Era il 2022 quando per prima Milano introduceva la “più grande ztl d’Italia” – meglio conosciuta come Area B – facendo da apripista nell’introduzione di norme sempre più restrittive per la circolazione delle auto private, soprattutto le più vecchie. Gli seguì l’introduzione del limite di 30 km/h nei centri urbani, pensato per ridurre il numero di incidenti e favorire una mobilità più lenta nelle città, di cui invece Bologna è stata apripista in Italia, a seguito di diversi modelli europei concepiti per ripensare la città contemporanea in un’ottica più vivibile e meno impattante per l’ambiente.
Poi, i recenti divieti di fumo in luoghi pubblici all’aperto che hanno coinvolto le città di Torino e Milano, con l’obiettivo, progressivo, di diventare città quasi totalmente “smoke free”. In ultimo, il divieto di bere o mangiare cibo d’asporto dopo mezzanotte, proposto in queste settimane in consiglio comunale dal sindaco di Milano e ancora in fase di approvazione.
Negli ultimi tempi l’impressione è che divieti e limitazioni di ogni genere siano sempre più abituali. Alcuni di questi altamente inaspettati, numerosi orientati a limitare i giovani e le loro abitudini. Si tratta per la maggior parte di ordinanze comunali, dunque valide solamente per i rispettivi comuni, già in vigore in alcune delle principali città italiane e che progressivamente si vanno via via allargandosi anche a realtà minori. A livello nazionale invece, nella stessa direzione andava il discusso decreto “anti-rave”, che il governo aveva emanato nel dicembre 2022 contro l’occupazione abusiva e l’organizzazione di raduni non autorizzati.
Oggi più di 4 miliardi di persone vivono nelle città, ovvero il 60% della popolazione globale. Il trend è in rapida ascesa: le previsioni sostengono che nel 2100, l’84% dei 10,8 miliardi di persone stimate nel mondo vivrà nelle città. Questo dato, unito al problema sempre più ingente del sovraffollamento turistico, il cosiddetto overtourism – nel 2023 il 70% degli stranieri in Italia si è concentrata sull’1% del territorio -, sta segnando molte delle nuove disposizioni legislative recentemente emanate.
L’introduzione di un biglietto di accesso a pagamento nella città di Venezia è a tal proposito l’ultimo tentativo dell’amministrazione comunale di arginare un turismo in forte espansione e di difficile controllo, in cui gli equilibri fra residenti, turisti e contesto cittadino appaiono molto fragili, minacciati, a Venezia ma non solo, da dinamiche gentrificatorie che rischiano sempre più di espellere gli abitanti storici delle città stesse.
Ma i provvedimenti in questione sono realmente soluzioni efficaci nel contrastare i problemi di cui si fanno risolutori?
Se da un lato gli obiettivi delle normative sono tanto ambiziosi quanto alle volte necessari, dall’altro spesso si tende a semplificare eccessivamente settori e dinamiche sociali molto ampi e complessi, che si tratti di clima, giovani, turismo o movida.