Massimo Pericolo arriva sul set di Milano Sud con un discreto ritardo, i ragazzi hanno forato una gomma venendo verso lo studio e quando finalmente varca la porta ognuno è al suo posto. C’è la stylist, la make-up artist, il videomaker, tutti si fermano e Massimo, in imbarazzo, si scusa con un sorriso sedendosi subito per farsi truccare.
Lo shooting che abbiamo pensato per lui è lontano da quelli che gli abbiamo visto fare fino a questo momento. Lo stand degli outfit è coloratissimo tanto da attirare l’attenzione anche da lontano, e un completo verde acqua spicca affiancato a una vestaglia d’alta moda. Sul set ci sono gatti, pesci, polpi.
Più tardi, quando ci sediamo allo stesso tavolo per l’intervista, la prima cosa di cui si parla è proprio questa. “Lo shooting? Mi è piaciuto di brutto, ho fatto delle cose che non potrei fare tutti i giorni, vestiti che forse non metterei mai ma allo stesso tempo ero davvero gasato. È il contesto in cui posso permettermi di esagerare, no? Mi sono divertito”.
Dopo aver scherzato sul costo folle dei gatti a noleggio e di quanti soldi guadagneremmo aprendo un’agenzia di gatti-attori iniziamo in un clima più che rilassato a parlare del disco: “Il pezzo con cui ho scelto di presentare l’album è “BUGIE”. So che magari non ha le caratteristiche del classico estratto che anticipa un disco, ma perché quelle non ce le ho ancora nemmeno io. Per come ho fatto musica fino ad ora non mi sono mai messo in condizione di fare un pezzo da radio, non che ci aspiri”, continua “ma tra tutti i brani che avevo pronti “BUGIE” mi sembrava quello più trasversale: si parlava di me, sì, ma anche una persona con una vita completamente diversa dalla mia poteva immedesimarsi. Magari non era il pezzo perfetto, ma era il pezzo per tutti”.
BUGIE è uscita, quando l’ho scritta ho pensato a me e a tutti quelli che si sentono in trappola in questa vita, in una famiglia a pezzi, in una cella o in casa propria o semplicemente in se stessi.
Massimo Pericolo su Instagram
Massimo ci tiene a fare le cose bene e farle a modo suo, e questa caratteristica si è estesa, tra le altre cose, anche alla promo di “SOLO TUTTO”. Ultimamente il modo in cui vediamo comunicati i progetti in arrivo è sempre più o meno lo stesso: annuncio dei featuring su Instagram rivelati giorno per giorno, poi la tracklist, rilasciata poco prima della data di pubblicazione, e in ultimo la cover. Vane (Massimo Pericolo ndr) ha fatto tutto al contrario, confermando un uso alternativo dei social già palesato nel tempo.
“Ho preferito presentare i temi di cui parla il disco, piuttosto che le collaborazioni, anche perché sono più quelli dei featuring (ride ndr). A parte tutto, essendo un lavoro, sono cose che studio, ci ho pensato.” In questi giorni, infatti, Massimo ha condiviso diversi post su Instagram e ognuno di questi annunciava un macro argomento presente in “SOLO TUTTO”: la provincia, la depressione, l’amore, il successo, la fama. Proprio della fama abbiamo parlato insieme.
“Con il successo non è cambiato il modo in cui magari mi proteggo dagli altri; anche prima, se uno aveva bisogno ti cercava e tu dovevi essere capace di capirlo. Non è cambiato neanche il fatto che le persone che conosco sono le stesse che conoscevo prima. Quello che è cambiato? Qualcuno mi ferma e mi chiede la foto, altri mi scrivono in direct cercando una specie di supporto morale da me, li aiuto come posso, nei limiti di quello che puoi aiutare qualcuno che non conosci”. Qui si apre un argomento molto delicato per chi è famoso, ovvero il rapporto personale con i fan: “Le persone hanno magari la convinzione di conoscermi, ma non conosci qualcuno solo perché è un personaggio pubblico. Ascoltano le mie canzoni, le mie esperienze e automaticamente pensano di sapere delle cose di me, ma soprattutto che, di riflesso, io conosca delle cose di loro, ma non è così”.
Massimo, che si accorge di avere la nostra totale attenzione, si spiega meglio: “Secondo me si instaura questo meccanismo di convinzioni reciproche, e lo capisco: non è che un fan non sa davvero di me perché è uno stronzo, ma semplicemente perché non abbiamo vissuto nulla assieme. Questo ingranaggio confonde un po’ me e un po’ gli altri, ma credo faccia parte del pacchetto”.
Il concetto della non conoscenza, intesa in questo modo, è un discorso che con Vane emerge in un certo senso anche quando gli chiediamo delle sue adoratissime orecchie da gatto. Le orecchie servono per abbattere le barriere dei preconcetti. Per Massimo non esistono solo persone buone o cattive, aggressive o calme, musica giusta per lui e musica che invece non lo è. Contenitori in cui devi stare dentro adattandoti a una sola caratteristica o aspettativa.
Capisco la contrapposizione che c’è tra la mia musica e la mia estetica e a me piace. Cazzo ne so, tipo il fatto che mi alleno così tanto e voglio diventare enorme. Un giorno farò la foto e sarò gigante, sarò 50 Cent ma con le orecchie da gatto.
Massimo Pericolo ad Outump
Le emozioni, i sentimenti che mutano, l’importanza del poter essere se stessi e di cambiare sono tutte necessità che emergono a pieno in “SOLO TUTTO”. Massimo mette in luce aspetti diversissimi della sua persona, sia in termini artistici che personali. Le tracce si differenziano, la scrittura si differenzia, creando un’armonia-disarmonia di cui non cambieresti una nota. “Ci sono pezzi in cui parlo di recupero crediti, pezzi in cui parlo di una storia d’amore che fa piangere. È come se io facessi solo “7 Miliardi” perché sono sempre incazzato, oppure che mi imponessi da solo che, visto che ho fatto “7 Miliardi”, allora durante le interviste devo fare lo stronzo. No. Una persona può provare una cosa in un momento e poi sentirsi diversamente dopo”.
Vane è davvero fedele a quello che dice e si interessa ad attimi di vita anche piccolissimi ma pieni di significato, come dimostrano i singoli “AIRFORCE” e “FUMO”. Nel primo si parla di una storia d’amore nata su un treno, la seconda è una regolazione di conti per spaccio. Ciò che rende particolari entrambi i pezzi è il modo in cui vengono raccontanti: la narrazione procede passo a passo, quasi come fossero copioni di rappresentazioni teatrali, raccontando nel dettaglio anche un solo quarto d’ora.
“In questi pezzi c’è stata una mia, diciamo, furbizia nel decidere di mescolare in un certo modo realtà e fantasia. È tutto reale quello che scrivo, sono tutte esperienze mie, ma magari uniscono momenti di vita diversi o accaduti in modo leggermente differente. La ragazza di “AIRFORCE” l’ho incontrata in un bar, non su un treno, il giorno che a 17 anni me ne sono andato di casa. Ma sui regionali ci stavo parecchio quell’anno perché non avevo ancora una casa mia e lì stavo al caldo, quindi ho immaginato che quell’incontro fosse accaduto in uno di quei viaggi”. Lo stesso tipo di interpretazione serve per capire “FUMO” perché “è ovvio che il finale fosse evocativo, non sono morto, ma in funzione della storia aveva senso fosse così”.
In “AIRFORCE” ho immaginato che quella ragazza venisse dalla mia stessa situazione, nel testo dico “la mamma è diversa ma la realtà è la stessa” proprio per questo. Volevo che anche le ragazze potessero immedesimarsi perché questo succede poco, sono abituato a scrivere da un punto di vista maschile.
Massimo Pericolo ad Outpump
Come ha detto lui stesso, Massimo Pericolo è andato via di casa molto presto e di case ne ha avute tante. È nato a Gallarate e ha vissuto la sua infanzia a Catania, ma se dovesse scegliere un luogo di appartenenza sarebbe Brebbia. Lì ha i nonni, quelli che tra tutti considera i suoi affetti più stabili, e gli amici. “A Brebbia ho passato il periodo forse più formativo della vita, no? Dai 18 ai 26 ho vissuto lì, ci ho preso casa, fatto esperienze”.
Proprio Brebbia è il posto in cui ha riportato tutti noi per il video di “Bugie”. Nel corto realizzato per accompagnare la canzone, Massimo ha deciso di raccontare la sua storia dalla finestra di una cucina, e non una cucina qualsiasi. Per l’occasione, infatti, Vane è tornato esattamente nel suo vecchio condominio, facendo svolgere le varie vicende del video proprio tra le mura che negli anni hanno ascoltato a attutito le sue esperienze.
Ascoltando questi brani, come altri presenti nel disco, l’impressione generale è che in “SOLO TUTTO” ci sia stata da parte di Vane la scelta di aprire delle porte più personali, ma lui non la considera una decisione, quanto piuttosto una necessità. Aveva bisogno di scrivere di certe cose, di parlare di determinati argomenti. Cita sua madre, il padre, il fratello, lo spaccio, gli amici ma avvertendo solo il limite e non il pericolo di tutto questo. “Non ho mai pensato onestamente a questa profondità di argomenti, forse la notate più voi che il disco lo ascoltate. Ho detto solo quello che mi sentivo di dire, conoscendo il confine: so che certe cose della famiglia non vanno dette, come so che non devo parlare con una determinata accuratezza dei reati”.
Se potessi o non potessi aprirmi in questo disco è una cosa a cui non ho pensato, voglio dire delle cose come se non le stesse ascoltando nessuno o come se le stesse ascoltando il mondo intero.
Massimo Pericolo ad Outpump
Continuando a discutere dei singoli contenuti in “SOLO TUTTO” finiamo a parlare anche di “DEBITI”. Nella traccia Vane si fa un lungo elenco di domande, tra cui una in particolare che ci ha colpiti e intrappolati senza risposte: “A cosa serve la droga la prima volta?”, quando rigiriamo la domanda a Massimo scopriamo che questo per lui è quasi un vaso di Pandora, in cui dentro ci sono un milione di cose. “La domanda che mi faccio io è che bisogno se ne senta la prima volta”.
“Non hai dipendenza da una sostanza, non è il tuo corpo che ne chiede altra perché non la conosce. Se cerco di capire il motivo per cui ci si droghi la prima volta credo sia perché c’è un vuoto diverso da colmare. Non è astinenza da una sostanza, ma dall’amore o dallo svago. Hai già bisogno di quella cosa. La tossicodipendenza si è portata via una mia amica, ma so che il problema non era quello. La tossicodipendenza è l’effetto collaterale di un certo tipo di vita, non il contrario”, e la denuncia sembra risiedere proprio in questo.
La visione personale che Vane ha delle cose che gli succedono e che succedono alle persone intorno a lui trova sempre mezzo di espressione nella musica, e in questo senso è un perfezionista della comunicazione. Massimo Pericolo è sceneggiatore di molti dei suoi video, ovviamente scrive i testi e tiene in maniera viscerale al fatto che vengano capiti, come ha ribadito anche al momento dell’uscita di “Moonlight Popolare”, il brano realizzato a quattro mani con Mahmood.
Parlando di questo singolo che ha conquistato amanti del rap e amanti del pop in egual modo, abbiamo introdotto un’altra caratteristica particolare di “SOLO TUTTO”: i featuring. Quello che risulta evidente fin dal primo ascolto dei brani è che gli artisti siano stati scelti perché adatti a completare i pezzi sui quali sono intervenuti. Non c’è una scelta preponderante di marketing né di convenienza. La priorità, di nuovo, è comunicativa.
Madame, J Lord, Salmo e Venerus sono gli unici ospiti del progetto che Vane ha portato con sé e ce lo dice con una punta di amarezza. “Per me un featuring nasce o da una necessità, cioè che ho scritto le mie rime per un determinato brano e non so come renderlo più bello o completo da solo, o perché mi trovo in studio con qualcuno e la musica nasce spontaneamente stando assieme”, continua “questa seconda parte purtroppo con il COVID si è annullata ed è ricaduta anche sulle collaborazioni del disco: neanche un’artista l’ho beccato di persona. È stato strano. Ma sono ugualmente molto contento delle scelte e dei risultati”.
Il vero tempo dei featuring arriverà quando sarà bello farli, non ora che ognuno registra la sua strofa senza vedersi o bere una birra assieme con il microfono e lo stereo. Lì può sempre nascere un’idea.
Massimo Pericolo ad Outpump
Riguardo al COVID, Massimo si è trovato davanti alla scelta che hanno dovuto affrontare in qualche modo tutti gli artisti. Cosa vuol dire uscire con un album come questo durante una pandemia globale, senza poterlo suonare live? “Ovviamente non è il massimo ma dovevo pubblicarlo per forza ora: il mio stile di vita è cambiato e sta cambiando, non potevo fare uscire un album con queste tematiche tra due anni.”
Per me “SOLO TUTTO” rappresenta un po’ un cerchio che si chiude. Dopo potrò provare a vivere la mia nuova vita e scrivere di quella.
Massimo Pericolo ad Outpump
Dopo i featuring, c’è un altro aspetto sul quale è normale soffermarsi quando si analizza un album, ovvero il titolo. Nel caso di Massimo Pericolo e di “SOLO TUTTO” c’è qualcosa di interessante sia dietro il nome del disco sia dietro i nomi scelti per ogni singola traccia. “SOLO TUTTO” è il raggiungimento solamente di tutto quello che hanno gli altri e che prima lui non aveva. “In realtà il titolo mi è venuto in mente ascoltando l’ultimo pezzo del disco in cui dico Sei solo tu-tu-tu…poi l’ho storpiato in sei solo tutto, sembrava una cosa molto alla Coez (ride ndr), sai una di quelle dichiarazioni che fai a una tipa e lei si innamora subito? Sei solo tutto.” Superato il primo impatto, però, il titolo si adattava bene a rappresentare anche esigenze più profonde.
Ci ho pensato un po’ e “SOLO TUTTO” alla fine era il concetto di voglio solo una vita decente. Puntare ad una vita decente, desiderare qualcosa e arrivarci è un diritto di tutti, e non era impossibile. Ti dicono solo di volare basso e invece no, hai il diritto di desiderare quello che vuoi.
Massimo Pericolo ad Outpump
Nell’analisi, i titoli di alcuni brani ci hanno lasciati perplessi: “TROIA”, “CAZZO CULO”, “SOLO SEX”, nessuno di questi potrebbe essere scritto a caratteri cubitali sui giornali, né essere facilmente annunciato da uno speaker radiofonico: “Ecco ora TROIA su Radio Capital, il nuovo singolo di Massimo Pericolo”, no, ma la cosa più bella è che a lui sembra non interessare affatto. Il focus è altrove.
“Tendo a semplificare, le cose semplici mi piacciono. Nel titolo non voglio spiegarti il pezzo: come una frase del brano dovrà riuscire a colpirti nella sua semplicità, la stessa cosa prima deve farla il titolo, e questa cosa funziona. “CAZZO CULO” è già diventato un meme e nessuno l’ha ancora sentita (ride ndr). E continua facendo sorridere tutti. “Però sì, la priorità è che ti colpiscano, anche la cosa di scriverli in maiuscolo è in funzione di questo. L’ho vista fare a 6ix9in e mi ha colpito, ora so che tutti diranno ti piace 6ix9ine che è un infame ma non mi frega un cazzo, con quel disco ha spaccato ed era prima di tutto il resto (ride ndr).”
L’esigenza che ha un titolo non è la stessa che ha un pezzo. Se ti aspetti il titolo poetico perchè sono un artista poetico stai sbagliando. Sono due cose diverse. Voglio azzeccare il pezzo e poi azzeccare il titolo. Voglio azzeccare tutto.
Massimo Pericolo ad Outpump
Mentre Massimo risponde alle domande siamo in ufficio, sono già passate le otto di sera e stiamo aspettando che consegnino un attesissimo ramen, lui è a dieta e quando gli abbiamo proposto di cenare assieme si è immediatamente preoccupato di cosa avremmo cercato di fargli mangiare. La cura del corpo è una cosa a cui Vane tiene, ma mentre ne parliamo quasi per scherzo viene fuori che per lui è più di tutto una questione di equilibrio.
In un rap-game in cui siamo abituati a vedere gli artisti allenarsi per farlo vedere su Instagram, questo ci interessa parecchio. “Mi ci sono avvicinato da bambino perché mi affascinavano gli sport di combattimento. All’inizio non sapevo neanche bene cosa fosse ma con anni di pratica ho imparato la gratificazione della disciplina”. Vane ci dice che si alza alle 6:00 di mattina tutti i giorni e che ha una routine a cui si attiene con attenzione. Quello che sta cercando di spiegarci, in generale, è un concetto che centra con la dedizione.
Tenermi in forma sì, mi permette di sentirmi a mio agio in uno shooting come quello di oggi per esempio, ma mi interessa molto di più il concetto di forma fisica che sta dietro al Kung Fu. Kung Fu, letteralmente, vuol dire un grande risultato grazie a un grande lavoro. Rappresenta una forma di equilibrio che invece non c’è nel lavoro che faccio ma che poi posso applicare anche lì.
Massimo Pericolo ad Outpump
Le prime volte che l’abbiamo sentito parlare della sua routine giornaliera è stato su Twitch nel suo spazio “MPTV”, aka Massimo Pericolo TV, programma che ha messo in luce parti di lui completamente diverse da quelle che eravamo abituati a vedere. Grazie a questa dimensione personale e casalinga, a cui Vane ha dato accesso, abbiamo scoperto che ha una vera e propria passione per i dinosauri e il suo mito da bambino era Cecchi Paone, cosa che ha fatto sorridere mezza Italia, ma non solo.
“Su Twitch sono a mio agio e a disagio contemporaneamente, non è esattamente il mio pane: sono più per i concerti, farmi incoraggiare e incoraggiare la gente dal vivo, per questo sono a disagio sullo schermo. Allo stesso tempo sono invece a mio agio perché mi diverto e mi impegno in qualcosa che di norma mi imbarazza, tipo la cucina. Sono più sicuro di me quando faccio musica, ma è un compromesso che in un periodo come quello che stiamo vivendo ha senso”.
Durante le sue dirette l’abbiamo visto spesso accompagnato da quelli che sono i suoi amici di sangue. “Per me l’amicizia è sempre stata un’alternativa alla famiglia. In ogni famiglia c’è quello che studia, quello che fa i casini, il papà più severo e la mamma più gentile, no? I miei amici sono così, tutti diversi: ci sono quelli che non si espongono e non hanno manco Instagram, o quelli con cui ho fatto musica assieme, come Carlo e Bolo, o che mi hanno supportato permettendomi di registrare o di avere un beat senza mai chiedermi di pagare, come Olli e Rubo prima e Phra Crookers dopo.”
Ho amicizie molto diverse, tutte mi hanno arricchito tanto e mi hanno reso anche una persona più complessa, nonostante io magari sia legato a un ambiente in particolare, ma non sono lo stereotipo né della strada né del pigiama su Twitch.
Massimo Pericolo ad Outpump