Cosa ci metteremo quando smetteremo di ripescare trend dal passato?

Per quanto confuso possa sembrare il panorama della moda oggi, la direzione è rassicurante. O meglio: proprio perché l’ultimo anno è stato incasinato, abbiamo imparato la lezione e sappiamo che quello che vogliamo dal prossimo sono calma, equilibrio, familiarità e gentilezza. E la moda? Tattile, funzionale e più vicina all’idea pura di abbigliamento, piuttosto che legata a trend e tendenze.

Per ora ci vestiamo come un ibrido tra i protagonisti del film Kids, un feed Pinterest e un servizio di Cioè nei primi 2000 e anche se non sappiamo ancora cosa dicono le stelle a proposito del nuovo anno — ammesso che le si voglia ascoltare —, guardandosi intorno sembrerebbe che il 2024 sarà l’anno di messa in pratica delle lezioni imparate gli anni scorsi. Il report pubblicato da Depop sulla moda del 2024 riporta le previsioni della trend expert Agustina Panzoni: “Il realismo tornerà di moda, ma in un modo mai sperimentato prima. Gli acquirenti equilibreranno caos e ordine mischiando il comfort e la familiarità con l’individualità e uno stile unico”, spiega. 

Anche il colore del 2024 annunciato da Pantone  sembra spingere in questa direzione: il “Peach Fuzz” (ovvero un rosa pesca molto delicato e vellutato) richiama, secondo l’azienda, sentimenti di gentilezza, familiarità e una nuova morbidezza. Parla di volontà di collaborare e stare insieme richiamando un senso di comunità e allo stesso tempo includendo un elemento molto tattile, dato dal “fuzz” — la peluria vellutata e impercettibile della buccia delle pesche. Un po’ poetico, un po’ romantico, un po’ pulito e sicuramente familiare: così sembra essere il futuro della moda

Del resto ormai abbiamo provato a ripescare da tutte le epoche passate e quando quelle sono finite abbiamo scavato più a fondo e ci siamo attaccati ad estetiche di nicchia, i cosiddetti micro-trend, senza mai darci pace. A volte le inspo sono state categorie di persone, come è stato per il ballet-core, e a volte i fan di determinati sport come per il bloke-core, legato all’estetica da stadio. Cose teoricamente passeggere come l’uscita di un film al cinema (Barbie nello specifico) hanno accompagnato le nostre vite per mesi ed esasperato l’uso del colore rosa creando un intero trend parallelo e sorprendentemente duraturo. Allo stesso tempo il quiet luxury — che esiste da sempre in determinate cerchie sociali — è diventato conoscenza e patrimonio comune allargandosi a macchia d’olio e dando il via ad una moda più rilassata e (anche se solo apparentemente) democratica. 

Vogue Runway/Filippo Fior

Il brand dell’anno secondo il report “Year in Fashion” di Lyst è Miu Miu e non è un caso che la sua collezione invernale — che fa da ponte a metà tra il 2023 e il 2024 — sia fatta di leggings, felpe grigie, borse marroni e cardigan morbidi (i diretti responsabili del successo del brand grazie allo status di “it item” che hanno raggiunto). In ogni caso sembra che il focus si sia spostato sui vestiti in sé, fuori da narrative e storie più grandi. Ne è la prova il successo del “nuovo” Gucci: la prima collezione di Sabato De Sarno per il brand era un insieme di vestiti, accessori e gioielli che funzionavano in quanto tali, slegati dall’obbligo di dover raccontare una storia a tutti i costi. 

https://vm.tiktok.com/ZGeNg6798/

Gli unici mega-trend che puntano alla sopravvivenza potrebbero quindi essere quelli che sanno sorreggersi da soli, quelli che hanno un valore intrinseco di qualità e funzionalità, legati ad un aspetto rilassato che dia la sensazione all’indossatore di non provare alcuna fatica nel vestirsi: il gorp-core e il quiet luxury. Il primo, la cui sopravvivenza fino a qui lascia ancora stupiti, gioca con la necessità di un armadio funzionale, adattabile a stili di vita che non comprendono più solo il tragitto casa-ufficio e soprattutto adotta un’estetica che è veramente fuori dal vortice della nostalgia e dei micro-trend. L’altro dà valore alla qualità facendola diventare un lusso e lo fa nel modo più nonchalant che ci sia — anche qui, lontani dalla lavatrice estetica in cui siamo finiti nell’ultimo anno che ha centrifugato e disperso colore contaminando tutto quanto.