Non c’è futuro per i maglioni che indossiamo oggi

Se già dalla metà del ‘900 le plastiche avevano iniziato ad infiltrarsi nell’industria tessile, oggi la dominano. Per gli Stati Uniti il cambiamento è avvenuto negli anni ’70 quando la produzione tessile è stata dislocata “overseas” (oltremare), dove tra materiali sintetici, produzioni di massa, personale non qualificato e ritmi velocissimi, i vestiti di larga diffusione hanno iniziato a perdere il loro valore qualitativo in favore del quantitativo.

Come discusso di recente da Il Post, “non ci sono più i maglioni di una volta”. Questo vuol dire che un maglione qualunque prodotto nell’ultimo anno (fuori dalla moda di alto lusso) farà molta fatica a raggiungere un posto d’onore in un archivio un giorno — causa deterioramento e perdita di valore. I fattori influenzanti in tutto questo sono diversi: c’è prima di tutto l’introduzione della plastica nella produzione tessile che cambia i blend e la resa dei capi di conseguenza, c’è la produzione che sacrifica la qualità e c’è un modo di vestirsi diverso che si basa prima di tutto sulla varietà dell’offerta (per quanto globalizzata) e sull’immediata disponibilità. 

Photo: ThisBlueBird

Da un lato le fibre sintetiche (sopratutto quelle in acrilico e poliestere che sono le più diffuse in campo tessile) fanno comodo a tutti: i produttori fanno grandi quantità con poche spese e i consumatori hanno capi di facile manutenzione che possono per esempio essere facilmente lavati in lavatrice e trasportati. Dall’altro la velocità di questo meccanismo di produzione-consumo nasconde un grande problema per la conservazione dei capi.

Molto semplicemente i vestiti di blend misti (vedi il mix lana e poliestere) sono perfetti come usa e getta ma non resistono il test del tempo deteriorandosi visibilmente dopo qualche mese — figuriamoci anni. Avete mai toccato un maglione vecchio? Ora toccatene uno nuovo e piangete. 

Se è chiaro che gli archivi e le collezioni di moda nascono dal bisogno di possedere un pezzo di storia o quantomeno documentarne una parte — e non solo per preservare capi di altissima qualità in termini di materiali e fattura — è anche vero che quello che ne aumenta il valore e il senso è proprio la loro qualità. Un fattore che se viene a mancare porta problemi pratici di conservazione e perdita di interesse nella preservazione stessa del capo. Prendiamo l’esempio di un collezionista di denim: quanti vecchi jeans di altissima qualità avrà in archivio conservati perfettamente e quanti nuovi jeans misti elastane nelle stesse condizioni? I secondi non si qualificano per il collezionismo non tanto per un mancato valore culturale (che potrebbe esserci nonostante manchino di qualità), ma quanto per l’alto rischio che la fibra si rovini, perda di struttura o si strappi. Questo non vale solo per il fast fashion; le maison che dovrebbero essere “di lusso” oggi usano largamente materiali pessimi nella produzione. 

Photo: Vestiaire Collective

C’è un metro di valutazione della moda che riguarda la qualità dei capi e la loro capacità di durare nel tempo. Quest’ultima era quella che marcava la differenza tra un capo considerato di lusso (resistente e duraturo) e uno non di lusso. Un valore che oggi è stato sostituito dalla disponibilità e dalla varietà della scelta. Se anche la moda di valore, quella che un tempo avrebbe meritato un posto (o anche solo un angolino) in un archivio, ha vita brevissima prima di diventare uno straccio, gli archivi del futuro non avranno interesse a preservarla — e forse neanche la possibilità a causa del deterioramento fisico dei tessuti tra cedimenti vari. 

Così mentre la frase “chi più spende meno spende” diventa sempre più anacronistica, i vestiti di oggi, quelli che testimoniano il nostro tempo, non avranno lo stesso destino dorato di quelli che hanno rappresentato le decadi passate e che oggi troneggiano in qualche collezione sotto lo sguardo attento di un appassionato. 

Tutte questioni che potrebbero non essere un problema (forse): i vestiti di un tempo erano fatti per durare e, infatti, ci sono riusciti. Se quelli di oggi nascono per essere usati e scartati, vivendo una vita velocissima, perché mai dovremmo volerli preservare e collezionare? 

Foto di
Sotheby's