“Questo è il potere che musica e moda hanno insieme, hanno la capacità di far esprimere ciò che si è, di farti sentire parte di un movimento, non semplicemente un fan di un artista o di una band” racconta Alessandro Michele. Dita cosparse di anelli, barba e capelli lunghi, jeans e baseball cap: questo è il direttore creativo di Gucci dalla creatività finissima e aggraziata che ha risollevato le sorti della storica casa di moda, creando un “universo Gucci” fatto di una molteplicità di forme espressive tra musica e moda, da Harry Styles ad Achille Lauro.
Dalla sua prima collezione per la maison nel 2015 — messa insieme in una sola settimana dopo l’addio anticipato della ex direttrice creativa Frida Giannini — Alessandro Michele non ha più smesso di rinnovarsi. Ancora oggi, dopo l’uscita della nuova collezione Gucci Aria, la lingua che parlano i suoi vestiti ha caratteristiche uniche e incredibilmente affini a quelle della musica: accessibile, desiderabile e in grado di farti sentire parte di un movimento.
Sempre al centro della discussione intorno a moda, musica e cultura giovanile, Michele è apparso pochi giorni fa tra i creativi dietro alla Issue Zero di The Perfect Magazine, lanciato quest’anno dalla talentosa Katie Grand.
“Notes from the Underground” è un progetto ispirato da “Appunti dal Silenzio”, un diario scritto proprio da Alessandro Michele durante il primo lockdown, e vede una collaborazione tra il direttore musicale di Gucci, Steve Mackey, e il team di Perfect magazine, ponendo Gucci ancora una volta al fianco della scena musicale internazionale. Insieme, hanno stilato una shortlist e hanno messo a disposizione una piattaforma per musicisti e performer che, pur impossibilitati a registrare ed esibirsi, hanno continuato a creare da casa.
Negli anni Michele si è creato una cerchia di muse dal mondo della musica che sono diventate, una dopo l’altra, i volti di Gucci e le icone della vastissima community del brand. Da Achille Lauro, a Billie Eilish — al cui pre-show del concerto streaming ha mostrato il suo progetto Gucci Epilogue — ad icone intramontabili come Iggy Pop e Lana Del Rey.
Questo procedere di Gucci, fianco a fianco con il mondo della musica, parte nel 2015 con Florence Welch di Florence + the Machine che rimane per anni la sua musa ispiratrice dall’animo preraffaellita con lunghi e selvaggi capelli rossi e l’allure di una dea — una Ophelia moderna per cui Michele disegna moltissimi vestiti da concerto.
Jared Leto, dal look quasi gemellare a quello di Alessandro Michele, scrive un altro capitolo di questa storia insieme all’iconica Lana Del Rey, simbolo di un’America malinconica e incredibilmente cool che riecheggia in tutto il mondo, ponendo lei e Gucci in una cornice estetica molto chiara e desiderabile.
Nonostante il coinvolgimento da parte di Gucci di moltissimi artisti, il volto che più incarna il brand negli ultimi anni è quello dell’ex One Direction. Harry Styles è stato parte di svariate campagne pubblicitarie e ha indossato Gucci per ogni suo evento e apparizione, sul palco e sulle copertine di varie riviste. Dagli iconici scatti che lo ritraggono con un maialino nei panni di un personaggio eccentrico e nonchalant per Gucci Tailoring nel 2019, al custom Gucci indossato un mese fa alla 63esima edizione dei Grammys, che lo ha visto nominato per Best Pop Vocal Album e Best Music Video e vincitore per Best Pop Solo Performance.
Il fascino di questo personaggio è chiaro: incarna alla perfezione una generazione. Lo stile-non-stile di Gucci raccoglie immagini dal passato, le rigurgita e le trasforma in suggestioni attuali, eccessive, sul filo del kitsch. Questo accostamento permette di raccontare l’abito e immaginare storie dietro di esso, che vanno oltre al solo vestire. Perché quando si rimane infantili, la relazione con il mondo intorno a sé diventa più spontanea e la visione e rappresentazione di esso più leggera, assimilabile e comprensibile.
“C’è qualcosa di misterioso nella giovinezza” osserva Alessandro Michele a proposito di Harry Styles, “siamo in questo momento in cui tutto sta cambiando ed i giovani lo capiscono istintivamente e ne sono consapevoli. Harry Styles è un mio grande amico, e ha qualcosa di misterioso in lui, è molto semplice ma anche molto complesso. La giovinezza è come un segreto profondo. È molto affascinante per me”.
“Aria” è il titolo del lungometraggio diretto da Floria Sigismondi ma anche il simbolo del nuovo capitolo di Gucci: libero da scadenze stagionali e rapidi ritmi di creazione e produzione. Nell’anno del centenario del brand, Gucci si libera dalle pesanti catene temporali della moda e restituisce ad Alessandro Michele il tempo di cui ha bisogno la sua creatività. L’insolubile legame con la musica però resta e si fa sentire: la colonna sonora della sfilata parla inequivocabilmente del potere della maison con un susseguirsi di canzoni che hanno fatto di Gucci il loro protagonista — da “Gucci Gang” di Lil Pump a “Gucci Flip Flops” di Bhad Bhabie — ribadendo il suo contributo nella cultura pop e nel suo vocabolario.
Da quando Gucci ha fatto sfilare nella collezione Cruise 2018 una giacca con esagerate maniche a palloncino ricoperte dal logo GG come chiaro tributo a Dapper Dan, il marchio si è affiancato al mondo rap e musicale, facendo di Dan il protagonista di una campagna Gucci Tailoring e creando una collezione disegnata proprio da lui nel 2018. Dapper Dan è infatti il designer senza tempo che ha scritto la storia della moda rap con il suo negozio che, negli anni ’80 ad Harlem, produceva lussuosi capi su misura ricoperti di riproduzioni di loghi del lusso per clienti che andavano da LL Cool J, a Salt-N-Pepa, Bobby Brown ed Eric B & Rakim.
Quando ad Ottobre del 2020, Alessandro Michele decide di immortalare A$AP Rocky, Iggy Pop e Tyler, The Creator insieme per la campagna Gucci Tailoring, sta solo portando avanti questo immaginario. Nella campagna che ritrae le tre icone musicali “c’è un’immagine di eccentricità” spiega Michele, “perché loro sono, di fatto, eccentrici, e di divertimento, accompagnati dall’idea di quanto un certo tipo di ossessione per l’apparire possa creare un luogo comune che rimanda a una sorta di fratellanza”. L’ossessione per l’apparire di cui parla non si limita a questi eccentrici personaggi e geni della musica, ma a tutto il ventaglio di personaggi e leggende che sono entrati a far parte della cultura Gucci.
“Non siamo più solo un atelier e non sono solo uno stilista. Gucci ha lo stesso valore di una band pop per molti giovani. Gucci è come Woodstock nell’immaginario comune” ha rivelato il designer in una sua recente intervista spiegando fenomeni come quello di Achille Lauro al Festival di Sanremo nei panni di David Bowie e definendo chiaramente il rapporto d’amore del brand con la musica.