Il mondo delle sneakers è sempre in evoluzione e il mondo del retail non sempre può coprire tutti i bisogni e le voglie del pubblico. Il custom e il bespoke sono passati da occupare una nicchia a essere dei colossi nel mercato, gli artisti e artigiani responsabili di queste creazioni sono celebrati da collezionisti, appassionati e operatori del settore.
Per questo motivo abbiamo parlato con Valentino Bacchieri, aka Fiamma Studios, designer che ogni giorno si sta conquistando una notorietà maggiore grazie ai suoi concept, alcuni dei quali realizzati insieme a Chase Shiel. Con Valentino abbiamo parlato della sua storia personale, di design e soprattutto del mondo bespoke, per capire i valori aggiunti di una realtà ancora troppo poco nota.
Ti stai facendo un nome in Italia e non solo. Ora sei a Parma ma sei cresciuto in Costa Rica. Come ti sei appassionato al mondo sneakers nel tuo paese d’origine?
“All’inizio con i graffiti. In Costa Rica non c’è una cultura fashion o sneakers, quindi ho cominciato con i graffiti. Quando non ero io a farli, guardavo i video degli artisti su YouTube e ho notato che tutti indossavano le Nike Air Max 90 o le Air Max 1. Mi hanno conquistato. Questa è stata la mia prima influenza ma in Costa Rica non ci sono negozi che le vendono, e anche se compri online devi prima spedire negli Stati Uniti per poi inviare il prodotto in Costa Rica, con conseguenti prezzi altissimi. Quindi ho cercato di imparare il più possibile su questa cultura, sempre da YouTube, ho visto i primi video degli sneakerhead e mi sono appassionato.
I miei genitori però sono italiani quindi ho sempre avuto un’attenzione particolare verso la cultura europea, unita alla cultura americana perché è la più vicina a quella della Costa Rica. Questo mix mi ha dato un punto di vista diverso.”
Poi come si è sviluppata questa passione?
“Sono andato all’università e ho studiato design del prodotto, consapevole che mi sarebbe servito per lavorare nel mondo delle sneakers e del fashion. In seguito però mi sono incentrato più sul graphic design. Su Photoshop ho iniziato a fare i miei disegni e successivamente questi concept custom su modelli noti. Ho aperto un account Instagram ma solo con l’idea di creare un portfolio, non con l’ambizione di lavorarci.”
Ti sei costruito un nome trasportando modelli e colorazioni iconiche su “tele” diverse. Hai sempre fatto così o sei partito con design tuoi originali?
“A me piacerebbe fare cose solo mie e ho lavorato personalmente a diversi concept, ma da tre anni a questa parte quello che muove di più è l’hype. Ora quindi realizzo design su questa linea e una volta che il mio nome è più stabile inizierò a condividere anche le mie creazioni originali.”
Uno dei tuoi primi design è stata la Air Jordan 1 “Tom Sachs”, che è esplosa sui social.
“Sì, per quella c’è stato subito grande hype, ho ricevuto like e repost da pagine importanti.”
Da lì è nata la collaborazione con Chase Shiel? Come lo hai conosciuto?
“Sì. Io creo i design e scelgo materiali, Chase mi aiuta con la scelta e mette le mani sulla scarpa in quanto calzolaio.
Ci siamo conosciuti perché, dopo l’hype per le Jordan 1 “Tom Sachs”, mi ha mandato una mail per dirmi che voleva portare in vita la scarpa, creandola in collaborazione con me. Inizialmente non ho risposto perché non lo conoscevo e il suo link instagram portava a un profilo senza foto o altro. Dopo una settimana gli ho scritto e ho iniziato a collaborare con lui. Ormai ci parliamo tutti i giorni.”
Scegli di inviare il design a Chase per una realizzazione solo se hai avuto un bel riscontro sui social o ci lavorate indipendentemente?
“Dipende. A volte, come per le Travis Scott x Air Jordan 1, lo passo solo a lui perché in altre circostanze, precisamente con le Jordan 1 “Tom Sachs”, avevano copiato il design e lo avevano fatto prima di noi. Quindi se posto qualcosa, prima ne ho parlato con Chase.”
Come si svolge la produzione?
“Concettualmente è semplice: si parte da una general release, si taglia tutto e viene tenuta solo la suola. Su questa base poi si lavora sempre a mano, con i materiale selezionati e lavorati da noi o, in questo caso, da Chase. Lavoriamo spesso anche sui box ma questo è un plus.”
Da zero a prodotto finito quanti passaggi ci sono?
“Per il design dipende da cosa faccio e se ho l’ispirazione. Magari comincio un progetto e poi lo abbandono per poi tornarci più avanti. Se ho l’idea e faccio tutto in un giorno direi che ci impiego quattro o cinque ore. Se sono certo che il progetto sia realizzabile, sento Chase e mi regolo col suo calendario (perché lui ha anche tanti lavori personali di bespoke 1 of 1).”
Parlando di tempi di realizzazione quindi quanto tempo impiegate? Per esempio le prime Jordan 1 “Tom Sachs” erano in un’edizione di sei pezzi.
“Dalla foto pubblicata su Instagram alla release online passano due mesi. In quel periodo realizziamo i sample e testiamo i materiali. Una volta online chi acquista fa un pre-ordine e aspetta un ulteriore mese per la realizzazione e l’invio del suo paio personale.”
Cercherei di far capire che non è assolutamente un tempo lungo per questo intero processo, considerando che Chase è in Australia.
“Sì, non è male. Ci abbiamo messo di più solo per le Jordan 1 “Sean Wotherspoon”, un mese in più rispetto al solito. In quel caso abbiamo cambiato interamente il pattern, abbiamo fatto tutto da zero e abbiamo realizzato diversi sample al fine di avere una shape ottimale visto i tanti livelli di materiale.”
Ci sono materiali che preferisci usare?
“Sicuramente il suede, anche perché ce ne sono di molto diversi. Quelli davvero di qualità sono morbidi, cambiano tonalità al tocco. Quasi si muovono. Permettono davvero di creare sensazione stupende. Anche la pelle mi piace ma il suede è al primo posto.”
Trovi difficoltà a reperire alcuni materiali o l’esatto colore di quel prodotto specifico che stai cercando?
“Sì, spesso non è facile. Per le Jordan I “Ari Menthol” ho passato due settimane solo a trovare la tonalità esatta di pelle, con quel verde acqua praticamente unico. Per trovare quel colore in un materiale di alta qualità ho fatto davvero fatica.”
Chi sono stati i tuoi maestri ed esempi nel bespoke, i tuoi punti di riferimento?
“Ce ne sono molti. Alcuni ho iniziato a seguirli tanti anni fa, quindi li vedevo con gli occhi dello sneakerhead, non del designer. Stessa cosa vale per chi fa custom.”
Nel mondo fashion invece chi segui maggiormente?
“Francesco Ragazzi di Palm Angels, sicuramente, perché l’ho conosciuto. Al lancio di una sua collezione mise un post dicendo di convincerlo a farsi invitare all’evento di lancio perché avrebbe portato gli autori dei 5 messaggi migliori. Io ero appena arrivato in Italia e gli ho detto in breve la mia storia e le mie ambizioni. Lui mi selezionò due giorni prima dell’evento ma pensava che io fossi a New York, sede dell’evento. Invece ero in Italia, ma ho deciso di rischiare e andare a New York. Lui è rimasto colpito dalla mia scelta. Abbiamo parlato e ha visto i miei design. Mi piacerebbe fare qualcosa con lui perché mi ha fatto credere che farcela in questo ambiente è possibile.”
Quindi ti piacerebbe fare qualcos’altro sempre nel mondo fashion?
“Certamente! Per ora ho fatto qualcosa in Costa Rica ma niente di veramente serio. La moda in generale è la mia passione. Sono pazzo anche e soprattutto per il fashion high-end: i pezzi creati solo per la passerella, la libertà nell’utilizzo dei materiali e delle tecniche. Ho una cartella piena di sketch (sia in file che effettivamente su fogli di carta), un giorno verranno fuori.”
Ti piacerebbe lavorare da indipendente o con qualche brand in questo senso?
“Forse di più con un brand. Sia perché è difficile creare e proporre prodotti high-end da indipendente, ma anche perché mi sono appassionato a quest’ultimo tramite certi brand, quindi mi piacerebbe lavorare con loro un giorno.”
A proposito del lato commerciale, come siete arrivati tu e Chase a vedere i vostri lavori ai piedi di attori come Kevin Hart, giocatori NBA e NFL?
“Molto nasce da Instagram. Come dicevo all’inizio tante pagine importanti mi hanno fatto repost taggandomi, così alcuni atleti, rapper, attori e celebrità in generale mi hanno scritto per saperne di più.”
Quindi questi personaggi hanno comprato alla release sul vostro sito?
“Alcuni chiedono di farsi mandare un paio gratis ma questo è bespoke, i costi sono alti e la produzione è lunga perché artigianale, quindi non lo facciamo.
Tyler Ulis dei Sacramento Kings e Brandon LaFell dei Cincinnati Bengals sì, hanno comprato alla release. Kevin Hart invece ce lo ha chiesto dopo, ci ha contattato per due paia di Jordan 1 “Sean Wotherspoon” successivamente alla release e le abbiamo create per lui.
Hanno scritto in tanti, anche per produzione ad hoc e design nuovi, altri 1 of 1. Kevin Hart stesso ha fatto così, chiedendo anche un altro design. Qualcuno mi ha chiesto delle creazioni nuove ma le celebrità internazionali difficilmente portano avanti la conversazione. Altre volte invece va in porto facilmente, come per Kevin Hart o come le Jordan 1 “Ari Menthol”, il mio ultimo design, il cui primo sample lo ha preso Tyga, il rapper. La scarpa infatti debutterà su di lui, solo dopo ci sarà una release.”
A proposito di identità stilistica su atleti. Mi hai detto di amare il calcio, uno sport in cui l’originalità estetica che vediamo in NBA o in NFL spesso viene a mancare, così come la fantasia o la volontà di fare uno scarpino custom o comunque esterno a ciò che creano i brand. Mi ricordo solo Bakary Sako sfoggiare qualche custom in Premier League. Qualche lavoro su scarpe performance?
“Per ora sto facendo qualcosa per Ola Aina, calciatore del Torino che aveva preso anche la Jordan 1 “Sean Wotherspoon”. Mi ha dato carta bianca, quindi sto facendo uno scarpino da gioco che ho pensato di dedicare alla sua nazione, la Nigeria, usando l’ultimo kit realizzato da Nike che per me era stupendo. Esce un mismatch tra verde, bianco e il nero delle maniche. Useremo realmente il kit Nike, tagliandolo e inserendolo nella scarpa, quindi come un bespoke vero e proprio, per essere certi che il prodotto regga sul campo. Anche queste le realizzerà Chase in Australia.
Mi piacerebbe tantissimo farlo con costanza per i calciatori, anche per quello vorrei avere uno studio qui in Italia.”
Processo non facile però considerando la costanza con cui giocano i calciatori.
“Vero, ma una volta trovati i collaboratori giusti e un gruppo di fornitori fidati tutti gli ingranaggi girano più rapidamente. L’importante è trovare chi sa fare alcuni tipi di lavorazioni specifiche, così come chi sa reperire un prodotto di alto livello in una vasta gamma di colori e nelle quantità necessarie.”
Anche questo va capito, il costo del bespoke è alto soprattutto per la questione dei materiali. Un prodotto unico, con materiali premium, lavorato a mano.
“Esatto. La gente vede una scarpa da mille euro e pensa che siamo impazziti. Facciamo una sneakers che vale questa cifra perché magari ne abbiamo spesi duemila per fare il primo sample di testing dei materiali e successivamente altri soldi per altri tre sample, per poter raggiungere la forma perfetta. Poi aggiungici anche i box. Se fosse possibile fare bespoke con certi livelli di materiali e di manodopera per prezzi abbordabili lo farei, perché non c’è niente di meglio di vedere un prodotto di qualità realmente indossato da più persone possibili.”