È passato quasi un anno dall’annuncio che vedeva Raf Simons entrare nella direzione artistica di Prada, al fianco di Miuccia, segnando così non solo una delle notizie più strabilianti che il mondo della moda avesse visto nell’intero corso della sua storia, ma anche un modello inedito di collaborazione. Tra i due si è instaurato un vero e proprio dialogo che ha lo scopo di ridefinire in un modo stimolante lo stesso codice ed è per questo che da allora i riflettori sono costantemente puntati sulla maison milanese. A settembre abbiamo assistito al debutto della loro prima collezione insieme, una sfilata dedicata alla donna che incarna perfettamente la sintesi della loro estetica, e ora tutto è pronto per domani, giorno in cui potremo vedere la prima linea maschile nata da questa straordinaria partnership.
Nel frattempo però i due stilisti hanno rilasciato un’intervista molto interessante al The New York Times, durante la quale sono emerse molte dichiarazioni interessanti. Qui sotto abbiamo raccolto le cinque cose più importanti che abbiamo imparato.
PER GUIDARE PRADA NON TI SERVE UN COMPUTER
Come fanno i due creativi a suddividersi il lavoro in tempi di pandemia? Ovviamente qui interviene Zoom, perché Raf Simons opera dal suo studio di Anversa, mentre Miuccia Prada continua a trovarsi a Milano, ma solo quando si tratta di una riunione collettiva. Nel momento in cui invece si sentono in privato per concepire l’idea di fondo, il mezzo prediletto è il telefono. Per la stilista, infatti, la componente video serve soltanto a distrarre, mentre concentrandosi unicamente sul dialogo a voce le teorie si sviluppano meglio. Addirittura ha dichiarato di non possedere un computer proprio. Ci credete?
LA COLLEZIONE MASCHILE SARÀ COME QUELLA FEMMINILE,
MA PIÙ SEXY
Come prevedibile, la collezione maschile che verrà presentata in diretta streaming domani alle ore 14:00 riprenderà la stessa idea di quella femminile vista a settembre, ma al tempo stesso, secondo quanto dichiarato dai due designer, rappresenterà ancor di più l’essenza della loro collaborazione e sarà quindi più ricca. Ci troveremo dunque davanti a capi con linee semplici e concettuali, ma più…sexy!
PER 15 ANNI RAF SIMONS HA VESTITO SOLO PRADA
Negli ultimi anni Miuccia si è sentita più volte criticata per non aver mai approfondito il tema della collaborazione che imperava nel fashion system e quindi ha deciso di riscrivere a proprio piacimento le regole del concetto, instaurando una co-direzione artistica. Dall’altro canto Raf Simons ha già guidato maison importanti come Jil Sander, Dior e Calvin Klein, ma questa volta è diverso. Nella sua vita privata il designer infatti non era mai solito indossare capi di quelle firme, bensì è sempre stato un fan di Prada, a tal punto da farci sapere che per quasi quindici anni ha indossato esclusivamente outfit disegnati dalla griffe milanese.
2020 IS THE NEW 1920
Alla domanda “come sarà il mondo dopo la pandemia?”, Miuccia Prada risponde: “Credo che quando tutto sarà finito le persone avranno voglia di riprendersi in mano le proprie vite. In Cina e in America stanno già spendendo come pazzi e a Milano sembra di vivere nel proibizionismo. Ci saranno delle feste assurde. Raf Simons invece ha affermato: “Molto spesso la storia si ripete ed è come se oggi fossimo nel 1920, un’esplosione di moda, esuberanza, voglia di uscire e sesso”.
LA MODA È DETTATA DAL CAPITALISMO
In questo periodo l’intero settore della moda è stato messo in discussione. La maggior parte dei brand ha avviato una vera e propria rivoluzione che ha come cardine il tema della sostenibilità e il desiderio di rallentare i ritmi in favore di un prodotto più consapevole e meno commerciale. Forse, però, in tutto questo qualche aspetto ci è sfuggito. Sull’argomento è molto interessante sapere quello che pensano Raf e Miuccia. “La moda è diventata estremamente pop e i vincitori sono quelli che urlano più forte, non quelli che parlano in modo più intelligente. […] Siamo criticati perché facciamo troppo, ma in realtà sono i soldi che ci giudicano. Questo significa che sei bravo solo se vendi di più. Viviamo in un mondo capitalista. È facile dire produci di meno e consuma di meno, ma allora dobbiamo essere consapevoli che ci saranno meno posti di lavoro. Il comunismo ha provato a cambiare questo sistema, ma non ha funzionato”.