La storia del logo NBA e il perché la Lega non lo sostituirà con la figura di Kobe Bryant

Dopo poche ore dall’ufficializzazione della morte di Kobe Bryant, ha iniziato a circolare una petizione secondo la quale la NBA dovrebbe dedicargli il logo.

L’idea è sicuramente romantica e affascinante, anche perché Bryant non è stato un giocatore normale e lo si capisce dalla reazione che ha avuto il mondo alla notizia della sua scomparsa. Ma prima che iniziate ad affezionarvi all’idea, vi spieghiamo perché il cambio non avverrà.

L’NBA è al momento la principale lega sportiva al mondo, un punto di riferimento per tutti gli sport dal punto di vista organizzativo ed economico e non a caso viene spesso presa ad esempio dai dirigenti sportivi di tutto il mondo.

Lo è diventata sicuramente grazie a personaggi leggendari come Michael Jordan, Magic Johnson, Kobe Bryant, Shaquille O’Neal e compagnia. Ma anche grazie all’ex commissioner David Stern che ha portato quel giocatore stilizzato bianco su sfondo rossoblu ad essere riconoscibile in tutto il mondo, quanto lo Swoosh di Nike, la mela di Apple o la M di McDonald’s.

Il logo nasce nel 1969 da un’idea di Alan Siegel, in un momento in cui la NBA non è la potenza attuale e, anzi, lotta per sopravvivere contro un competitor, la ABA, in un mercato che fatica a reggere entrambi i campionati. Così decide di puntare su un progetto di rebranding e chiede appunto a Siegel di creare un nuovo e più affascinante marchio.

Il designer, in cerca di ispirazione, passa le giornate a sfogliare varie copie di magazine sportivi, finché un’immagine su “Sport” lo conquista: è l’elegante e fluida silhouette di Jerry West in palleggio.

L’immagine fa scattare la scintilla giusta, cioè stilizzare quel frammento di gioco che rappresenta perfettamente il basket utilizzando i colori della bandiera americana. Così, senza dire nulla a nessuno e credendo nella sua ispirazione, Siegel presenta l’idea alla Lega. I dirigenti non ci mettono molto a capire che quell’omino in palleggio è la guardia dei Lakers, ma badano bene dal dichiararlo in pubblico.

Il logo è un successo totale e, infatti, non verrà più modificato, anche dopo la fusione tra NBA e ABA e i successivi tentativi di rebranding.

Ovviamente, nonostante sia ormai risaputo, nessuno può ufficialmente confermare che quella silhouette sia quella di Jerry West, altrimenti la Lega sarebbe costretta a pagare fior fiore di milioni – forse miliardi – all’ex giocatore dei Lakers. Lui stesso, uomo tutto d’un pezzo e di valori, non si è mai interessato alla cosa, facendo spallucce a chi gli faceva notare quanti soldi avrebbe potuto ricavare da un’eventuale causa.

West, inoltre, è indissolubilmente legato ai colori gialloviola, proprio come il compianto Kobe. Loro due, insieme a Magic Johnson, sono probabilmente i 3 giocatori più rappresentativi della squadra. Non per niente, dopo essere stato un grandissimo player dei Los Angeles Lakers, ne è diventato allenatore e infine dirigente.

E se a fine anni ’90 vi siete innamorati del team losangelino, quello che vinceva grazie al dominio del duo Kobe-Shaq, lo dovete a lui, che da dirigente riuscì, con un’operazione di mercato geniale, a portare entrambi a Los Angeles nell’estate del 1996.

La petizione che vuole inserire Bryant nel logo NBA è, dunque, un’idea tanto affascinante, quanto meritevole, ma possiamo affermare – quasi con sicurezza – che non verrà presa in considerazione dal commissioner Adam Silver.

In primis per un fattore economico, perché porterebbe la Lega a dover pagare (ora e in futuro) la famiglia Bryant per sfruttare i diritti dell’immagine di Kobe. Secondo, per una questione di marketing, poiché dal ’69 ad oggi nessuno è riuscito a modificare un marchio che ormai è una potenza in grado di vendere prodotti di ogni genere a livello mondiale.

In tutto questo, rimane il dispiacere per la perdita di un campione assoluto, che aveva appena iniziato la sua seconda vita, dopo aver ispirato milioni di ragazzi e appassionati giocando.

AGGIORNAMENTO 25-02-2021

A distanza di un anno e un mese dall’articolo sulla petizione per la richiesta del cambio di logo, la notizia è tornata a girare grazie a un post Instagram di Kyrie Irving che ha riproposto l’utilizzo di Kobe Bryant come nuovo logo.

Il post di Irving ha superato il milione di like in grande velocità ed è stato poi condiviso da tantissimi profili di alto livello tra cui Vanessa Bryant, vedova di Kobe che ha quindi avvalorato la posizione della guardia dei Nets. Kyrie non ha solo specificato di voler onorare Kobe, ma in generale i giocatori neri. La sua caption “BLACK KINGS BUILT THE LEAGUE” vanno proprio a specificare come Kobe sia un simbolo di un messaggio più ampio, espresso peraltro alla conclusione del Black History Month, una celebrazione di come i giocatori neri siano il motivo per cui la NBA è diventata un fenomeno globale.

La petizione su change.org che all’epoca fu l’unica della storia del sito a raggiungere il milione di firme, è stata ora rilanciata e ha abbondantemente superato le 3 milioni, con obiettivo 4.5. L’immagine del grafico Tyson Beck è ormai stata presa a modello ma difficilmente vedremo una variazione, d’altronde i motivi esposti precedentemente nell’articolo di gennaio 2020 sono sempre validi: la NBA non ha mai pronunciato il nome di Jerry West parlando del proprio logo e difficilmente lo farebbe con Kobe, specie ora che quel marchio vale letteralmente miliardi di dollari ed è solito prestarsi a collaborazioni commerciali con brand di varie tipologie, dalle bevande energetiche a Louis Vuitton. Forse però porre il discorso sull’identità della lega come parte della cultura nera potrebbe cambiare le carte in tavola.