Tony Effe non ha nascosto di essere furioso per ciò che è successo ieri sera: “Mi hanno chiesto di togliere la collana prima di andare in onda” ha detto ai microfoni di Radio2 dopo la sua esibizione, “Sono incazzato nero, mi hanno tolto il potere”. Il motivo è che il gioiello, un pezzo di Tiffany del valore commerciale di 71.000 euro, sarebbe stato ritenuto a rischio di pubblicità occulta dalla Rai. Ma cosa si intende esattamente per pubblicità occulta? Semplice: essendo una televisione di servizio pubblico e quindi tenuta alla massima trasparenza, la Rai regolamenta in modo molto rigido i brand che compaiono nelle sue trasmissioni. Le aziende che non optano per dei semplici spot pubblicitari e vogliono comparire nei vari programmi, quindi, devono sottoscrivere un regolare contratto di product placement, con un tariffario che varia in base a quanto è prestigiosa e seguita la trasmissione (e chiaramente il Festival di Sanremo rappresenta il non plus ultra, in questo senso). Questo vale anche per i vestiti e i gioielli che indossano i conduttori e gli ospiti, specie se non si tratta di una semplice scelta di stile, ma se c’è un accordo commerciale tra il personaggio e il brand, magari perché ne è testimonial. La regola generale è che i marchi che compaiono in onda, oltre ad essere approvati dalla Rai stessa, devono essere chiaramente indicati nei titoli di coda.
Le regole, quindi, sono già rigide in partenza, ma dopo il caso dell’anno scorso, quando John Travolta era salito sul palco con un paio di sneakers U Power (azienda di cui era testimonial) con il logo in bella vista, da parte della tv pubblica c’è tolleranza zero su ogni possibile ambiguità. Anche perché in seguito a quell’episodio era arrivata una gigantesca sanzione da parte dell’Agcom, ovvero l’Autorità a Garanzia delle Telecomunicazioni, che viglia su queste vicende: il balletto che Travolta aveva fatto sul palco dell’Ariston con quelle scarpe ai piedi era stato considerato una pubblicità occulta, ovvero uno spot non dichiarato ai telespettatori, e la Rai era stata multata per 206.000 euro. Insomma, l’attenzione sulla questione è davvero ai massimi storici, e prima che ogni artista o ospite di Sanremo vada in onda c’è un apposito funzionario Rai che controlla il suo outfit, chiedendogli di togliere capi o accessori che potrebbero sollevare dubbi su una sponsorizzazione nascosta in bella vista.
La collana di Tiffany di Tony, però, non mostrava nessun logo visibile. “Il discrimine non è quello, ma la riconoscibilità del prodotto” ha spiegato Marcello Ciannamea, direttore dell’Intrattenimento Prime Time nella conferenza stampa di oggi. In effetti non è la prima volta che capita: sempre ieri sera ad altri concorrenti e ospiti era stato chiesto di togliere elementi dell’outfit o accessori prima di andare in scena. A Iva Zanicchi, ad esempio, sarebbe stato chiesto di togliere un orologio (che tra l’altro non era neanche di un brand che la vestiva, ma un ricordo di suo marito morto di recente), mentre a Noemi dei gioielli Bulgari. Nel 2023, poi, il povero Leo Gassmann era stato costretto a presentarsi sul palco dell’Ariston in canottiera perché dopo un controllo dell’ultimo minuto la sua t-shirt, che aveva un vistoso logo, non era stata ritenuta adatta.
Il punto, però, è che in assenza di loghi la materia è molto scivolosa e complessa: se il controllo viene effettuato da dei semplici funzionari Rai, la riconoscibilità di un capo o un accessorio dipende anche dalla sua conoscenza della moda, che spesso è quasi nulla (giustamente, perché fanno un altro mestiere e non sono tenuti ad avere queste competenze). Il collier Bulgari indossato da Damiano David due sere fa, ad esempio, era molto identificativo del brand, di cui peraltro è anche ambassador, ma evidentemente il funzionario che ha approvato il suo outfit non ha riscontrato problemi evidenti, come confermato anche da Ciannamea in conferenza stampa, tanto che lo ha lasciato passare senza porsi il problema della pubblicità occulta. Insomma, la vera domanda è: se mi presento sul palco con un abito che dal design è chiaramente riconoscibile come un Valentino o un Dolce e Gabbana o un Balenciaga, è pubblicità occulta? E se sì, come distinguiamo un semplice styling professionale dal tentativo di promuovere un brand in maniera non dichiarata?
Nel caso di Tony Effe, però, c’è un dettaglio che probabilmente potrebbe aver fatto la differenza: in effetti Tony è legato da un contratto pubblicitario con Tiffany, come dimostra anche il post di ieri sul suo account Instagram, dove indossa la collana incriminata con tanto di tag a Tiffany e inequivocabile hashtag #adv. Il fatto che i funzionari Rai siano stati così intransigenti, quindi, potrebbe dipendere non dal fatto che la collana sia particolarmente riconoscibile, ma dal fatto che era noto il loro rapporto commerciale. Oltretutto, come ha fatto notare sempre Ciannamea, cosa si può o non si può indossare nei canali Rai è ben specificato in tutti i contratti che gli artisti hanno firmato una volta entrati nel cast del Festival. E a proposito di questo, speriamo che qualcuno gli abbia dato il via libera per rimettere la collana non appena sceso dal palco e indossarla durante la videointervista a Radio2 (anche in questo caso una rete Rai visibile anche in tv), perché anche in questo caso potrebbe andare incontro a dei problemi.