di vita più dinamico e all’avanguardia. Simbolo di questo cambiamento è Yves Saint Laurent, l’enfant prodige che giovanissimo si ritrovò alla guida della prestigiosa maison Christian Dior e che con il suo brand scalò rapidamente la vetta del successo, proprio grazie alla sua visione rivoluzionaria. Tale pressione però lo porterà a vivere in maniera turbolenta tra scandali, deliri, eccessi e anche crisi personali. Fu proprio in uno di questi momenti bui che il couturier prese coscienza che la filosofia descritta da Mondrian rispecchiava la “retta via” della sua tormentata e affannosa ricerca nei confronti dell’ispirazione.

Yves Saint Laurent autunno/inverno 1965

È così che con la collezione autunno/inverno 1965 nacque uno dei sodalizi più importanti della storia tra arte e moda. I sei abiti da cocktail, soprannominati “De Stijl” in onore del movimento creato dal pittore olandese, che YSL portò in passerella, riprendevano infatti tutti gli elementi fondamentali che possiamo ritrovare nelle composizioni di Mondrian. I vestiti avevano dunque un aspetto molto semplice alla vista grazie alla struttura a trapezio, ma in realtà nascondevano una lavorazione a dir poco minuziosa, che solamente un abilissimo sarto era in grado di riprodurre. La vestibilità impeccabile era dovuta a un taglio molto preciso con caduta a piombo, reso possibile grazie alla scelta dei materiali e della lavorazione: lana pre tinta, jersey e cuciture invisibili. Lo sgargiante schema colori a griglia era composto da linee nere e riquadri rossi, gialli, blu e bianchi, tinte primarie che rappresentavano la purezza assoluta e in questo caso erano simbolo di una donna giovane, emancipata ed estremamente elegante.

Soprannominata “Collezione Mondrian“, la linea venne consacrata in brevissimo tempo come uno dei capolavori più importanti di sempre all’interno del mondo della moda, tant’è vero che apparì sulle più importanti testate giornalistiche del periodo e che, a distanza di decenni, continua ad ispirare.

Come vi abbiamo anticipato, però, Saint Laurent non è stato l’unico ad utilizzare l’arte di Mondrian come moodboard. Un altro esempio, sempre legato all’alta moda, lo ritroviamo nella collezione femminile autunno/inverno 2020 di Hermès, la quale, oltre a sfoggiare numerosi capi d’abbigliamento e accessori costituiti da colori primari e successioni geometriche, ha ricreato una location molto fedele al quadro “Broadway Boogie Woogie“.

Hermès autunno/inverno 2020

Anche il mondo dello streetwear ha ceduto molteplici volte al fascino dell’artista. Vanno infatti annoverate le celebri Nike Dunk SB Low “Piet Mondrian” del 2008, che attualmente costituiscono un vero e proprio grail tra gli sneakerhead, tanto da avere un valore medio di €1.000 a resell. Dopodiché troviamo Palace e la sua MONDO SHIRT della collezione Summer 2019, interamente ricoperta da un pattern riconducibile alla “Composizione No. 10“.

Infine, il caso più recente è quello di Supreme, che dopo aver già sperimentato questo stile con la Color Blocked Track Jacket tratta dal lookbook della primavera/estate 2016, torna ad ispirarsi a Mondrian con un set di berretti di lana e giacche in pile per l’autunno/inverno 2020 che addirittura incorporano l’iconico Box Logo nei noti riquadri.

Supreme primavera/estate 2016 – Supreme autunno/inverno 2020

Insomma, possiamo chiaramente constatare come gli anni, anzi i decenni, passino, ma la necessità di raggiungere un equilibrio e una forma pura di raffigurazione rimanga una costante e, al di là dell’estetica che molti possono definire “pop”, questo concetto continuerà ad essere attuale anche al di fuori dei musei.