Kid Cudi e Playboi Carti si sono uniti in un interessante scambio di battute incentrato sul disco di quest’ultimo, “Whole Lotta Red“, atteso per anni e debuttato al primo posto in Billboard 200 al momento della sua uscita. “Quando è successo, la prima cosa che ho fatto è stata chiamare mia madre“, ha riferito Carti.
Cudi è un nome pienamente azzeccato per questa chiacchierata, si tratta infatti di uno dei featuring che Carti ha scelto per dare un valore aggiunto al suo progetto. Con lui, soltanto Future e Kanye West. La scelta ovviamente non è casuale, innanzitutto, come da lui spiegato, “Whole Lotta Red parla di me” e i nomi aggiunti sono soltanto quelli con cui, un tempo, Carti non avrebbe mai immaginato di collaborare. “Ho dovuto lavorare per arrivare dove sono, e queste sono le persone che stavo provando ad impressionare“.
I got Future, I got Cudi, I got Ye. I’m fucking with the originals, the motherfucking godfathers of this shit. Who else you need on the album after that?
Playboi Carti sui featuring di WLR
I due si sono subito trovati d’accordo su diversi punti: l’obiettivo del disco, ovvero quello di far suonare bene la musica sul palco – “quando sono in studio l’unica cosa a cui penso è esibirmi, voglio fare musica che commuova le persone” – e la fortuna di avere Kanye West dalla propria parte.
Kid Cudi si è infatti più volte affidato alle mani di Kanye e Playboi Carti lo ha fatto con la produzione esecutiva di “Whole Lotta Red”. Durante la chiacchierata non ha usato mezzi termini e ha spiegato che per la prima volta, lavorando con Kanye, si è sentito capito, non era più solo in ciò che stava facendo e poteva parlare con qualcuno che finalmente comprendeva cosa stesse dicendo. “Il mondo che sto cercando di costruire, lui lo ha già fatto“. E Cudi ha confermato che “Ye è il fratello maggiore definitivo, qualcuno di buono da avere nel proprio spazio“.
Kanye is the OG. He opened my eyes to some shit. When I got around him, I realized why I love him so much.
Playboi Carti su Kanye West
Infine, Carti ha parlato dei suoi fan, spiegando che la sua musica ha l’obiettivo di andare oltre gli Stati Uniti, di essere unica nel suo genere. “Se guardo ciò che fate tu o Ye, o tutti i grandi artisti, non avete mai realizzato niente che qualcun altro aveva già fatto“. Non se la sente di ridursi alla figura del rapper, “l’hip hop è la mia categoria, di sicuro, ma sono una rockstar a pieno titolo“. E ha confermato che la chiave di lettura di “Whole Lotta Red” è proprio il punk di cui lui è grande fan, in quanto rispecchia pienamente il suo stile di vita. “I ain’t no damn poser“.
Potete leggere l’intervista completa qui.