NBA a Disney World: i giocatori sostitutivi perfetti secondo noi

La stagione NBA riprenderà a fine luglio con un format inedito, con 22 squadre coinvolte nel campo unico di Disney World a Orlando. Tra infortuni, giocatori positivi al COVID-19 e altri che non prenderanno parte a questa fase, la NBA ha concesso di avere giocatori sostitutivi, così abbiamo deciso di creare le nostre alternative preferite.

DeMarcus Cousins con la maglia di Golden State, prima della breve avventura ai Lakers.

I MOTIVI

Andiamo per gradi. Perché La NBA ha i giocatori sostitutivi? La stagione ripartirà dopo un lungo stop e non tutti i giocatori potranno o vorranno riprendere a giocare. I giocatori sostitutivi andranno a prendere il posto degli infortunati o di chi risulterà positivo al COVID-19, in un roster che sarà esteso a 17 componenti. I giocatori attivi però dovranno rimanere 13, con altri 2 inattivi, quasi certamente firmati con un two-way contract. Gli spot 16 e 17 saranno a disposizione in base a come vengono registrati i precedenti 15. I giocatori sostituiti non saranno più eleggibili a concludere la stagione, quindi la scelta dovrà essere attentamente ponderata.

Uno dei motivi per cui i giocatori sostitutivi sono stati autorizzati sta nel fatto che la bolla di Orlando sarà più chiusa e limitante di quanto non si credesse inizialmente. La NBA ha detto che le famiglie e i membri aggiuntivi dello staff potranno raggiungere Disney World solo a Playoffs cominciati, motivo per cui alcuni stanno esprimendo dubbi sulla partecipazione, soprattutto chi è in squadre che non sembrano avere le carte in regola per il titolo.

Tra training camp e fase iniziale, le prime 6 squadre a lasciare Orlando prima dell’inizio della fase a eliminazione vivranno in isolamento per un periodo che si aggira tra i 35 ai 40 giorni, un periodo lungo che potrebbe arrivare anche a 82 giorni per chi invece raggiunge le finali di conference.

GIOCATORI ELEGGIBILI

Secondo gli insider di ESPN, non tutti saranno eleggibili: solo chi ha avuto un contratto NBA, G League o Training Camp nella prima tranche di questa stagione potrà prendere parte alla fase finale come sostituto. Ciò lascerebbe fuori dalla conversazione alcuni dei nomi più caldi, come Jamal Crawford e J.R. Smith, privi di contratti da inizio anno. Secondo Shams Charania, invece, anche i giocatori sotto contratto con una squadra di NBA o G League nella stagione corrente o precedente, quella 2019-20, saranno eleggibili.

Quello di Jamal Crawford è senza dubbio uno dei nomi più desiderati dai tifosi.

In ogni caso, la NBA sa come gestire certe situazioni e non perderebbe mai l’occasione per avere maggiore appeal televisivo. Secondo Bobby Marks, infatti, ci sarà una settimana di mercato aperto per poter tagliare e firmare giocatori, cambiando a tutti gli effetti il proprio roster. Non saranno eleggibili i giocatori internazionali che non hanno avuto un contratto NBA in questa stagione (come Nikola Mirotic, per tutto l’anno col Barcellona), così come i giocatori americani che hanno giocato in altre nazioni e non hanno avuto l’autorizzazione dalla FIBA al momento in cui la stagione si è fermata, ovvero chi non è stato legittimamente tagliato dalla propria squadra internazionale in concomitanza con il lockdown.

FANTA NBA

Che sia un giocatore sostitutivo o un cestista la cui firma diventerà permanente nella settimana di mercato, i nomi disponibili sono tanti e interessanti. Quanto segue sono le nostre personali speranze.

Alcuni nomi sono ovviamente altisonanti e ci piacerebbe vederli in azione per motivi di cuore. Il desiderio che DeMarcus Cousins superi il problema degli infortuni e ritorni a dominare i campi è ovviamente grande, così sarebbe una gioia rivedere shake-and-bake di Jamal Crawford in una gara-7 di Playoffs. Non si possono non citare J.R. Smith e Isaiah Thomas, due giocatori particolarmente amati dai tifosi per le loro capacità offensive e la frequenza con cui cercano il canestro, armi che hanno fatto la loro fortuna quanto causato la loro caduta. Vedere la relazione tra LeBron James e J.R. Smith in un’altra finale sarebbe qualcosa di imperdibile, nel bene e nel male.

Isaiah Thomas con la maglia dei Washington WIzards nel 2019.

Parlando di grandi realizzatori, non si può non citare Joe Johnson. L’ex stella degli Hawks è inattiva dal 2019 ma sa sempre come trovare il fondo della retina, come ha dimostrato nella sua partecipazione al BIG3 Tournament, di cui è stato coronato MVP. Insieme a lui, altri veterani sono eleggibili nonostante si siano ritirati, ufficialmente o meno: Pau Gasol, Tony Parker e Shaun Livingston sono tre giocatori che sono ormai in una nuova fase della propria vita ma perché non provare un ultimo giro di giostra?

Joe Johnson al BIG3 Tournament.

La NBA si basa sui mestieranti di esperienza, giocatori dal basso minutaggio in grado di segnare con facilità da tre punti, difendere specifici giocatori o completare perfettamente una specifica rotazione. L’esperienza gioca un ruolo particolarmente importante nei Playoffs, motivo per cui alcuni giocatori ora liberi potrebbero fare decisamente comodo. La difesa di Iman Shumpert, la versatilità di Corey Brewer, C.J. Miles e Lance Thomas, le triple di Ryan Anderson, così come le capacità offensive di Jodie Meeks rientrano in questa lista. Come non citare la follia e il talento di Lanche Stephenson?

Un’altra categoria è rappresentata da quei giocatori che hanno avuto diverse opportunità in passato, con anche dei picchi rilevanti, salvo poi ricadere nel dimenticatoio. Jordan Bell fu campione NBA con Golden State, Tim Frazier ha avuto un ottimo impatto nel 2016 con New Orleans e Allen Crabbe fece talmente bene a Portland da strappare un contratto da 18 milioni annui. Jonathon Simmons ebbe un impatto importantissimo nei Playoffs con San Antonio nel 2017, così come Justin Anderson nel 2016. Le schiacciate di Gerald Green invece mancano come il pane e le vedremmo qualsiasi giorno della settimana, specie perché l’ex talento di Gulf Shores Academy salta ancora come un diciottenne nonostante i 34 anni ormai compiuti.

Gerald Green e James Harden a Houston.

Non si può che chiudere la lista con gli internazionali, i giocatori che tanto bene hanno fatto in Europa, rivalutandosi agli occhi dei colleghi in NBA. Ovviamente parliamo di Tyler Ennis e Jeremy Pargo, due cestisti dai percorsi molto diversi. Ennis aveva cominciato fortissimo al Fenerbahce, salvo poi fermarsi per via di un grave infortunio al ginocchio. Pargo invece ha vinto un po’ ovunque in Europa, dimostrando di essere un giocatore utile ed efficace ad ogni latitudine.

Tyler Ennis in una delle poche partite in Turchia prima dell’infortunio.

Tra i nomi selezionati troviamo giocatori pronti ad avere un grande impatto come anche altri che non sono minimamente pronti a ritornare ai ritmi NBA, ma il cuore talvolta prende il sopravvento sul cervello. Nel caso servissero altri nomi, c’è l’imbarazzo della scelta. Abbiamo un bel numero di veterani, spesso derelitti, che sono sempre pronti a dare una chance alla NBA, anche se il sentimento non è sempre reciproco: Anthony Tolliver, Anthony Bennett, Chandler Parsons, Raymond Felton, Tyler Johnson, Quincy Pondexter, Jerian Grant, Trey Burke, Michael Beasley, Luc Mbah a Moute e potenziale anche Nick Young, sempre che voglia ritarsi dal mondo delle comunicazioni legate al fashion.

Tra i disponibili, però, anche giovani talenti che non hanno trovato un ruolo in NBA per via di varie situazioni, ma che hanno il talento per poter emergere, prima o poi. Parliamo ad esempio di Shamorie Ponds, Ivan Rabb ed Henry Ellenson. Nessuno dice che questi giocatori avranno vita facile e un successo assicurato in NBA ma questo finale di stagione è particolarmente strano e unico, e le sorprese sono dietro l’angolo.