Naomi Osaka è una delle tenniste più forti e influenti del momento: classe ’97 ha già conquistato tre tornei del Grande Slam, gli US Open del 2018 e del 2020 e l’Australian Open nel 2019, e lo scarno più alto nel Ranking WTA.
Naomi nasce ad Osaka nel 1997 da Leonard François, haitiano, e da Tamaki Osaka: per via della legislazione giapponese in merito alle unioni miste prende il cognome “Osaka” della madre. Nel 2000 la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti, a New York, e qui Naomi, e la sorella Mari, si avvicinano al tennis grazie agli stimoli di papà Leonard, deciso a seguire l’esempio di Richard Williams e delle due sorelle che hanno fatto la storia dello sport con la racchetta.
I successi non tardano ad arrivare: dopo anni nei tornei inferiori ITF, Naomi inizia a superare le prime eliminatorie WTA e nel 2016 si ferma al terzo turno dell’Australian Open; la prima finale è nel torneo “di casa” di Tokyo dove è sconfitta dall’allora numero uno Caroline Wozniacki; nel 2018 dopo il successo ad Indian Wells si presenta agli US Open, accreditata della testa di serie numero 20, e trionfa nel suo primo slam sbaragliando in finale Madison Keys. Nel 2019 ecco il secondo successo nel circuito del grande slam in Australia: la vittoria in finale contro la Kvitova le vale anche il primo posto nel ranking WTA.
Sull’onda lunga di questi successi sportivi Naomi Osaka lascia adidas per legarsi al brand americano di Nike. Oltre a un contratto molto vantaggioso, 8,5 milioni di dollari all’anno, la Osaka è riuscita a strappare al brand dello swoosh anche una particolare deroga: potrà continuare a portare sui suoi kit da gara, spesso caratterizzati da colori sgargianti e fantasie particolari, le patch di Nissin Foods e Nippon Airways, colossi giapponesi che puntano molto sulla beniamina nazionale.
Solo Li Na, altra tennista asiatica, era riuscita a strappare una concessione del genere ai manager di Beaverton. Tornando ai kit utilizzati dalla Osaka si può notare come spesso scelga dei look dominati dal viola e dal nero, azzardando però anche colori pastello, come l’arancio, e fantasie a poligoni e righe dal sapore retrò; colori sempre abbinati alle scarpe della iconica, e storica, linea “AIR” Nike. Tutti look che rispecchiano in pieno l’identikit della Osaka sintetizzato nel motto “Rompere gli schemi” che campeggia in apertura della pagina a lei dedicata sul sito ufficiale Nike.
Ora Osaka ha realizzato un ulteriore passo all’interno della scala sociale di Nike, diventando un’atleta con logo e linea personali. Proprio oggi, 16 novembre 2020, Nike Court ha lanciato la linea di abbigliamento dedicata alla tennista giapponese che lei stessa indosserà al ritorno sui campi. Sul prodotto si trova il nuovo logo di Osaka, la N e la O arrotondate e stilizzate.
Non solo il brand di Beaverton, ma anche Comme des Garçons, uno dei più importanti fashion brand del sol levante, ha deciso di legare il suo nome a quello della Osaka. La tennista giapponese ha infatti collaborato con Rei Kawakubo e il suo brand per realizzare una Nike Blazer Mid 77 speciale. La Blazer conserva la sua iconica tomaia in tela bianca, decorata totalmente da una stampa grigia che riporta i nomi della Osaka e di Comme des Garçons; sullo swoosh, di colore bianco, ecco l’autografo della tennista in nero e sotto la scritta, sempre con un font in corsivo, “Home is where the heart is” (Casa è dove si trova il cuore). Chiaro è il riferimento da parte della Osaka e di Comme des Garçons al Giappone e alla sua eredità culturale. Ancora poco si conosce in merito alla data di release di questa speciale Blazer Mid 77: da qualche leak sui social e da qualche voce di corridoio tra Giappone e Stati Uniti, il drop potrebbe arrivare nel prossimo mese di novembre.
Comme des Garçons è anche uno dei brand preferiti da Naomi Osaka in occasioni formali. Nel 2018 infatti, andò vestita proprio con un abito della maison nipponica ad alzare il suo primo U.S. Open.
La Osaka non trascura nemmeno la cultura pop e lo streetwear come dimostrato in alcune sue uscite pubbliche. Testimonial della collezione Nike x Sacai, altro brand giapponese, la abbiamo vista avvolta in outfit composti da t-shirt, gonna a palloncino e piumini dal chiaro sapore vintage, ma aperti alle influenze del nuovo streetwear che avanza a grandi passi. Come sul court, anche sui red carpet, Naomi Osaka non disdegna abbinamenti dai colori sgargianti, come negli scatti comparsi sulla rivista GQ che la ritraggono con un pullover oversize a righe gialle, blu, rosse e verdi.
Particolare anche la scelta di indossare la canotta dei Los Angeles Lakers numero 8 di Kobe Bryant in occasione della premiazione agli Australian Open: particolare proprio perché la Osaka non ha scelto la classica jersey gialla con inserti viola, ma quella nera con inserti gialli per omaggiare il suo idolo e amico venuto a mancare lo scorso gennaio. «Ho indossato questa maglia ogni giorno dopo le mie partite. Penso davvero che mi abbia dato forza. Sempre» ha scritto la tennista giapponese sul suo account twitter ufficiale.
Alla ripresa post lockdown per la pandemia da Coronavirus, la Osaka è tornata sotto i riflettori non solo per i successi sul court (ha portato a casa il secondo successo agli US Open), ma anche, e soprattutto, per il suo impegno politico nel movimento Black Lives Matter. All’inizio di luglio la Osaka è scesa in campo nel dibattito politico scoppiato dopo la morte di George Floyd: prima un post sul proprio profilo instagram ufficiale che la ritraeva in strada a Minneapolis durante le proteste, poi una lettera al magazine Esquire. Scelta di carattere quella della giovane tennista che ha deciso di scendere in strada in segno di protesta da straniera (è giapponese, ndr) negli Stati Uniti: la sua storia personale la spinge a non identificarsi con una etichetta sociale e politica, come da lei stessa ribadito nello scritto ad Esquire. “Giapponese? Americana? Haitiana? Nera? Asiatica? Beh, sono tutte queste cose assieme”.
La Osaka nonostante le diverse critiche giunte dai media e dai social ha proseguito per la sua strada e proprio agli US Open ha deciso di scendere sul court in ogni sfida con una mascherina con su scritto il nome delle diverse vittime dell’odio razziale: da George Floyd a Tamir Rice, 12enne afroamericano ucciso a Cleveland nel 2014 perché non aveva alzato le mani verso la polizia mentre giocava in un parco.
E il Giappone? Come risponde? Molti commenti negativi sui social, ma il paese del sol levante crede nel suo futuro, sportivo e non, rappresentato dagli atleti di etnia mista, un futuro che vede Osaka e Hachimura, rising-star dell’NBA, in prima fila.