Jamie Reid, l’artista dei Sex Pistols che ha collaborato con Supreme

Jamie Reid, un nome che probabilmente a primo impatto vi può sembrare sconosciuto, ma che in realtà avrete già incontrato (inconsciamente) almeno una volta nella vita. Suo è infatti il merito di aver plasmato l’estetica di uno dei movimenti più influenti e riconoscibili della cultura popolare, ovvero il punk, simbolo di ribellione e trasgressione che ha saputo utilizzare al meglio il proprio stile per comunicare un messaggio sociale.

Partiamo dalle origini: tutto ebbe inizio negli anni Settanta a Londra, un periodo e un luogo in cui i giovani si sentivano ormai assuefatti dalle etichette dell’Inghilterra borghese. In risposta a quel contesto nasceva Let it Rock, successivamente conosciuto come Sex e poi ancora come Seditionaries, un negozio aperto da Vivienne Westwood insieme al compagno Malcolm McLaren che principalmente vendeva accessori BDSM e t-shirt parodistiche con personaggi Disney a sfondo sessuale, dove il concetto di anti moda radunava gruppi di ragazzi in quello che di lì a poco sarebbe diventato il punto di riferimento di una vera e propria corrente. Tra questi c’erano i membri dei futuri Sex Pistols, leggendaria band riconosciuta come tra le più incisive nella storia moderna.

Malcolm McLaren e Vivienne Westwood

All’epoca, in un clima di amicizia e pensieri condivisi, proprio McLaren divenne il manager di quel gruppo musicale appena formato, affidando la direzione creativa di esso all’amico di vecchia data Jamie Reid, un’attivista trentenne proveniente da una famiglia problematica che ha presto abbandonato gli studi per dedicarsi alla fondazione di un giornale politico, il Suburban Press, un mezzo che gli permetteva di esprimere in tutta libertà la sua natura anarchica e nichilista. È da quell’esperienza indipendente che nasce il suo stile caratteristico, il quale utilizza ritagli di giornale e riviste come nelle lettere anonime di riscatto, in un collage anti-commerciale e provocatorio dal forte impatto visivo che diede vita al cosiddetto spirito “D.I.Y.“. Il suo linguaggio vantava per l’appunto un vocabolario grezzo, colori accesi, strappi, sovrastampe e serigrafie decostruite per esprimere un intento sovversivo ispirato ai lavori dada e futuristi.

Queste sue caratteristiche appariranno in modo ancora più evidente nelle creazioni disegnate per Vivienne Westwood e soprattutto per i Sex Pistols, che per lui rappresentavano un canale con il quale gridare al mondo intero l’avversione verso le istituzioni. Grazie a lui la band e il punk in generale vanno considerati innanzitutto un atto artistico con un’immagine tutt’altro che casuale.

Portano infatti la sua firma alcuni dei più iconici lavori grafici di quell’era, come la copertina del primo e ultimo album “Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols” e quella del leggendario brano “God Save the Queen“, la quale, dal momento in cui raffigurava il ritratto della regina Elisabetta II per il giubileo d’argento privato degli occhi e della bocca, simbolicamente sostituiti dal nome del collettivo e del singolo, è stata definita “un oltraggio alla monarchia“.

“God Save the Queen”

Come sappiamo, il punk è molto probabilmente il movimento che più ha spinto gli stilisti a ispirarsi ai suoi messaggi e soprattutto alla sua estetica, originale, fuori dagli schemi e portatrice di valori rivoluzionari. Così lo stesso Jamie Reid è stato scelto nel 2017 da Pierpaolo Piccioli per un’inaspettata collaborazione con Valentino presentata durante la Paris Fashion Week dell’autunno/inverno, che rielaborava i codici della maison in una nuova ottica attraverso una sfilata prevalentemente streetwear costellata di motivi alquanto ribelli.

Per la primavera/estate 2021, invece, il suo estro torna a conquistare il mondo della moda con una nuova partnership assieme a Supreme, che ha unito le proprie forze con l’artista britannico per realizzare una capsule collection composta da varsity jacket, felpe, maglioni e camicie in cui viene rappresentata la sua evoluzione stilistica negli anni ma senza rinunciare a preziosi riferimenti al passato. Sui capi d’abbigliamento troviamo infatti delle singolari grafiche con slogan che, seppur in caratteri raffinati e giocosi, riportano frasi come “Fuck All” e “It’s All Bollocks”, un nemmeno tanto velato riferimento allo storico album a cui lavorò che incarna perfettamente l’originale attitudine del brand di James Jebbia, ricca di citazioni e libera da ogni compromesso.

La linea verrà rilasciata il 6 maggio alle ore 12:00 online e negli store, compreso il nuovo punto vendita in Corso Garibaldi 20 a Milano.