Perché Givenchy ha reso omaggio agli Armadillo Boots di Alexander McQueen?

Ieri, in occasione della Paris Fashion Week, abbiamo finalmente assistito al vero debutto di Matthew M. Williams nel ruolo di direttore creativo di Givenchy. Ora probabilmente vi starete chiedendo: “Ma la sua prima prova non è stata con la collezione primavera/estate 2021?“. Sì, effettivamente avete ragione, ma come lo stilista stesso ha dichiarato, presentare un lookbook è decisamente diverso dal fare una sfilata vera e propria. La differenza è stata infatti piuttosto evidente: il défilé dell’autunno/inverno 2021 ha definitivamente chiarito le regole su cui si basa il nuovo percorso della maison francese. A trionfare è stato un inedito confronto tra eleganza e stravaganza, definito da una serie di look uomo e donna ricchi di ispirazioni e trasportati fondamentalmente da un unico concetto: la spontaneità.

Come abbiamo potuto intuire dalla scorsa stagione, il designer intende interpretare secondo la sua personale visione i codici del brand, riprendendo non solo l’eredità del suo fondatore, ma soprattutto le cosiddette ere dei suoi predecessori, da Riccardo Tisci a John Galliano, fino ad Alexander McQueen.

Proprio per quanto riguarda quest’ultimo, c’è stata una citazione molto particolare che ha subito scatenato grande curiosità. Nella nuova proposta footwear è infatti spiccato un modello alquanto singolare, caratterizzato da una struttura totalmente futuristica, un misto tra stivaletto con zeppa e clog, altissimo e verniciato di rosso, lilla, beige, nero o bianco.

La silhouette ci ha fatto immediatamente pensare a una delle creazioni più iconiche di Lee Alexander McQueen, non provenienti dal suo periodo in Givenchy, bensì tratte dal suo brand personale: le Armadillo Shoes.

Probabilmente questo nome vi suonerà familiare per il loro impatto mediatico ottenuto in un preciso momento del 2015, ma prima di arrivare a ciò, vogliamo soffermarci sulla loro nascita, perché davvero ne vale la pena.

Gli Armadillo Boots debuttano infatti per la primavera/estate 2010 di Alexander McQueen, una delle collezioni più importanti nell’intera storia della moda per diversi motivi, dal fatto che fu la prima sfilata a essere trasmessa in streaming (grazie all’aiuto di Nick Knight) allo storytelling spettacolare e ancor di più perché è stata l’ultima linea donna realizzata dallo stilista prima del suicidio. Lo show prende il nome di “Plato’s Atlantis” e si ispirava a un futuro apocalittico in cui, a causa del riscaldamento globale, i ghiacciai si erano sciolti, le acque alzate e le forme di vita sulla terra erano costrette a evolversi tornando alla loro origine per sopravvivere. C’è dunque un chiaro riferimento alle teorie sull’evoluzione di Darwin ma anche al mito di Atlantide narrato da Platone, oltre che a un’importante ispirazione verso alcuni film cult di fantascienza, come “Alien” e “Predator” e dunque anche alle opere di H. R. Giger. I look indosso alle modelle sembravano quindi una fusione tra essere umano, animale e alieno, appropriandosi costantemente di elementi tratti dalla natura e dal regno animale.

Uno degli esempi più evidenti erano proprio le scarpe che hanno solcato la passerella, un modello esuberante in tutto e per tutto, definito mostruoso, super eccentrico, grottesco e bizzarro. Il design si ispirava alla visione di una ballerina che sta in equilibrio sulle punte ma interpretata in chiave futuristica e volutamente esagerata, come se fosse un prolungamento della gamba o una protesi. Fatto sta che in realtà la loro struttura alta trenta centimetri, interamente realizzata in legno, con quattro zip che uniscono la tomaia al rivestimento di pelli animalesche, ricordava palesemente un armadillo. A causa di tutte queste caratteristiche, gli stivaletti risultavano essere parecchio scomodi, a tal punto da provocare il ritiro dal casting di alcune modelle e per questo motivo non furono mai commercializzati. Al mondo esistono infatti solamente le ventuno paia fabbricate per la sfilata.

Di quelle 21 paia, tre sono state battute all’asta da Christie’s nel 2015 con lo scopo di raccogliere fondi in favore delle vittime del terremoto in Nepal. L’acquirente? Lady Gaga, o meglio, il suo fidanzato dell’epoca Taylor Kinnery, che se le è aggiudicate per la bellezza di 295mila dollari.

La cantante, che peraltro era molto amica dello stilista, fin da subito ha mostrato quasi un’ossessione per queste calzature in perfetta linea con il suo stile e le ha sfoggiate in diverse occasioni, dal video di “Bad Romance” (tra l’altro colonna sonora della collezione “Plato’s Atlantis”) al red carpet degli MTV Music Awards del 2010 dove un più ampio pubblico ha potuto notarle.

Al di là del loro aspetto improbabile e saliente, gli Armadillo Boots non sono altro che la somma di un pensiero rivoluzionario concepito ben dieci anni fa da uno dei nomi più importanti di sempre all’interno del fashion system che tuttora rimane vivo nel lavoro di altri creativi.