L’accostamento di due parole come “Yves” e “Tumor” appare sicuramente un po’ disorientante e inspiegabile. Utilizzando questo nome è piuttosto evidente che l’intenzione è quella di cogliere impreparato forse chiunque, facendo presagire che ci si sta per ritrovare davanti a un personaggio sinistro e oscuro.
Ma di chi stiamo parlando esattamente? Rispondere a questa domanda non è molto semplice, perché di Yves Tumor si sa veramente poco. Secondo quanto dichiarato da lui stesso in quelle poche interviste concesse, dice di chiamarsi Sean Bowie, ma potrebbe benissimo mentire soltanto per collegare più o meno inconsciamente la sua figura con quella di David Bowie. Racconta di essere nato a Miami, ma non vuole divulgare la propria data di nascita, per incrementare così l’aura di mistero. In qualche modo si è poi trasferito a Knoxville (ma perché uno dovrebbe lasciare la Florida per trasferirsi in Tennessee?!), dove durante l’adolescenza sostiene di aver iniziato a far musica in risposta all’ambiente ottuso e conservatore che tentava di opprimere la sua vena artistica. In seguito si dirigerà verso la California per frequentare il college a Los Angeles ed è proprio lì che inizia la sua vera carriera da musicista. Comincia producendo musica elettronica con lo pseudonimo Teams e in breve tempo si ritrova a fare il giro del mondo tra Asia ed Europa per fare esperienza e lasciarsi contaminare da ogni ambiente possibile. Tocca città come Lipsia, Berlino e Torino e decide di farsi chiamare definitivamente Yves Tumor registrando i primi lavori in studio tra il 2015 e il 2016.
Dimostra di essere un artista a 360°, capace di fare da producer, suonare i più svariati strumenti e cantare. Il suo stile in ambito musicale si può riassumere con il termine sperimentale, anche se può essere alquanto riduttivo, perché forse nemmeno lui stesso è in grado di descrivere quale sia il suo genere. Dall’approccio caotico e viscerale che possiamo trovare nelle sue prime registrazioni, si passa a un mood ipnotico e frammentario che dimostra sin da subito le sue doti trasformiste, per poi arrivare al recente album “Heaven to a Tortured Mind” in cui emerge un ideale di rockstar totalmente nuovo, in bilico tra pop e glam rock con una buona dose di dionisiaca dissonanza. Nelle sue tracce ci sono elementi noise, parti cantate dalla forte vena sensuale ed emotiva, efficaci linee strumentali R&B e sample sorprendenti, il che al primo ascolto può dare l’idea di folle, ma poi non potrete più farne a meno.
Proprio come raccontano i suoi brani, Yves Tumor concepisce la sua personalità come uno spettro caleidoscopico dalle mille sfaccettature in continua evoluzione e mai del tutto afferrabile. Basti pensare che quando parla di sé stesso utilizza il pronome “they/them“, quasi a rappresentare un’entità dalle molte facce che trova superfluo restare costretta nella sessualità binaria. Anche il suo look appare totalmente gender fluid e camaleontico: un giorno lo si può vedere rasato a zero con abiti mascolini o casual; mentre un’altra volta si palesa in mise più femminili ed eccentriche, con make-up elaborato, spacchi e scollature, stivali platform esagerati e parrucche dai colori fluo che lo descrivono come una versione più spinta dell’alter ego di Tyler, The Creator, IGOR. La moda è per lui un altro mezzo con il quale esprimere la sua creatività e infatti i suoi outfit sono perfettamente allineati con la sua musica. Dimostra una particolare ammirazione per brand come UNDERCOVER, Rick Owens, Bottega Veneta e Charles Jeffrey LOVERBOY e in un’intervista con Michèle Lamy ha confessato di indossare anche prodotti creati da lui stesso.
Tutte queste sue caratteristiche estremamente affascinanti e seducenti da icona di stile hanno prontamente catturato l’interesse del mondo della moda, che ha visto in lui un volto su cui scommettere nell’indissolubile legame tra musica e fashion. Forse qualcuno lo ha notato tra i suggerimenti di Spotify o addirittura non sapeva che si trattasse di un musicista, ma senza ombra di dubbio lo riconosce nel ruolo di modello. Lo abbiamo infatti visto nelle più prestigiose front row delle passerelle, ha intrattenuto gli ospiti a diverse sfilate come un vero performer e ha persino posato per numerose campagne di importanti brand.
Il suo primo approccio con il fashion system risale al 2016, quando dopo averlo visto live a Parigi qualche anno prima, Shayne Oliver lo sceglie per mettere in scena una performance durante il défilé della collezione autunno/inverno di Hood By Air realizzato in occasione della prima edizione di MADE L.A.. Inutile ricordare che a quei tempi HBA era uno dei brand più rivoluzionari, scandalosi e sperimentali della scena, ed è proprio così che è stato anche quell’evento. L’artista infatti suonava in cima a una collina di terra fumante, dimenandosi all’impazzata, combattendo fisicamente con i modelli di tanto in tanto e gemendo al microfono con i più assurdi versi. Intorno si scatenava un capolavoro brutalista di streetwear avant-garde, con silhouette genderless, capi destrutturati e grafiche controverse, che possiamo riassumere con l’outfit indossato dallo stesso Yves Tumor, il quale prevedeva shorts completamente strappati, sospensorio in vista e stivali metallici da cowboy.
Yves Tumor è pieno di energia, i suoi spettacoli sono dannatamente elettrizzanti, molto fisici, con molta interazione con la folla. È perfetto per HBA.
Shayne Oliver
Dopodiché a sceglierlo è nientemeno che Gucci per il progetto #GucciGig del 2019, il quale invitava musicisti e artisti a collaborare per raccontarsi attraverso riprese sul palco e dietro le quinte, illustrazioni e fan art, con un focus particolare nei confronti della linea eyewear. Yves Tumor viene quindi ritratto in un video diretto da Jordan Hemingway, indossando gli occhiali Gucci Aviator ricoperto di vernice e illuminato da una luce giallo-grigia che, in riferimento al disco “Safe in the Hands of Love”, dipinge un’icona della Pop Art in uno scenario che presagisce un’apocalisse. L’apparente durezza dei suoni di sottofondo richiama l’ispirazione cinematografica e incessante dell’LP, tentando di scovare la bellezza nell’oscurità. Inoltre, è stata anche rilasciata un’esclusiva playlist curata dall’artista che prende il titolo di “Music for Dissociating”.
Nel gennaio 2020 è invece il turno di TELFAR, che per annunciare la sua collaborazione con Gap allestisce un evento nello store di Place de l’Opéra a Parigi durante la fashion week, dove recluta una serie di artisti underground tra cui proprio Yves Tumor, con lo scopo di dare vita a una sorta di party super cool. Come sappiamo, il marchio di Telfar Clemens ha eretto le proprie radici sui valori di un’estetica queer e sul supporto di una community inclusiva, il nostro caro Sean Bowie quindi era probabilmente il volto più adatto per rappresentare questo pensiero.
A cogliere più a fondo l’aspetto personale della star è però MOWALOLA che in uno dei suoi fashion film concepiti per unire l’arte e la moda in un metodo di presentazione alternativo sceglie Yves Tumor come attore protagonista. “Silent Madness” è un cortometraggio decisamente disturbante, una sorta di trip allucinogeno nelle tenebre più nascoste del proprio IO, dove il cantante interpreta una versione iper-distorta di sé stesso tramutandosi in un alter ego malvagio con indosso i capi della collezione primavera/estate 2020, caratterizzati da quell’attitudine sexy che bilancia avanguardia e tradizione africana attraverso un pizzico di feticismo per la pelle nera. Il tutto ha luogo nel night club Electrowerkz di Londra, un ambiente estremo dove gli incubi e le pulsioni più recondite vengono a galla tra i partecipanti di un ipnotico rave dalla visuale distorta.
Ma forse l’esempio più eclatante che ha fatto definitivamente conoscere Yves Tumor al mondo è stato quello con Louis Vuitton nella campagna uomo della primavera/estate 2021. Con la collezione “Message in a Bottle”, l’intenzione di Virgil Abloh era di trasmettere un’idea di ritrovata libertà all’insegna dell’inclusività, aprendo le porte a un mondo fantastico dove il concetto di sartoria contemporanea è il mezzo per abbandonare il razionalismo e immaginare l’impossibile attraverso uno sguardo giovane di persone di diversa estrazione. Ecco quindi che Yves Tumor viene immortalato da Tim Walker negli scatti fish-eye con un completo a scacchiera Damier e camicia fucsia, oppure con una vistosa pelliccia multicolor adornata dalle mascotte “Zoooom with Friends” in uno scenario urbano felicemente surreale.
Infine, l’ultimo progetto a cui ha partecipato è quello della nuova collaborazione tra Nike e Matthew M. Williams, dove viene ritratto in una clip mentre trasforma l’allenamento con pesi in un esperimento di resilienza combinando tutte le sue energie. La capsule Series 004 tenta di coinvolge tanto la mente quanto il corpo con una serie di prodotti funzionali che si basano su concentrazione e disciplina tenendo viva la perseveranza per guardare al progresso. Anche in questo possiamo trovare un altro aspetto caratteristico di Yves Tumor, ossia la determinazione nel creare assiduamente mettendo da parte la vita pubblica, considerata oggetto di distrazione.
Non ci sarà da stupirsi se in futuro ritroveremo il nome di Yves Tumor accanto a quelli delle più innovative maison, ma ci sorprenderemo sicuramente davanti a ciò che la sua natura multiforme sarà in grado di presentarci in chissà quali vesti.