Freddie Ljungberg, la risposta svedese a David Beckham

Nel 1998 Arsène Wenger portò all’Arsenal un ventenne svedese che in pochi anni diventò uno degli elementi cardine degli “Invincibili”, probabilmente la miglior rosa di sempre nella storia del team londinese.

Quello svedese era Fredrik Ljungberg, non una star affermata ma nemmeno uno sconosciuto pur avendo solamente vent’anni e arrivando da un piccolo team del paese nordico. Era già un talento noto agli esperti di calcio, tanto che a lui si erano interessati anche Barcellona, Parma e almeno altri 6 team europei, prima che la spuntassero i Gunners del lungimirante Arsène.

Ciò che probabilmente non ci si aspettava è che l’esterno svedese diventasse la risposta glamour nordica allo “Spice Boy” Davide Beckham e al “Blue Samurai” Hidetoshi Nakata.

Ljungberg è infatti uno dei precursori del calciatore fashion, che oltre per la vita sportiva fa parlare di sé per le pubblicità, per i gossip e per i suoi look dentro e fuori dal campo. Negli anni è stato uomo immagine di svariati brand: Nike, Beats, Calvin Klein, ESPN, Pepsi e L’Oréal per citarne alcuni.

A proposito di Nike, fu uno degli attori della pubblicità “The Cage”, uno degli spot più belli di sempre dello Swoosh.

In quegli anni il calcio di oltre manica era roba per giocatori rudi o artisti del pallone dal look conformista, invece ad un certo punto, tra un Patrick Vieira e un Nigel Winterburn – insomma gente di sostanza – sbucò lui, con un’atipica cresta rossa in stile Sid Vicious. Non lo fece come gesto di ribellione, ma per un vezzo puramente estetico.

Anche i suoi outfit fuori dal campo non erano da meno, così come le sue conquiste in ambito femminile. Una pubblicità di intimo pare non gli abbia permesso di uscire di casa senza essere assediato dalle fan e per la sua passione della moda arrivò a giustificarsi durante un’intervista dicendo che sì, la moda gli piaceva molto, ma non per questo era gay.

Questo per farvi capire quanto burrascoso potesse essere in quegli anni il rapporto tra calcio e fashion.

Lui però, da buon nordico, andava contro gli schemi senza preoccuparsi di ciò che si pensava di lui. Così lo si poteva trovare a vedere un musical, altra sua grande passione.

Non pensate però si trattasse del classico giocatore estroso, genio e sregolatezza. Infatti, nonostante l’estetica, era un atleta di grande corsa, applicazione, dinamismo e tatticismo.

Ora siamo abituati a vedere i calciatori sponsorizzare la biancheria intima, ma quando lui divenne uomo immagine Calvin Klein – pare dopo il rifiuto di David Beckham – e le sue immagini in intimo campeggiavano nelle maggiori città e sui magazine, la cosa fece abbastanza scalpore.

Come anticipato, la suddetta pubblicità ha portato a Freddie grande successo con le donne, tanto da essere eletto uomo più sexy di Svezia dal magazine Elle. Ma anche antipatia tra i “rivali”, vedi Zlatan Ibrahimovic, il quale non ha mai nascosto di non sopportarlo, tanto da non rivolgergli la parola durante le convocazioni in nazionale e definirlo “prima donna” nella sua autobiografia.

A differenza di Beckham, Ljungberg non ha voluto rimanere sulla cresta dell’onda. Dopo il suo passaggio all’Arsenal l’esterno svedese è passato per una stagione ai rivali cittadini del West Ham, per poi girovagare tra Stati Uniti, Scozia, Giappone e India.

Finita la carriera da giocatore ha abbandonato anche le pubblicità e i gossip, focalizzandosi sul suo futuro da allenatore che lo ha portato quest’anno proprio a guidare ad interim gli amati Gunners in sostituzione dello spagnolo Unay Emery, cacciato a stagione in corso. Ovviamente con un look decisamente discreto, quasi sorprendente rispetto a quando giocava.

Qualche anno fa è stato inserito dai Goonies (soprannome dei tifosi dell’Arsenal) tra i 50 giocatori più forti della storia del club; infatti, per quanto venisse schernito dai tifosi avversari, i quali gli dedicavano cori poco eleganti orientati ad una sua presunta omosessualità, per la propria curva è sempre stato un beniamino grazie al suo carisma e al suo stile di gioco grintoso.

E se nel calcio di oggi siamo abituati alle creste, ai capelli ossigenati e a ogni genere di estro da parte dei calciatori, probabilmente è merito anche e soprattutto di Freddie Ljungberg, uno che ha saputo anticipare le mode e andare contro le tradizioni del tempo.