Il successo delle maglie da calcio total black

Dopo le ultime release delle divise che vedremo indossate nel corso degli Europei che stanno per iniziare o di quelle che invece verranno utilizzate la prossima stagione, il 2021 si sta confermando l’anno dell’exploit definitivo delle maglie di calcio total black. Gli annunci più clamorosi, quelli che hanno attirato maggiormente l’attenzione di collezionisti e semplici appassionati, riguardano la nuova maglia away della Germania (un kit che è stato già sfoggiato in occasione dell’amichevole di marzo contro l’Islanda e anche dalla selezione Under 21 agli Europei di categoria) e la special edition della Nazionale inglese, anche se si tratta solamente di un remake celebrativo e non di una maglia da gioco. Senza bisogno di aspettare le prossime uscite, è proprio questa maglia ad avere certificato il successo del trend delle maglie nere, proprio perché il nero è stato scelto nonostante l’assenza di un vero collegamento con la storia e la tradizione cromatica della divisa della Nazionale dei Tre Leoni, e nello stesso tempo con la certezza che avrebbe comunque guadagnato l’approvazione del pubblico.

Esclusa la piccola grande eccezione degli All Blacks, i neozelandesi del rugby che hanno portato le rappresentative nazionali a vestire il nero anche negli altri sport, le maglie nere sono quasi sempre state una rarità nel mondo del calcio, anche perché spesso il loro utilizzo è stato espressamente proibito dai regolamenti per evitare confusione con le casacche degli arbitri. Per fare qualche esempio, vanno citati i sudafricani dell’Orlando Pirates o i brasiliani del Vasco da Gama, anche se in questo caso il nero è stato sempre spezzato da una grossa banda trasversale bianca. Un altro è quello del Casale: la squadra piemontese Campione d’Italia nel 1914 scelse di indossare una maglia interamente nera per contrapporsi ai rivali della Pro Vercelli, ma con un unico segno di riconoscimento, una grossa stella a cinque punte posta sulla parte sinistra del petto che continua a far parte dell’estetica del Casale ancora oggi, anche se il club piemontese milita nelle serie dilettantistiche.

Volendo provare a individuare i momenti più significativi che hanno contribuito al recente boom delle maglie total black o delle cosiddette blackout, uno è probabilmente stato il ritorno del nero sulle divise del Real Madrid e per la precisione su quelle disegnate da Yohji Yamamoto, adottate come third kit nella stagione 2014/2015 e poi nuovamente rispolverate a fine 2020 in occasione del recente progetto di adidas con Human Race. Un altro turning point molto importante, se non quello più significativo di tutti, è stato il lancio del blackout kit dell’AIK Solna, a inizio 2018: la maglia Nike che riprendeva una divisa indossata i primi del Novecento dai calciatori svedesi è subito diventata una maglia cult, poi replicata anche nelle stagioni successive grazie a delle casacche simili, sempre con lo sfondo nero ma con la presenza di minimi dettagli in giallo. 

Talvolta la scelta di optare per una colorazione così scura fu obbligata, come nel caso della maglia europea della Lazio, stagione 2015/2016: visto il divieto di sfoggiare in maniera evidente l’aquila simbolo della “maglia bandiera”, fu deciso di utilizzare un “tono su tono” che rese quella versione una reliquia, anche se venne utilizzata pochissimo. In molti altri casi invece la scelta di osare con una maglia tutta nera fu dettata proprio dalla consapevolezza che, vista la sua residualità e la previsione di uno scarso utilizzo (solamente come maglie di riserva, quindi senza il rischio di fare adirare i tifosi più conservatori), poteva comunque diventare una facile occasione per tentare il successo, anche in termini di vendite.

La Bundesliga è probabilmente il palcoscenico dove le total black si sono viste più spesso e in maniera più concentrata. Qualcuno ricorderà di certo il clamore che seguì il lancio della limited edition camouflage dello Stoccarda, nel 2017, anche se lo stesso club tedesco è stato storicamente abituato a indossare kit interamente o prevalentemente neri, così come Bayer Leverkusen, Friburgo, Fortuna Düsseldorf, Borussia Mönchengladbach, Eintracht Francoforte e anche Red Bull Lipsia. Risale a tempi ancora più recenti invece il kit total black del Borussia Dortmund, che nel corso della stagione 2019/2020 realizzò uno dei più stupefacenti completi da gioco degli ultimi anni, pensato in onore alla tradizione industriale della regione della Ruhr e capace di oscurare quasi del tutto gli sponsor tecnici presenti sul petto e perfino lo stemma sociale.

Dall’Auxerre al San Lorenzo, dal Padova al Liverpool, dal Lincoln City al Nantes, dall’Inter al Chelsea, negli ultimi anni la produzione di maglie total black ha continuato la sua proliferazione riguardando una serie di club che, oltre a essere legati a fornitori tecnici differenti, sono sempre stati assolutamente estranei a questa colorazione. A questo punto è doveroso inquadrare questa tendenza come un fenomeno contemporaneo e puramente legato alla percezione della maglia da gioco come fashion item, che piace e che vende molto: tra l’altro il nero è stato scelto sempre più spesso come colore di riferimento anche da alcuni collettivi attivi sulla scena italiana e non (la football crew amatoriale di Calcetto Eleganza o la squadra americana immaginaria dell’Asbury Park Football Club) e anche da alcuni brand di moda che si sono avvicinati al mondo del calcio, basti pensare alla recente collezione di 424 con l’Arsenal.

Quello delle total black jersey è un argomento interessante e sarebbe stimolante vedere come questo trend si svilupperà. Credo che dopo che molte squadre avranno già creato le loro “blackout jersey” queste perderanno la loro unicità. La mia preferita è ancora oggi quella che Umbro creò per i New York Cosmos. Una bella storia.

Angelo Trofa, jersey designer

Volendo essere ancora più specifici, la combinazione che ha avuto più successo è stata quella black&gold, un accoppiamento che nelle ultime stagioni ha riguardato, tra i tanti, anche club come Los Angeles FC, Standard Liegi, Everton, West Ham, Maccabi Tel Aviv, Corinthians e Kaizer Chiefs ma anche squadre più blasonate come Juventus, Barcellona, Ajax, Manchester City e Bayern Monaco, che ha da pochi giorni presentato un inedito kit per la stagione 2021/2022 apparentemente privo di collegamenti con le origini bavaresi e che invece trae ispirazione dal famoso Münchner Kindl.

La combinazione di nero e oro accomuna Bayern Monaco, Barcellona, Ajax e Kaizer Chiefs

Analizzando attentamente questo trend, non va dimenticato che è stato anche spesso associato a iniziative di tutt’altra matrice: nel 2019 sette club della massima serie danese sponsorizzati da Hummel (AGF, Horsens, SonderjyskE, Brøndby, Aab, Odense e Vejle) hanno indossato degli speciali kit realizzati in occasione della campagna “Knæk Cancer”, per la lotta contro il cancro, mentre in seguito il nero è stato l’assoluto protagonista di alcune attività legate al movimento Black Lives Matter, come successo qualche mese fa con il drop di otto franchigie di MLS e USL o ancora con quello organizzato dal Parma, che appena una manciata di settimane fa dalla fine della stagione di A aveva scelto di utilizzare il nero per portare sui campi da gioco il tema dell’uguaglianza razziale e dare un segnale, seppur simbolico, a favore della lotta contro le discriminazioni.

La maglia total black tono su tono prodotta da Erreà e utilizzata dal Parma in occasione della recente sfida contro il Sassuolo

In questa panoramica non abbiamo volutamente citato tantissime altre squadre che usano da sempre il nero come colore alternativo e che dunque non avrebbero aiutato a comprendere l’eccezionalità di questa tendenza così contemporanea, che però è destinata a restare viva ancora a lungo. A questo punto è lecito domandarsi quando e come finirà questa moda, e soprattutto per quanto tempo ancora la scelta di utilizzare il nero potrà stupire e sorprendere. Perché anche se inevitabilmente il total black continuerà ad essere scelto per la sua neutralità e per la sua innata caratteristica di stare bene con tutto, c’è da aspettarsi che altre influenze stilistiche possano interrompere o quantomeno raffreddare questo fenomeno globale.