Immaginiamo di sentire per la prima volta tra le nostre mani il corpo anatomico di uno strumento musicale. Ne apprezzeremmo la forma, la sua unicità, il suo timbro armonico dato dal materiale con cui viene realizzato. Attraverso tale ragionamento, non si potrebbe paragonare allo stesso tempo alla forma e alla conoscenza di un corpo umano? Alla sua nascita ed evoluzione nel tempo? Alla prima volta con cui se ne crea un contatto?
Non sappiamo se Jerskin Fendrix si sia basato su questo concetto, quando per la prima volta ha preso coscienza di come sarebbe stato ideare una composizione per un film unico nel suo genere come Povere Creature! (Poor Things), ma la sua musica sembra provenire da un non dove. È alchemica, dissonante, fuori dal comune per quanto riguarda il linguaggio cinematografico contemporaneo. Così facendo determina perennemente il corpo anatomico della protagonista Bella Baxter (Emma Stone) attraverso una musica senza forme, primitiva, legata più al simbolismo che all’armonia degli elementi; diventando la fonte spirituale e la guida in un meraviglioso viaggio onirico alla scoperta della mente umana.
Ma chi è Jerskin Fendrix? Per comprendere a pieno ciò che il compositore britannico ha realizzato per la sua opera prima nel mondo cinematografico, ottenendo per la prima volta la candidatura ai Golden Globe, BAFTA e soprattutto al Premio Oscar per la migliore colonna sonora originale (solamente all’età di 28 anni), non può essere scisso dal suo luogo di provenienza, dai suoi anni di formazione come musicista/alchimista, che ne fanno, al momento, il personaggio perfetto per tradurre musicalmente la visione registica e operistica di Yorgos Lanthimos, al suo primo film con una colonna sonora interamente composta.
Come ha raccontato lo stesso Fendrix al Dolby Institute Podcast, i suoi primi anni di formazione avvennero nella contea di Shropshire, al confine con il Galles, in cui immerso nella natura e nello spiritualismo ecclesiastico della teologia protestante, iniziò a formulare nuovi pensieri musicali che potessero unire il sacro con tutto quello che la cultura musicale britannica aveva riformulato agli inizi degli anni ’90. Ciò che infatti non risulta totalmente casuale nel conformarsi del suo sviluppo accademico e musicale è come Shropshire disti solamente 183 km da Sheffield, dove nel 1992, tre anni prima che Fendrix nascesse, la Warp Records pubblicò la sua prima raccolta Artificial Intelligence, rivoluzionando per sempre il rapporto tra compositore e macchina e la funzione che tale musica avrebbe svolto nella nuova cultura cibernetica.
Come analizzato sapientemente dal giornalista Valerio Mattioli nel suo libro “EXMACHINA: Storia musicale della nostra estinzione“, Artificial Intelligence era “l’incarnazione pura e semplice del desiderio alienante di lasciare la prigione biologica e trasmutare in uno stato cibernetico. Perché la techgnosis imponeva non soltanto un cambio di paradigma psichico-cognitivo, ma un vero e proprio salto di specie. Il sogno non era semplicemente quello di diventare padroni del proprio destino evolutivo, ma lasciarsi alle spalle una volta per tutte la stessa idea di evoluzione biologica, così fastidiosamente circoscritta”. Basandoci su tale pensiero sembra che Fendrix per osmosi abbia intriso la sua musica di tali elementi così concettuali e futuristici tanto da arrivare quasi casualmente alle attenzioni di Yorgos Lanthimos proprio mentre stava scrivendo la sceneggiatura della sua nuova opera steampunk.
La carriera solistica di Fendrix è stata definita da molti come l’esempio perfetto tra la congiunzione classica e sacra con l’ultra pop contemporaneo, di cui ne sono stati artefici artisti come SOPHIE ed Arca, in cui il desiderio macchinico/post umano diventa definizione di una via musicale per comprendere a pieno l’evoluzione della società contemporanea. Quindi quale miglior compositore poteva narrare tale favola gotica vittoriana? Un perenne allontanamento da qualsiasi oggettività estetica?
Bella Baxter, personaggio ideato dalla mente dello scrittore scozzese Alasdair Gray, autore dell’omonimo libro da cui è tratto Poor Things, è il risultato biologico/evolutivo della congiunzione tra un corpo adulto e il cervello di una bambina. La sua stessa bambina. Il Dottore Godwin Baxter (Willem Defoe) imbattendosi nel suo corpo in fin di vita ne contempla una nuova possibilità vitale trapiantando il cervello di quello che sarebbe stato il suo primo figlio nel suo stesso corpo morente, adempiendo a un artificio divino per cui lei sarà allo stesso tempo madre e figlia nello stesso corpo.
Bella non è soltanto la protagonista ma funge anche da contraltare ai personaggi maschili. È la sua abilità di restare fedele alla propria umanità e utilizzare le proprie esperienze per trovare uno scopo a renderla così degna di ammirazione. Il suo entusiasmo per la vita rappresenta la curiosità degli esseri umani e la loro brama di vivere nuove esperienze.
Alasdair Gray
Il viaggio di Bella definisce il suo corpo così come il suo nuovo scopo del mondo e, accompagnandoci nel suo viaggio formativo, ci mostrerà attraverso i suoi occhi pieni di conoscenza le frivolezze e la realtà di un mondo daliniano in continua metamorfosi. “C’era bisogno di creare un mondo in cui far abitare Bella”, spiega Lanthimos. “Non poteva essere qualcosa di realistico. Abbiamo cercato di esulare dal periodo storico in cui il film è ambientato, inserendo alcuni elementi di altre epoche, perché questo ci consente di rendere il film più simile a una fiaba, a una metafora. Quindi, ci sono vari elementi fantascientifici, anacronistici o immaginari”.
Ma come si può raccontare musicalmente un corpo in piena evoluzione di sé? Le scoperte che farà? Le esperienze che la porteranno a determinarne un pensiero critico verso la società in cui vive? Fendrix destruttura la mente umana per farne una sinfonia in molteplici atti evolutivi.
Nelle prime sequenze si ha la sensazione di ascoltare uno strumento ancora in fase di accordatura. Così come il corpo di Bella si sta formando, di conseguenza la musica attinge alla fase primordiale e infantile di un’esecuzione. La sua accordatura, la scelta della melodia. Imparare a camminare lasciandosi guidare da ciò che il cervello le comunica per la prima volta, diventa allo stesso tempo il tirare delle corde di uno strumento, posizionandosi nella modalità in cui il compositore/creatore decide di utilizzarle.
Ho deciso sin dal principio che la musica avrebbe ottemperato a tutti gli aspetti emotivi e psicologici di Bella, rispetto soprattutto ad un personaggio che sperimenta una nuova vita per la prima volta. Il sesso, la paura, l’amore, la morte, sono fasi della vita diametralmente scioccanti e dovevo essere in grado di potermi sentire come lei, senza filtri, vivendo a pieno ciò che la musica voleva comunicarmi in quel momento. Volevo averne il controllo chirurgico.
Jerskin Fendrix
Sembra che Fendrix abbia quasi scherzato e giocato sul corpo anatomico di Bella, manipolando non solo la sua realtà psichica ma il suo stesso corpo. I tagli chirurgici corrispondo alle frammentazioni sonore date dai molteplici strumenti a fiato che dovevano enfatizzare il suo respiro, così come le voci da coro bianco, in un requiem pacificatore, sono state precedentemente registrare da Fendrix e campionate in mondo da sembrare celestiali. Il sacro come simbolo dell’evoluzione umana e non più legato alla sua creazione. “Volevo utilizzare molti strumenti che coinvolgessero l’aria e la meccanica per rispecchiare il bizzarro aspetto bionico del film”, spiega Fendrix. “Quindi ci sono molti legni. Mi piacciono molto gli strumenti che sono in grado di ‘respirare da soli’ – e mi sembravano appropriati per l’aspetto biomeccanico del film. Erano una parte molto importante del tessuto della colonna sonora”.
Il mondo musicale di Bella è strano e non convenzionale quanto il suo personaggio. “Sono stato in grado di andare su ogni singola registrazione di ogni musicista e modificarla chirurgicamente”, dice, “per vedere come potevo mantenere questo nucleo emotivo ma poi deformarlo fino a creare disagio”. “Principalmente la musica serve a illuminare l’interno psicologico di Bella”, spiega. “Non poteva essere una colonna sonora raffinata o invincibile, qualcosa che resta sullo sfondo. Serve anche a ricordarti questa sorta di ombra strisciante che incombe sul film”.
La musica è sporca ma allo stesso tempo ammaliante. Ti trascina dalle viscere del suo corpo fino ad una visione concentrica della sua realtà empirica. È una composizione multimediale che gioca sugli aspetti intrinseci del corpo umano. La sua forma neurologica, anatomica e muscolare non esiste più. Il suo suono si è fatto laconico e conciso in un perenne rapporto tra cervello e macchina.
Il suo viaggio formativo alla ricerca della conoscenza la porterà conseguentemente a cambiare forma, a vedere effettivamente e per la prima volta il mondo a colori. La sua disconnessione corporea rispetto a ciò che era precedentemente le farà comprendere una nuova funzione di sé in cui la musica così come i suoi meravigliosi abiti cangianti, ideati dalla stilista Holly Waddington, ne cadenzano ogni attimo di crescita deformandone la sua stessa percezione. Jerskin Fendrix è il nuovo Dottor Frankenstein della musica per il cinema.