Perché la collaborazione tra Milan e Off-White™ è molto importante

Da quando il calcio ha aperto le proprie porte alla moda, ci sono state molte collaborazioni interessanti tra brand che mai avremmo visto affacciarsi al mondo del pallone e club, diventandone style partner, o una delle tante diciture fantasiose che queste dinamiche inedite permettono di avere. Il nuovo accordo di Off-White™ con il Milan, però, non segue questa strada: è anzi una nuova pietra angolare del rapporto calcio-moda.

I lavori di Dsquared2 col Manchester City e quello di 424 con l’Arsenal sono stati fondamentali per aprire le porta dei club calcistici a un mondo maggiormente street, un formalwear che fosse sì elegante ma non chiuso ai sacri dettami da completo, cravatta e valigia con dettagli in pelle. Molti sono i brand che stanno dando un nuovo punto di vista alle divise ufficiali: finita l’era dei completi “standard” di Hugo Boss, Boglioli e Trussardi, anche i marchi normalmente più formali stanno strizzando l’occhio a un look più streetwear, si pensi solo a Zegna, nuovo partner del Real Madrid, ma anche a Loro Piana, collaboratore della Juventus, o Thom Browne e Barcellona, Dior e PSG. Rimangono però partnership in cui è lo sguardo formale a farla da padrone, è la sartoria a dettare le regole di un connubio che vuole dare ai calciatori un tono forzatamente più serio.

In un’intervista proprio a Outpump del 2021, un elegante uomo di campo e di panchina come Siniša Mihajlović disse: «A me piace vedere una squadra che si presenta bene e si veste uguale, mi sembra dia più forza al gruppo. Vedo anche allenatori che si presentano con i propri vestiti, persino in jeans, e a me davvero non piace. Magari siamo su un campo da calcio o su un pullman verso lo stadio ma stiamo comunque lavorando, quindi devo dire che in certe situazioni voglio rappresentare la mia società con la sua divisa formale». La visione dell’abito formale funziona. Non è solo tradizione o abitudine, è un modo per vedere i calciatori, normalmente giovani e dallo stile eterogeneo per via di background e passioni divergenti, in una cornice professionale, ricercata e più vicina a quella del più tradizionale contesto lavorativo che non necessariamente impiega pantaloncini corti, calzettoni e scarpe con i tacchetti come dress code. In alcuni casi questi momenti di alta moda hanno portato anche alla nascita di meme, come i noti paragoni tra lo stile della Nazionale Italiana e quella Inglese.

Insomma, il formalwear non è un punto a sfavore nel calcio. Anzi, può essere anche un punto di forza. Non va però negato il fatto che il mondo sta cambiando, e così la moda maggiormente apprezzata dal pubblico e conseguentemente dai calciatori, perché non ci vuole molto per comprendere che Håland, Benzema e Lukaku si vestono diversamente rispetto a Platini, Batistuta e Van Basten. Ecco quindi che arriviamo al legame tra Off-White™, il brand che più ha simbolizzato l’evoluzione recente dello streetwear, peraltro con importanti strascichi nel lusso, e il Milan. Probabilmente il nuovo anno zero del rapporto moda/sport.

Perché però il rapporto tra Off-White™ e Milan è così importante? Perché si tratta dell’unico brand che ha davvero saputo giocare con le proprie regole in questo campo, senza costringere la squadra ad adattarsi al proprio mondo o viceversa, ma trovando un inedito punto comune. Il calcio ha un modo tutto suo di dialogare perché parla un codice unico che deve arrivare tanto al professore universitario quanto al bambino di otto anni, tanto al ricco quanto al povero, perché è il panorama dal pubblico più trasversale che ci sia. Tra i suoi codici troviamo anche un elemento imprescindibile che tante realtà recenti sembrano essersi dimenticate: il calcio. Tanti club stanno puntando a creare un maggiore appeal verso il mondo della cultura pop, dell’arte o della moda, ma nel farlo si dimenticano talvolta dei tifosi, della propria identità sportiva e dell’estetica che normalmente li ha resi leggendari, ovvero quella calcistica. Insomma, una squadra non può essere un brand fashion al 100% perché risulterebbe poco autentico.

Inutile parlare del legame di Virgil Abloh con lo sport e il calcio, della sua partnership con Serena Williams, della linea calcistica realizzata insieme a Nike, della sua volontà di indossare le maglie da calcio e le tante altre connessioni. Parlare di questi elementi non è solo superfluo, è anche una speculazione nei confronti di un nome leggendario che ci ha lasciato e che non può ovviamente lavorare alla collezione con i rossoneri. L’anima di Off-White™ è comunque visibile nei primissimi capi visti in partnership con il Milan, soprattutto nella varsity jacket. In questa troviamo la natura che ha reso riconoscibili entrambe le realtà: il mix di materiali, le cuciture e le scritte, il tutto miscelato con il palmarès e gli elementi tipici del club di Milano che vengono in alcuni casi limitati al lettering, mentre in altri vengono ridisegnati con estetica cartoonesca. La rappresentazione del diavolo sulla schiena ne è un chiaro esempio, come si nota dal forcone col logo di Off-White™. Insomma, fare un prodotto che lancia una partnership che sia credibilissimo per entrambe le parti, senza esporre particolarmente il logo di nessuna delle due e senza usare i colori sociali della squadra in questione è la dimostrazione di un lavoro egregio e creativo.

Vedremo anche prodotti più formali da questa collezione? Ovviamente. Non solo Off-White™ è “costretta” a farli, ma è anche nel suo DNA. Quello che per ora è emerso però è che il marchio di Virgil Abloh ha portato una squadra fresca di scudetto a presentarsi a una partita di Champions League con un pantalone formale, una t-shirt nera, una varsity jacket e una sneaker piuttosto chunky con tanto di zip-tie legata. Quante volte era già successo nella storia del calcio? Mai.

Non basta quindi avere un partner arcinoto per entrare credibilmente nel mondo nella moda e al tempo stesso non basta vestire una squadra di calcio per essere credibili nel calcio. Il ruolo di “Culture Curator” ricoperto da Off-White™ è un’incognita ma la nomenclatura non è casuale: il calcio è cultura e così anche la moda, motivo per cui è solo tramite la cultura che una partnership del genere può fare storia, non solo vestiti.