Il Draft NBA 2020 è probabilmente il più folle e imprevedibile degli ultimi anni. Non solo si svolge in un momento atipico, metà novembre, ma si presenta ricco di incertezze: l’NBA si trova infatti in un periodo evolutivo senza precedenti, in cui i sistemi di gioco sono in costante cambiamento, così come le caratteristiche dei giocatori più quotati. Allo stesso modo, questo Draft presenta giocatori interessanti ma non una prima chiamata assoluta già certa e prevedibile, così come le scelte successive, tutte incredibilmente influenzate dalla folle ultima stagione cestistica collegiale e internazionale, da promesse non mantenute e infortuni imprevisti.
Si tratta di un Draft particolare anche perché non ci saranno Green Room o palchi, solo collegamenti virtuali. Non a caso ogni giocatore papabile per il primo giro ha ricevuto dalla NBA un particolare packaging contenente i cappelli di tutte e 30 le squadre, così da essere pronti per qualsiasi chiamata, un iPhone, delle cuffie con microfono, speaker, una luce per illuminazione aggiuntiva, e un treppiede.
In questo articolo non andremo a esaminare chi sarà la prima scelta o qual è il fit più adatto per la determinata franchigia, ma cercheremo di capire chi sono le stelle del marketing della nuova wave NBA e perché i brand stanno facendo a spallate per avere questi ragazzi, come chi potrebbe rivelarsi il jolly del mazzo delle matricole NBA.
LAMELO BALL
Il re indiscusso di questa categoria. Il fratello di Lonzo Ball è già nella storia per essere il giocatore che si presenta al Draft NBA con più followers, ovvero 5.6 milioni solo su Instagram (oltre un milione in più rispetto a quelli con cui si è presentato Zion Williamson), praticamente già un’azienda dotata di una strabiliante forza trascinante a livello comunicativo. Ball è sotto gli occhi di tutti da quando era solo un bambino, periodo in cui l’abilità imprenditoriale del padre LaVar lo ha spinto davanti alle telecamere insieme ai due fratelli Lonzo e LiAngelo nel reality show che ha raccontato la loro crescita.
Melo ha giocato nei migliori licei americani, in Europa e in Australia sempre con ottimi risultati, dimostrando che attorno a lui non c’è solo hype mediatico ma anche l’effettivo potenziale cestistico che lo renderà certamente una delle prima tre scelte al prossimo Draft NBA del 18 novembre, stesso giorno in cui verrà rilasciata la sua prima capsule collection con PUMA.
Esatto, LaMelo ha firmato con PUMA un contratto che il brand stesso ha definito “impegnativo”, un accenno al fatto che difficilmente vedremo i tedeschi firmare altri giocatori tra le prime scelte al Draft come invece hanno fatto negli anni precedenti. Ball ha già idea di come funziona questo mondo, essendo stato uno dei volti chiave di Big Baller Brand, marchio fondato dal padre che mirava ad affrontare i colossi del mondo sportivo, una missione fallita ma ambiziosa che resterà nella memoria di tutti, un progetto che diede al piccolo della famiglia Ball una signature shoe già al liceo: la MB1, venduta a 395 dollari.
Per comprendere a che livello imprenditoriale sia LaMelo nonostante la giovanissima età, bisogna considerare alcuni elementi. Dopo i risultati altalenanti di Big Baller Brand, ha deciso di affrontare l’anno successivo a quelli liceali non in NCAA ma in Australia, come professionista, seguito dal manager storico di famiglia, figura che ha poi lasciato in ottica di Draft considerando la firma con Roc Nation Sports. Come ormai sappiamo bene, il legame tra Roc Nation Sports e PUMA è fortissimo, dato che JAY-Z è sia fondatore di RNS che direttore creativo di PUMA Hoops, quindi la firma col marchio tedesco è arrivata di conseguenza. Ball, non a caso, ha già detto che una signature shoe è in lavorazione. In tutto questo gli Illawarra Hawks, suo club australiano, sono andati in bancarotta durante la prima esplosione di COVID-19 e LaMelo Ball stesso ha acquistato il club come parte di una cordata per ampliare il suo portafoglio investimenti e mantenere gli stipendi di ex compagni e collaboratori. Non male per un ragazzo del 2001.
KILLIAN HAYES
Hayes è una delle più fulgide speranze europee del Draft 2020, un giocatore entusiasmante con la palla in mano in grado di creare dal palleggio, specie in situazioni di pick and roll, seppur abbia ancora da lavorare su tanti elementi. Si tratta di un giocatore da prime dieci chiamate, elemento che già fa ingolosire i brand, ma porta al proprio mulino ulteriori plus.
Hayes è europeo e ha già una fan base solida in Francia e in Germania, seppur provenga da una situazione mediaticamente per nulla paragonabile a quella delle grandi realtà NCAA. Hayes oltretutto ha già vissuto un’esperienza che i colleghi collegiali devono ancora cominciare, quella del professionismo. Hayes ha già avuto uno sponsor tecnico, è già stato inserito in certe dinamiche comunicative e commerciali e per questo potrebbe muoversi con consapevolezza.
Hayes è stato un uomo Nike sia allo Cholet che al Ratiopharm Ulm con cui ha giocato in Eurocup, un noto indossatore di Nike Kyrie, ma proprio a due settimane dal Draft ha postato una foto di un workout con sneakers Nike e un visibilissimo pantalone lungo adidas, come a dire “sono sul mercato, vediamo chi offre di più”.
Hayes ha consapevolezza del suo stile e di cosa gli piace, non a caso il suo profilo Instagram è uno dei più curati tra caption minimali, contenuti di basket giocato, foto professionali, abiti formali, outfit dal look interamente streetwear e citazioni ai principali rapper francesi come Niska. Hayes si è spesso fatto ritrarre a fare shopping a Parigi, in palestra con ai pedi modelli vintage e particolari o sul set indossando outfit curati e corredati da pezzi limitati, come ad esempio le Nike Air Max 1/97 SW TD “Sean Wotherspoon”.
OBI TOPPIN
Un potenziale posto nella categoria brand storytelling lo occupa Obi Toppin. Il giocatore collegiale dell’anno ha una storia già vista ma ugualmente bella, essendo il classico giocatore che non viene considerato al liceo e finisce per essere una stella inattesa in college medio-piccoli come è successo ad altri tra cui Damian Lillard, C.J. McCollum, Gordon Hayward, Ja Morant, solo per citarne alcuni. Nell’era in cui tutti i migliori prospetti sono dei true freshman, Toppin arriva in NBA dopo tre anni al college, uno di questi senza aver giocato in quanto redshirt.
Il diverso percorso di Obi parte dalla mancanza di considerazione all’esordio a Dayton, dalla proiezione come undrafted nel 2019, e arriva alle prime cinque o sei scelte nel 2020. Toppin rischia di finire ai Cleveland Cavaliers, una squadra giovane e in estrema difficoltà che cerca leader e l’ex Dayton potrebbe proprio occupare quel ruolo per via della maggiore esperienza rispetto ai rookie dell’anno scorso e delle tante responsabilità offensive che potrebbe avere, specie se, come previsto, Kevin Love dovesse lasciare l’Ohio.
Proprio l’Ohio è un tema rilevante. Dayton, college in cui Obi ha scritto letteralmente pagine di storia, è in Ohio, e il passaggio a Cleveland non farebbe altro che rinforzare il ruolo di salvatore della patria, proprio come è successo con la prima scelta assoluta del Draft NFL Joe Burrow, figlio dell’Ohio scelto dai Cincinnati Bengals.
Toppin non ha mai particolarmente manifestato il suo stile fuori dal campo, anche se si è spesso mostrato in outfit Nike come PUMA, segno che sta vagliando diverse situazioni prima della firma finale con uno sponsor tecnico. Se Toppin finirà a Cleveland, le opportunità dal punto di vista marketing saranno sempre di più, ma in ogni caso Toppin potrà fare affidamento sulla sua storia personale, il suo percorso, la sua immagine da bravo ragazzo e il forte legame che è solito instaurare con il pubblico.
COLE ANTHONY
Cole è un personaggio particolare. Dalla sua parte c’è un gioco esplosivo e veloce, una dinamica che tendenzialmente fa impazzire gli sponsor, che potrebbero puntare su di lui anche in vista di competizioni polarizzanti a livello di pubblico come la Gara delle Schiacciate, evento in cui farebbe ottima figura nonostante i suoi centimetri siano limitati.
Cole Anthony verrà probabilmente scelto in lottery ma non nelle prime 5 scelte, una cosa che pareva impossibile fino a un anno fa, periodo in cui l’esplosiva guardia sembrava essere un predestinato, uno dei nomi pronti a giocarsi la prima chiamata assoluta. Che è successo quindi a Anthony? Semplicemente si è scontrato col mondo cestistico collegiale, una realtà che spesso fa male a certi creatori di gioco per via del ritmo più lento e per i tanti secondi sul cronometro di tiro. Cole Anthony è un giocatore moderno e fulmineo, elementi che non ha potuto esprimere in NCAA, specie in ACC, evidenziando quindi i suoi punti deboli in una stagione che gli ha fatto perdere considerazione tra alcuni scout NBA. Resta il fatto che il talento di North Carolina è certamente più adatto al gioco NBA che a quello collegiale, motivo per cui potrebbe riservare ottime sorprese dal 22 dicembre in poi, specie nel giusto contesto come potrebbero essere Orlando, San Antonio e New York, per motivi differenti.
Proprio New York è infatti la casa di Anthony, uno di quei posti che può distruggerti o renderti una divinità in poco tempo. Come detto, Cole era un predestinato fin dalla giovane età. Già da minorenne, quando andava al liceo a New York, si è ritrovato tutti i fari puntati addosso, in una dinamica che lo ha elevato a “Principe di New York”, come titolato da SLAM Magazine, quando il ragazzo era ancora diciassettenne. Per questo motivo, Anthony sa stare davanti alle telecamere, essendo stato protagonista di copertine e documentari di profili importanti fin dal 2017, grazie anche a quello swag newyorkese che non fa male. Già in passato abbiamo visto fenomeni liceali della Grande Mela floppare miseramente, come Sebastian Telfair, ma l’essere cresciuto fin dall’inizio nell’era dei social media e della sovraesposizione mediatica aiuterà sicuramente Anthony alla transizione come professionista, una realtà che praticamente vive da tre anni.
Anche dal punto di vista stilistico, Anthony ha potenziale, forse uno di quelli col potenziale più alto. Ancora deve firmare un contratto di sponsorizzazione ma interessante sono alcune sue scelte. Solido appassionato di sneakers, Anthony ha già mostrato parte della sua collezione a SLAM Magazine, una serie di prodotti che sono certamente aumentati per via del suo legame con Jordan. Da quando Anthony ha lasciato New York, ha infatti giocato prima per Oak Hill Academy, il liceo sponsorizzato da Jordan per eccellenza, e poi per North Carolina, il college di Michael Jordan stesso. Le tante comparsate in OFF-WHITE x Nike e le partite giocate con vecchi modelli come il primo paio di Jordan Why Not Zer0 lo rendono versatile e talvolta atipico da questo punto di vista.
L’abbigliamento rappresenta il lato più originale di Cole, avendo lui spesso mostrato passione verso grandi marchi dello streetwear come VLONE ma anche affiliazione con brand locali ed emergenti, probabilmente creati da suoi amici, come CyiSoon, Count Yourself In. La moda instaurata da Cole Anthony, che potrebbe prendere maggiormente piede, però, è l’utilizzo di t-shirt Supreme in allenamento. Anthony si è infatti fatto fotografare giocando con tee delle collezioni 2020 di Supreme ma anche con pezzi molto pregiati e noti, come la split box logo in collaborazione con Comme des Garçons e quella realizzata con Takashi Murakami per raccogliere fondi a seguito della pandemia di COVID-19.
R.J. HAMPTON
Quella di Hampton unisce la storia di LaMelo Ball, quella di Cole Anthony e forse tante altre. Come Anthony, più di Anthony, Hampton era un predestinato, l’uomo che un anno fa dominava i Mock Draft e tutti si aspettavano di vedere chiamato con la prima scelta assoluta quest’anno, e invece il 18 novembre lo vedremo crollare in un limbo che va dalla dodicesima scelta alla fine del primo giro, ma d’altronde il 2020 è un anno imprevedibile.
Hampton, come Ball, ha scelto di giocare come professionista nel campionato australiano, rinunciando alla NCAA, una scelta che lo ha pesantemente danneggiato considerando i magri risultati raccolti con i New Zealand Breakers, a cui si aggiunge un infortunio all’anca che fa arricciare il naso agli scout NBA in vista del futuro e soprattutto una scarsa gestione delle partite a livello mentale che lo ha portato a brutte scelte di tiro e a una espulsione per via di una rissa in campo.
R.J. perderà quindi svariati milioni di dollari solo in base alla scelta al Draft, così come ne perderà diversi nella firma con uno sponsor tecnico, essendo ora i brand non interessati quanto prima a firmarlo. Hampton si trova però ora in una situazione con meno pressione, che potrebbe portarlo a essere una scommessa a basso rischio per diverse squadre con minore fretta nel trovare il nuovo risolutore a livello cestistico. Pensiamo ad esempio a Michael Porter Jr., crollato al Draft per via degli infortuni, scelto da Denver a fine primo giro senza velleità di giocare immediatamente e firmato da PUMA a cifre basse. Il risultato? Una scommessa vinta per tutti.
Per fortuna di R.J., un contratto con uno sponsor tecnico lo ha già firmato nel luglio 2019 con Li-Ning, quindi prima della brutta stagione in Nuova Zelanda. Il contratto con il marchio cinese è infatti un quinquennale che include anche una signature shoe che dovrebbe uscire a cavallo con l’inizio della stagione NBA. Hampton è infatti uno degli uomini di punta del brand insieme al ritirato Wade, sponsorizzato a vita da Li-Ning, a C.J. McCollum e al nuovo arrivato in famiglia Fred VanVleet.
Hampton non sarà LaMelo Ball ma il grande interesse nei suoi confronti ai tempi del liceo porta grande hype nei suoi confronti, infatti la partita contro Melo è stata la più vista di sempre del campionato auastraliano, con oltre due milioni di persone collegate via Facebook. A livello estetico è un personaggio interessante seppur confuso: spesso mischia prodotti e marchi di alta moda senza troppa considerazione, segnale che è appassionato ma senza avere una guida concreta. Un filone che potrebbe esplorare più di altri è quello musicale. Recentemente Hampton ha iniziato ad allenarsi con t-shirt vintage di artisti e gruppi musicali, spaziando dai rapper agli *NSYNC. Anche nelle sue stories parla sempre di musica e il tatuaggio di Michael Jackson, che gli occupa praticamente metà gamba, non fa che confermare questa sua passione che potrebbe rivelarsi un grande punto di interesse a livello di media-marketing nei prossimi tempi.