La Kings League può essere un’alternativa al calcio?

In mezzo alle notizie sulla retrocessione in Serie B del Frosinone, sulla vittoria di Charles Leclerc al GP di Monte Carlo e sul debutto di Rafael Nadal al Roland Garros, molti media hanno riportato il risultato del match tra Team Stallions e Medallo City, in cui Francesco Totti ha sbagliato un calcio di rigore. Tutto normale, non si tratta di nomi di fantasia: è appena iniziata la Kings World Cup e gli ex calciatori famosi impegnati in questa nuova competizione sono tantissimi. Dopo l’enorme successo della Kings League, infatti, il format lanciato da Gerard Piqué ha subito trovato una sua dimensione internazionale, una Coppa del Mondo a 32 squadre trasmessa in 30 Paesi di tutto il mondo, ma non è l’unica evoluzione recente. Notizia di poche ore fa, è stato annunciato che il progetto si arricchirà presto di un nuovo campionato, la Kings League Italia, il terzo dopo quello spagnolo e quello americano e dopo la versione femminile, la Queens League.

Ma come è strutturato il format? Si tratta di una partita da 7 giocatori in cui le regole vengono votate direttamente dal pubblico che, attingendo da diversi sport, crea un mix che strizza l’occhio allo spettacolo: nessun canonico calcio d’inizio ma – come avviene nella pallanuoto – una corsa verso il centro del campo per aggiudicarsi il pallone. Poi c’è il VAR che, come nel basket, è a chiamata. Una delle principali particolarità sono sicuramente le carte Jolly: prima di ogni match se ne pesca una che consente di accedere a preziosi vantaggi, tra cui la valenza doppia di un gol in un determinato lasso di tempo. Ogni presidente possiede anche la carta del rigore presidenziale, messa in atto l’altra sera proprio da Blur: la Nazionale italiana ha fatto scendere in campo lo streamer che ha portato la partita in pareggio.

Se la crescita di questo – come chiamarlo? – show è stata così repentina è merito del seguito e dell’interesse che si è sviluppato in pochi mesi, ovvero da quando la Kings League ha iniziato a spopolare in Spagna. Ecco perché non è un caso che anche un’emittente tv come Sportitalia abbia deciso di trasmettere le gare del Mondiale, come se la possibilità di godersi lo spettacolo gratuitamente su Twitch non bastasse. I dati degli ascolti sono impressionanti: sin dalle prime settimane del suo lancio, ad inizio 2023, vuoi per la curiosità vuoi per la presenza di tanti celebri campioni (su tutti Iker Casillas e Sergio Agüero), le partite hanno fatto registrare in media 650 mila account collegati solo su Twitch, e cioè più spettatori di quelle di Liga. Al boom virtuale è seguito poi quello fisico, quando il Camp Nou, casa del Barcellona, è divenuto il teatro della Final Four 2023, riempiendosi totalmente.

Ma non solo. Grazie al coinvolgimento di Blur, lo streamer più seguito d’Italia, come responsabile della Nazionale italiana insieme al capitano Totti, è stato stabilito un nuovo record: con 206.778 mila spettatori collegati contemporaneamente, quella di Blur è stata certificata come la live più seguita di sempre su Twitch Italia, superando il primato italiano detenuto dal collega Zano XVII. Queste cifre fanno riflettere su come sta cambiando l’offerta di contenuti relativi al mondo del calcio e su cosa interessa veramente a chi ormai usa abitualmente piattaforme di streaming, anche a costo di preferire un torneo di calcio a 7 a un campionato di quelli tradizionali. Sarebbe capace un match tra due squadre di bassa classifica dell’attuale Serie A di ottenere così tante visualizzazioni tra i più giovani? La risposta è ovvia: no.

@wearezoomer Blur stabilisce il nuovo Record di Spettatori in Live👀 #wearezoomer #blur ♬ suono originale – WeAreZoomer

Di certo, come se ne parlava in questo recente articolo, lo sport sta vivendo una rivoluzione che sta mettendo in discussione idee, scopi e perfino regole di tante discipline, basti pensare alla sempre più frequente volontà di modificare format di competizioni (su tutte la Champions League 2024/2025) o di introdurre novità non indifferenti, ma ritenute necessarie. Nella testa del visionario Gerard Piqué, che prima della Kings League aveva provato a innovare profondamente la “vecchia” Coppa Davis di tennis ottenendo parecchie critiche a riguardo, c’è proprio l’intento di puntare sull’intrattenimento a costo di sacrificare l’anima puramente sportiva del gioco: da qui la decisione di fare leva su un prodotto nuovo e soprattutto meno noioso, guardando al mondo dei videogames, prendendo in prestito alcuni dogmi della cultura americana e sfruttando la visibilità di personaggi conosciuti al di fuori dell’universo sportivo come cantanti e influencer. A dirla con le parole di Javier Tebas, il boss de LaLiga, «il circo».

Piqué non è stato l’unico ad aver lanciato certe provocazioni, come quella di abolire il pareggio: nel 2021 l’ex Presidente di Juventus Andrea Agnelli, nelle settimane in cui veniva pubblicizzato il coraggioso progetto Superlega, aveva sottolineato il bisogno di rifondare il calcio per stare al passo coi tempi, partendo con l’assecondare i gusti dei più giovani, a suo dire sempre meno appassionati di calcio («il 40 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non prova alcun interesse», disse) e non più disposti a guardare incontri lunghi novanta minuti. Sebbene il campione da cui elaborare certe tesi era quello dei rispettivi figli, sia Piqué che Agnelli – come tanti altri sognatori – hanno quantomeno dimostrato di avere la consapevolezza che gran parte dei nuovi contenuti sportivi si stanno sempre più spostando su canali alternativi a quelli soliti come la televisione o le pay tv, e che un adeguamento alle nuove tendenze è d’obbligo.

Insomma, si tratta di una tipologia di calcio molto più focalizzata all’entertainment. E la domanda che sorge è: la Kings League riuscirà a diventare un’alternativa concreta? Molti dei nuovi contenuti sportivi, oltre alla stessa Kings League, si stanno spostando su canali alternativi e l’Italia si conferma in grande fermento, riscoprendosi il Paese dei content creator e degli streamer, dove tutti possono dire la propria sul proprio canale: oltre a Twitch, contenitori liberi e senza vincoli come YouTube e TikTok sono sempre più ricchi di programmi a tema calcio divenuti centrali nel palinsesto, frequentati da ospiti di spessore e di conseguenza presi molto in considerazione anche da un pubblico insospettabile. Una conferma che il vento sta cambiando.