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Il suo pseudonimo si traduce in “numero due”, ma il suo status lo rende indubbiamente il numero uno. Parlando di NIGO si corre il rischio di banalizzare la sua figura come quella di un semplice designer, quando in realtà ci troviamo di fronte a una vera e propria icona culturale che in trent’anni di carriera ha costruito un’intera visione capace di ispirare le ultime generazioni. Uomo di poche parole e molti fatti: viene considerato il padre della cultura hypebeast, nonché uno dei pionieri dello streetwear e anche uno degli ispiratori dei cosiddetti sneakerhead. Eppure, come detto, quando fece i suoi primi passi nella scena, fu scherzosamente battezzato da un commesso locale “NIGO” – letteralmente “numero due” – o “Fujiwara Hiroshi 2” in riferimento alla somiglianza sia caratteriale che fisica con il suo mentore Hiroshi Fujiwara. In realtà a Tomoaki Nagao non servì molto tempo per diventare una star mondiale e raggiungere il livello del suo idolo.
La leggenda ebbe inizio il 23 dicembre del 1970, quando nacque nella prefettura di Gunma da un padre operaio e madre infermiera. Sin da subito dimostra una forte passione per la musica, in particolare per l’hip hop, che lo porterà a recarsi spesso a Tokyo in cerca di dischi importati e outfit ricercati. Finito il liceo è proprio lì che si trasferirà per cominciare a frequentare il Bunka Fashion College, dove tuttavia afferma di non aver imparato nulla. La sua vera formazione infatti si svolge nelle strade e nei locali notturni della capitale, dove tesserà una rete di amicizie e contatti che cambieranno la sua vita e non solo.
Potremmo continuare ancora per molto parlando di come la sua influenza nella cultura di massa sia un qualcosa del tutto fondamentale che ha aperto al mondo un Paese generalmente “chiuso” come il Giappone, o di come in tempi non sospetti sia stato un esempio perfetto di creativo moderno aperto alle più disparate contaminazioni e attivo in diversi campi. Ma al di là della sua reputazione di maestro del gusto e divulgatore culturale, abbiamo deciso di raccogliere cinque esempi che rendono NIGO un mito, ancor prima di collaborare con Louis Vuitton e diventare il direttore creativo di KENZO.
NOWHERE e la scena Ura-Hara
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Il Giappone ha senz’ombra di dubbio un ruolo fondamentale nella storia della moda, ma un quartiere in particolare lo ha ancora di più. Stiamo parlando di Harajuku, una zona di Tokyo che, prima di esplodere negli anni Duemila, non era particolarmente commercializzata. Però è lì che a un certo punto gruppi di giovani accomunati dalla passione per le sottoculture hip-hop e punk si ritrovavano presso negozi indipendenti dall’aria bohémien. Quel movimento prese il nome di Ura-Harajuku, abbreviato in Ura-Hara, che letteralmente significa “Harajuku nascosto”. Tra i suoi membri vi erano coloro che attualmente dominano la scena streetwear: Hiroshi Fujiwara di fragment design, SK8THING di Cav Empt, Tetsu Nishiyama di WTAPS, Hikaru Iwanaga di BOUNTY HUNTER, Shinsuke Takizawa di NEIGHBORHOOD, Jun Takahashi di UNDERCOVER e NIGO di BAPE.
Questi ultimi due, dopo essersi conosciuti al Bunka Fashion College, si misero in società per aprire con un equivalente di $4000 un concept store che entrò nella leggenda: NOWHERE. Il modello era quello del Sex di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren, mentre il nome derivava dalle band preferite dei due fondatori, i Beatles (in riferimento alla canzone “Nowhere Man”) e i Sex Pistols (citando l’artwork del singolo “Pretty Vacant”). Quando le porte si aprirono il 1 aprile 1993, all’interno era possibile trovare una selezione unica di articoli che non si trovava in nessun posto, come capi provenienti dall’America, rare sneakers Nike e adidas, tavole da skate, art toys, jeans vintage, uniformi del college, divise militari e sportswear. Non solo, fu proprio lì che partirono sia UNDERCOVER che A Bathing Ape, ma anche AFFA (ANARCHY FOREVER FOREVER ANARCHY) e 40% Against Rights. Complice anche la popolarità della rubrica “Last Orgy” dedicata alle novità streetwear, l’attività ebbe un successo tale che la gestione risultava praticamente impossibile ed è così che Jun Takahashi e NIGO, ormai troppo presi dalla loro carriera personale, decisero di chiudere i battenti nel 2000. Tuttavia l’eredità lasciata da NOWHERE è tutt’ora imparagonabile.
La carriera nella musica e i TERIYAKI BOYZ
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Oltre alla carriera nella moda che tutti conoscono, NIGO è da sempre attivo anche in un altro settore, quello della musica. È nel momento in cui divenne l’assistente di Hiroshi Fujiwara che si appassionò visceralmente all’hip-hop importando dischi da scratchare e, considerando la personalità determinata e poliedrica di Tomoaki Nagao, era inevitabile che questa passione non si limitasse a restare un semplice hobby ma diventò un secondo lavoro a tutti gli effetti.
Il suo primo progetto musicale risale al 1997 e si intitola “James* vs. NIGO – A Bathing Ape VS Mo’Wax“; dopodiché nel 2000 arrivò il primo album ufficiale, “Ape Sounds“, un condensato di suoni ricercati che mettevano a confronto Oriente e Occidente in diversi generi senza risparmiare citazioni a Public Enemy, Beatles, Wu-Tang Clan e Sex Pistols. Nel 2004 è uscito anche “(B)APE Sounds” che, con lo scopo di radunare gli MC giapponesi per farli rappare sulle basi di producer americani, scaturì l’idea di formare un vero e proprio gruppo rap. La band prese il nome di TERIYAKI BOYZ ed era composta da Ilmari, Ryo-Z, Verbal, Wise e per l’appunto NIGO nella veste di DJ. Il loro debutto in studio è stato nel 2005 con “Beef or Chicken” per Def Jam, un disco che, grazie alla partecipazione di artisti di fama mondiale come Adrock, i Daft Punk, DJ Premier e i Neptunes, portò la formazione ad essere tra le prime provenienti dall’Asia a spopolare oltreoceano. Fondamentale fu l’immagine stilistica dei membri, la quale, puntando su look firmati BAPE e vistosi gioielli che riprendevano con originalità lo stile dei rapper statunitensi, contribuì a portarli sulla cresta dell’onda. Così arrivarono a registrare la colonna sonora del film “The Fast and the Furious: Tokyo Drift“, proseguendo con nuovi EP e addirittura lavorando con Kanye West, Jay-Z, Big Sean, Busta Rhymes e Chris Brown.
Oltre a ciò, NIGO continuò a diffondere la sua impronta nell’industria musicale con lo show “NIGOLDENEYE” su MTV Japan e come manager/produttore, insieme a Watanabe Junnosuke, del gruppo pop femminile di idol giapponesi BILLIE IDLE. Dopodiché, nel 2016 fondò insieme a Naoto, Verbal, Sway e Mandy un altro complesso, quello degli HONEST BOYZ, che forse conoscete per aver collaborato con Lil Uzi Vert alla canzone “Electricity” presente in “Pokémon: Detective Pikachu“. Quest’anno NIGO invece tornerà con “I Know NIGO“, un attesissimo album ricco di featuring internazionali prodotto dall’etichetta Victor Victor e Universal.
L’amicizia con Pharrell
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Un giorno Pharrell Williams si recò dal suo gioielliere di fiducia, Jacob the Jeweler, ed egli gli disse che tra i suoi nuovi clienti c’era un tizio giapponese di nome NIGO che si presentava con le sue foto chiedendo di replicare gli stessi gioielli ma in colori differenti. L’artista, incuriosito da questo racconto, decise di organizzare un viaggio in Giappone per incontrare questa persona e così, nel 2003, dirigendosi verso Tokyo, finalmente fece la conoscenza del fondatore di A Bathing Ape. Quest’ultimo lo invitò a registrare un pezzo nel suo studio e gli mostrò il suo archivio costellato di articoli di moda e cultura pop, strumenti dei Beatles, opere d’arte ecc… Pharrell rimase immediatamente colpito da quel luogo così ricco e decise di cogliere l’occasione per parlare di un’idea che aveva in mente, ovvero la creazione di un brand e una label chiamati Billionaire Boys Club & Ice Cream. Il designer non ci pensò due volte e si offrì subito di partecipare al progetto. Da quel momento ebbe inizio un’amicizia che fu in grado di cambiare la storia dello streetwear.
In quegli anni il duo era infatti praticamente inseparabile e si presentava insieme in ogni occasione pubblica con outfit combinati composti da BAPESTA colorate, capi di BBC e maxi collane. I loro look divennero presto di tendenza nel panorama hip-hop, influenzando personaggi come Kanye West, Lil Wayne, Soulja Boy, Jay-Z e Pusha T.
La collaborazione tra i due si manifestò anche nell’ambiente musicale con alcuni brani dei TERIYAKI BOYZ e dei Neptunes, oltre alla realizzazione da parte di NIGO della copertina in stile Baby Milo del primo album da solista di Pharrell, “In My Mind”.
Dopodiché l’attenzione si spostò nuovamente sul campo fashion con Louis Vuitton, che chiamerà la celebre coppia a disegnare nel 2004 un paio di occhiali da sole voluti dal direttore creativo dell’epoca Marc Jacobs, gli iconici “Millionaire”; mentre nel 2019 adidas li riunirà nuovamente nella capsule “Human Race x Human Made”.
Tutt’ora il rapporto di reciproca ispirazione continua e di recente li ha portati a debuttare in un altro settore, quello del sakè con la linea STORM COWBOY.
Il dissing tra HUMAN MADE e BAPE
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Immaginate di fondare un brand, abbandonarlo, crearne uno nuovo e dissare il primo. È esattamente questo che è successo con NIGO. Nei primi anni ’90, ai tempi di NOWHERE, Tomoaki Nagao notò che nello store la parte di Jun Takahashi dedicata ad UNDERCOVER era più frequentata della sua e di conseguenza sentì la necessità di avviare un proprio brand. Così, nel 1993, dopo una maratona de “Il Pianeta delle Scimmie” durata ben cinque ore, a lui e all’amico grafico SK8THING venne l’idea di dare origine ad A Bathing Ape in Lukewarm Water (successivamente abbreviato in A Bathing Ape o BAPE). Quel marchio, che inizialmente produceva soltanto una cinquantina di t-shirt a settimana, diventò ben presto un fenomeno di massa, a tal punto che nel 2011 NIGO si vide costretto a vendere il 90% al conglomerato di Hong Kong I.T. cercando supporto di gestione. Tuttavia tra i due ci furono delle divergenze che portarono il designer ad abbandonare definitivamente l’etichetta nel 2013.
Finito questo capitolo, nel 2014 se ne aprì un altro, seguendo ancora una volta come riferimento la saga de “Il Pianeta delle Scimmie”. Si può dire infatti che, con il concepimento di HUMAN MADE, il creativo passò dall’atteggiamento caotico e grezzo dei gorilla all’esplorazione degli intricati valori umani, dando vita a un’etichetta che, rifacendosi all’estetica Americana del secondo dopoguerra, abbraccia la giovinezza e il legame tra passato, presente e futuro.
Detto questo, come anticipato all’inizio, il momento di pura genialità arrivò nel 2019, quando NIGO rilasciò una t-shirt ritraente una scena del film “1999: Conquista della Terra” in cui compare un cartello di protesta con su scritto “GO HUMAN NOT APE”. Una reference davvero brillante, in quanto cita una trama che parla di come le scimmie sono state rese schiave dall’umanità, non nascondendo quindi la supremazia di HUMAN MADE e un certo astio nei confronti dell’attuale BAPE.
Il collezionismo e la passione per la cultura pop
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Arrivati a questo punto avrete ormai capito quanto NIGO sia una figura unica ed eclettica che ha messo la passione per la cultura pop al centro della sua straordinaria carriera, diventando un designer di fama mondiale ma anche un grande collezionista.
I suoi atelier sono stati infatti più volte oggetto di reportage e approfondimenti per la varietà di importanti item presenti all’interno. Si va dai giocattoli vintage ai strumenti musicali dei Beatles, passando per vinili, jukebox vintage, vecchie insegne di Coca-Cola e McDonald’s, capi storici e persino rare action figure. Non solo, in tutto questo convivono anche mobili art déco, arredi space age e pezzi di design italiano anni ’70, tra cui il mitico Pratone di Gufram, l’iconico divano Bocca e la Living Tower progettata da Verner Panton per Vitra.
Non minore il suo amore per l’arte, che oltre a essersi visto nei suoi lavori con UNIQLO UT e nelle collaborazioni con artisti del calibro di Stash, Hajime Sorayama, André Saraiva e Futura, vive anche tra le pareti di casa sua. Tra una stanza dedicata a Gucci, Goyard o Louis Vuitton, si aggirano infatti fotografie di Andy Warhol, maxi cuscini di Takashi Murakami e innumerevoli opere di KAWS, che tra l’altro venne incoraggiato proprio da NIGO a creare i primi dipinti su tela, come quello intitolato “Kaws Album” che nel 2019 è stato venduto da Sotheby’s per la bellezza di 14,8 milioni di dollari.
In realtà quella non fu l’unica asta, poiché Tomoaki Nagao mise più volte i suoi oggetti a disposizione di Sotheby’s. In occasione dei suoi venticinque anni di carriera, venne infatti organizzata l’asta “NIGO Only Lives Twice”, nella quale sono stati battuti articoli come la famosa collana col simbolo del dollaro tempestata di diamanti di Jacob & Co., una rarissima coperta in visone di Louis Vuitton, il divano Banquette n.356 di Jean Prouvé, un albero di natale firmato Tom Ford, dieci serigrafie di Andy Warhol ritraenti la Campbell’s Soup e diversi memorabilia di Star Wars. La sua fissa per il franchise di George Lucas tornerà inoltre a farsi evidente quando mise in vendita, sempre da Sotheby’s Hong Kong, la sua collezione valutata $250.000. Ora vi starete forse chiedendo per quale motivo vendere degli oggetti a cui si è così legati. La risposta, secondo NIGO, è che le aste sono un modo per trasmettere la tua eredità e farlo quando sei ancora vivo ti consente di godere della tua notorietà vedendo in prima persona come puoi ispirare gli altri.