Il CIO ha provato in tutti i modi a non spostarle ma ormai era decisamente prevedibile: le Olimpiadi di Tokyo non si svolgeranno secondo calendario, essendo state ufficialmente posticipate al 2021 a causa del coronavirus.
Il presidente del CIO Thomas Bach aveva provato a sminuire la situazione, affermando più volte che le Olimpiadi non sarebbero state in discussione e che il Giappone stava gestendo perfettamente la situazione. Solo il 21 marzo infatti la Fiamma Olimpica era atterrata in Giappone, mentre il paese ospitante si preparava a tutte le celebrazioni ed eventi del caso.
Dopo gli Europei di calcio, anche i Giochi vengono quindi spostati, in gran parte per le pressioni di alcune federazioni. In primis fu l’Australia a comunicare ai propri atleti di tenersi pronti a un rinvio di un anno per via dei primi casi di coronavirus presenti sull’isola. Poi furono altri team, incluso quello italiano, a dire che le Olimpiadi sarebbero state da valutare dato che le quarantene di alcuni Paesi non avrebbero permesso agli atleti di allenarsi in maniera completa e professionale.
La posizione più dura l’ha presa però il Canada. All’alba del 23 marzo infatti ha detto che non avrebbe mandato alcun atleta a Tokyo 2020 se le competizioni fossero rimaste organizzate nelle date originarie, non volendo esporre i propri atleti ai rischi del COVID-19. Inutile dire che la scelta del Canada ha scatenato una reazione a catena, con USA e Iran che in primis ne hanno seguito l’esempio.
La ministra giapponese Seiko Hashimoto e il primo ministro Shinzo Abe avevano già detto che la manifestazione avrebbe potuto subire uno spostamento in altri periodi dell’anno o appunto al 2021, chiedendo anche al CIO la disponibilità. Lo spostamento dei Giochi porterà un danno da almeno 850 milioni di dollari al Giappone, secondo le stime recenti.
Si tratta di una situazione senza precedenti, mai delle Olimpiadi furono cancellate o posticipate se non per motivi legati a guerre, almeno in era moderna. Le ultime furono infatti quelle di Londra 1944, cancellate per via della Seconda Guerra Mondiale, così come le precedenti del 1940, proprio a Tokyo.