La moda sta finalmente guardando alla sostenibilità

Per molti anni il settore della moda è stato ai vertici dello spreco ambientale. Pensiamo solo al processo produttivo dei capi, che produce emissioni inquinanti in ogni sua fase, consumando ben 98 milioni di tonnellate di risorse non rinnovabili. Inoltre, come se non bastasse, il sovrannumero di articoli, pari a 100 miliardi annui, fa sì che molti brand brucino l’invenduto, provocando emissioni di anidride carbonica pari a 1,35 tonnellate per megawattora. Il fenomeno viene alimentato anche dalle catene di fast fashion, che a causa della scarsa qualità dei materiali, richiedono un ricambio frequente del vestiario, suscitando non pochi problemi di smaltimento.

Ora però le cose stanno gradualmente cambiando e numerosi marchi hanno maturato la consapevolezza che anche l’industria della moda deve rispettare l’ambiente e può farlo senza rinunciare allo stile, aprendo così una nuova fetta di mercato rivolta al design sostenibile.

Facendo qualche esempio, troviamo Helmut Lang e adidas che con l’aiuto del progetto Parley hanno realizzato delle intere collezioni partendo dalla plastica che invade i nostri mari, così come 1017 ALYX 9SM e Marine Serre, che hanno instaurato delle linee appositamente dedicate alla conversione dei tessuti. Non è da meno Nike, che con le sue campagne e i suoi pack, punta a diventare il colosso sportivo numero uno al mondo per sostenibilità.

Dopo la bufera scatenata dalla distruzione di uno stock dal valore di 32 milioni di euro, Burberry ha invece annunciato di non bruciare più i capi invenduti e di limitare fino alla scomparsa l’uso della plastica. Addirittura c’è chi come Christopher Raeburn, Stella McCartney e Patagonia ha basato la propria identità su questo concetto. Infine, anche alcune firme dell’alta moda come Gucci hanno fatto la loro parte interrompendo la produzione di pellicce d‘origine animale, per aiutare la natura e l’ecosistema.

Tutte queste iniziative sono un ottimo punto di partenza, ma non sono ancora sufficienti per limitare l’effetto negativo sul nostro pianeta. La parola chiave è quindi impegno, da parte nostra e dei brand, per far sì che si sviluppi la cultura del rispetto per l’ambiente in tutti i settori.