La notizia era nell’aria già da mesi, ma è stata ufficiosamente confermata pochi giorni fa anche dal vice-presidente Marco Tronchetti Provera: pur non interrompendo la partnership, dalla prossima stagione Pirelli non sarà più lo sponsor di maglia dell’Inter dopo oltre 25 anni. Si tratta di un cambiamento non indifferente nell’immaginario generale dei tifosi nerazzurri ma anche di tanti giovani che sono letteralmente nati e cresciuti nell’era Pirelli e non hanno mai visto altri marchi abbinati alla maglia dell’Inter. Quello tra la multinazionale italiana leader nella produzione di pneumatici e il club milanese è un rapporto che ha coinvolto e accomunato generazioni differenti e che, in virtù della firma che risale precisamente al 14 luglio del 1995, era diventato uno dei più longevi nell’universo calcistico europeo.
Alla fine di questa stagione sportiva, dunque, lo scettro di sponsorizzazione più duratura di una squadra di calcio rimarrà a Volkswagen, il cui logo appare sulle maglie del Wolfsburg dal 1992, seppur con una breve interruzione a cavallo tra il 2010 e il 2011 e l’utilizzo di versioni differenti: il celebre stemma VW talvolta è stato sostituito dai nomi di alcuni modelli d’auto come GTI, Tiguan, Polo, UP! e Golf. Nel frattempo il club tedesco ha cambiato cinque sponsor tecnici: adidas, PUMA, Reusch, Nike e Kappa. Nel panorama europeo ci sono diverse situazioni simili: in Spagna, un’altra casa automobilistica, Citroën, ha affiancato dal 1985 al 2016 il Celta Vigo per via delle numerose fabbriche che sorgono in prossimità della città della Galizia. Nello stesso anno si è interrotto un altro sodalizio che sembrava indissolubile, quello tra PSV Eindhoven e Philips: sebbene il rapporto di sponsorizzazione tra il brand olandese leader nel settore dell’elettronica e la squadra fondata proprio da alcuni operai nel 1913 continuerà ancora, la scritta PHILIPS non comparirà più sul petto dei Boeren, ma solamente sulle maniche. Anche questa è stata una rivoluzione non da poco, che ha contribuito a modificare la fisionomia della maglia indossata dai giocatori del club olandese per 34 stagioni consecutive, ricche di successi nazionali ed europei.
Al netto dei colori sociali e dei diversi template utilizzati anno dopo anno, alcuni sponsor sono diventati dei fortissimi tratti distintivi delle maglie da calcio, altri sono diventati riconducibili a un determinato trionfo o a un periodo storico particolare, altri ancora semplicemente dei catalizzatori di ricordi. Per fare qualche esempio, è praticamente impossibile non associare i trionfi dell’Ajax degli anni ‘90 alla scritta (oltretutto verticale) ABN-AMRO, la banca olandese partner dei lancieri dal 1991 al 2008; oppure come non collegare la gloriosa era di Sir Alex Ferguson al Manchester United alle maglie Sharp, jersey sponsor dei Red Devils dal 1982 al 2000. Molto spesso il legame si mantiene così a lungo perché è di natura geografica e professionale: tra le sponsorizzazioni di lunga data ancora in corso pensiamo a quella tra il marchio danese Carlsberg e il Copenhagen FC, attivo dal 1999 così come quello tra il gruppo francese Synergie e il Nantes FC, la squadra della città dove è stato fondato. Nel calcio italiano, invece, il rapporto più resistente è quello tra il Sassuolo e MAPEI, l’azienda locale che è stata legata ai kit del club neroverde dal 1988 al 1991 e poi nuovamente dal 2002.
I casi Philips-PSV e MAPEI-Sassuolo sono quelli che si avvicinano maggiormente alle dinamiche tra Volkswagen e Wolfsburg: sia il club di Bundesliga che la città della Bassa Sassonia devono infatti la loro esistenza alla fabbrica di automobili voluta da Adolf Hitler alla fine degli anni ‘30. Oggi il Volkswagen Group (che comprende anche Audi, SEAT, Škoda, Bentley, Bugatti, Lamborghini, Porsche, Ducati Scania AB e MAN) è il più produttivo del mondo e il calcio è diventato un business non indifferente, visto che Volkswagen prima del Dieselgate era arrivato a sponsorizzare, direttamente e non, ben 20 delle 36 squadre della prima e seconda divisione tedesca (e anche DC United in MLS e Malmö FF), possedendo anche quote importanti nel Bayern Monaco e nell’Ingolstadt. Ma il VfL (Verein für Leibesübungen) Wolfsburg, fondato nel 1945, è interamente di proprietà dell’azienda automobilistica in deroga alla celebre regola del 50+1 che contraddistingue i club tedeschi: in Bundesliga dal 1997, nel 2009 ha vinto il suo primo e unico scudetto e recentemente ha disputato parecchie stagioni in Europa, potendosi permettere giocatori di livello internazionale come Kevin De Bruyne, Edin Džeko e Mario Mandžukić. Oggi gioca nella Volkswagen Arena, costruita appositamente e inaugurata nel 2002, e può beneficiare dei successi della squadra femminile, che ha vinto due volte consecutive la Champions League nel 2013 e nel 2014, sfiorandola in altre occasioni.
Durante il lungo connubio tra il club teutonico e la nota casa automobilistica si sono avvicendati ben cinque sponsor tecnici (adidas, Reusch, PUMA, Kappa e Nike) e la maglia del Wolfsburg ha spesso cambiato design, senza però abbandonare mai il colore verde utilizzato per la casacca Home. Semmai è stato il logo della Volkswagen a modificare la propria forma e la colorazione di fondo, come successo recentemente per celebrare l’integrazione delle figure LGBTQ+ nel mondo di oggi. Un’innovazione abbastanza recente che si è già ripetuta più volte, invece, è quella della grande X stilizzata utilizzata per riempire la parte frontale della maglia, quasi a voler creare un’affinità geometrica proprio con lo stemma VW posto in posizione centrale. Sperimentato già in occasione dell’esordio di PUMA, nel 2014, questo dettaglio è stato nuovamente applicato nelle ultime due stagioni e ufficialmente simboleggia due raggi laser luminosi e precisi come l’ingegneria tedesca.